L’autunno sarà molto caldo! L’imminente stagione autunnale si prospetta rovente e non certo per un allungamento dell’estate. Piuttosto per i gravi problemi economici che affliggono il nostro Paese. Dopo le ferie gli italiani si sono trovati di fronte a difficoltà e incertezze che sono rimaste in stand by apparente nel periodo estivo. Adesso è allarme rosso.
Roma – L’aumento vertiginoso del prezzo del gas e dell’energia elettrica ha raggiunto cifre insostenibili non solo per le famiglie medie italiane. A pagarne le conseguenze maggiori, infatti, sono le partite Iva e le piccole medie imprese (PMI). Un settore che subito ha palesato enormi difficoltà è stato il siderurgico. Il fatto che la pena è condivisa a livello europeo, non ci consola affatto, anzi fa crescere l’allarme. Molti industriali hanno deciso di non riaprire i battenti, come si dice in gergo, della propria azienda, preferendo il ricorso alla cassa integrazione.
Gli effetti di queste decisioni oltre che sulle singole aziende, ricadranno sulle casse del welfare italiano e, dunque, sui già tartassati cittadini. Il quadro è a dir poco drammatico: i soli costi di gestione e le utenze si sono quadruplicate rispetto allo stesso periodo del 2021. Come si fa ad iniziare la nuova stagione con questa spada di Damocle che incombe sulla testa?
Un altro comparto in estrema difficoltà è quello della ristorazione. Anche l’enogastronomia, il fiore all’occhiello del made in Italy, una delle maggiori attrattive per i turisti stranieri, non è riuscita a sottrarsi alle pericolose grinfie delle crisi energetica ed economica! Ebbene ci troviamo di fronte ad un vera e propria tragedia economica e sociale. Sembra un bollettino di guerra: aumento delle spese in bolletta, rincaro dei prezzi di prodotti alimentari, alcuni dei quali risultano desaparecidos e, per finire, il colpo di grazia: la crescita del canoni d’affitto! Che tristezza notare a Roma i molti locali che non hanno riaperto dopo la chiusura estiva. Si potrebbe pensare ad un allungamento delle ferie, ma le serrande sono rimaste abbassate per i noti motivi economici.
Secondo la Flepet Confesercenti (Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici) nei primi dieci giorni di settembre hanno chiuso ben 30 ristoranti ed altri 120 sono a rischio nelle prossime settimane. E questo solo nella Capitale. Sono dati che provocano brividi, perché dietro i numeri ci sono persone in carne ed ossa, famiglie che all’improvviso si trovano senza sostentamento. Verso costoro, nell’immediato, dovrebbero essere indirizzate le politiche di sostegno, se solo avessimo una classe dirigente all’altezza del compito.