Fra pesticidi, plastiche, scarichi di fabbriche e depuratori che non funzionano le nostre acque sono in pericolo. Decine e decine di veleni distruggono ambiente, fauna e flora immerse ma è minacciata soprattutto la nostra salute. La politica dorme su questi argomenti, da anni. Il futuro si prospetta nero. Come i liquami scaricati nei fiumi.
Roma – Inquinamento: facciamo… acqua da tutte le parti! Che l’inquinamento sia diventato il problema principale delle società industrializzate è un fatto acclarato. Un’indagine dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha diffuso dati inquietanti sullo stato di salute delle acque italiane. Infatti su 16962 prelievi effettuati in 4775 punti di altrettanti corsi d’acqua, sono state riscontrate ben 299 sostanze inquinanti su 426 analizzate. Gli insetticidi sono presenti in quantità maggiore rispetto ad altri veleni.
Queste sostanze sono dannose per l’ambiente, l’uomo, la flora e la fauna al punto che anche in piccole dosi provocano effetti nocivi e irrimediabili. A queste già spiacevoli presenze, se ne aggiungono altre, tra cui: metalli pesanti, microplastiche, antibiotici e miscele chimiche varie, che rappresentano un’ulteriore criticità. Il ruolo dell’agricoltura è, ahimè, decisivo in questo flagello per l’uso intensivo di erbicidi, fungicidi ed altre schifezze. Per cercare di offrire una soluzione a questo grave problema pare che ci siano tre soluzioni.
Innanzitutto, Somiro, un progetto di ricerca per lo sviluppo del primo millirobot nuotatore, capace di diminuire l’impatto ambientale dell’impronta carbonica in agricoltura e utile per l’eutrofizzazione, ovvero l’arricchimento delle sostanze nutritive delle acque. Inoltre, h-Alo, per lo sviluppo di un nuovo sensore a base fotonica in grado di controllare la qualità e la sicurezza degli alimenti ricercando nelle acque le sostanze inquinanti, tra cui pesticidi, metalli pesanti e antiparassitari.
Una sorta di detective che riesce a stanare le sostanze nocive! Infine, il progetto Greener per lo sviluppo di nuovi sensori utili alla bonifica grazie a tecnologie bioelettrochimiche adatte al biorisanamento del suolo e dell’acqua.
Viene, così, misurato l’assorbimento di luce in determinate lunghezze d’onde, teso al ritrovamento di agenti patogeni ed inquinanti usati per le coltivazioni in acqua. La Commissione Europea sta promuovendo l’acquaponica, una tecnologia che utilizza materiale organico prodotto dai pesci in sostituzione dei diserbanti e dei fertilizzanti di sintesi. Questa modalità unisce due modi di produrre cibo: l’acquacoltura e la coltivazione fuori suolo. Succede che i pesci di acqua dolce allevati nei bacini artificiali coi loro escrementi inquinano l’acqua, prelevata poi e messa in un biofiltro contenente batteri capaci di dividere le molecole di ammoniaca in nitriti e nitrati ed in azoto, il componente più importante per la vita delle piante.
Dopo essere stata filtrata, l’acqua piena di nutrienti viene trasportata alle piante per essere irrigate dall’alto verso il basso. In questo modo le radici assorbono i nutrienti di cui necessitano e, allo stesso tempo, purificano l’acqua in eccedenza per fare il percorso inverso e ritornare dai pesci, messi ora in condizioni di crescere. Ben vengano progetti che possano provocare benefici all’ambiente in generale e a tutti gli esseri viventi. Si spera solo che vengano realizzati al più presto, perché tempo ce n’è sempre meno!