Life in plastic? It’s fantastic!

L’inquinamento da plastica è ormai diventato un vero e proprio crimine contro l’ambiente, ma il vero problema sono le microplastiche. Queste componenti nocive sono state individuate all’interno degli organi di numerosi mammiferi. In un prossimo futuro saremo soffocati dal Moplen?

La plastica non lascia scampo. Ormai lo sanno pure i bambini che i nostri mari sono tenuti sotto scacco da questa tipologia di inquinamento, con grave danno per le specie acquatiche. Il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo (EPRS) ha diffuso dei dati che fanno rabbrividire. Ogni anno finiscono nei mari e negli oceani da 4,8 a 12,7 milioni di tonnellate di plastica. Questo materiale impiega molti decenni per degradarsi e in questo lasso di tempo si separa in microplastiche che possono essere assunte da qualsiasi specie animale, uomo incluso. Il guaio é che nemmeno le specie terrestri sfuggono all’ira funesta di queste micro particelle.

Un Capodoglio soffocato dalle plastiche

Un recente studio effettuato in Inghilterra dall’Università del Sussex, Mammal Society (Società dei Mammiferi per la salvaguardia delle specie minacciate) e Università di Exeter, ha confermato questa sensazione. E’ emerso un quadro inquietante degli effetti che la plastica sta avendo sulla fauna selvatica. L’ingestione di plastica dei piccoli mammiferi sembra non dipendere da un luogo particolare o da particolari abitudini alimentari.

Le microplastiche sono presenti in varie specie senza considerare l’habitat in cui vivono. Si può dire che le microplastiche non fanno sconti a nessuno. Sia che si tratta di animali erbivori, insettivori o onnivori, tutti sono coinvolti in un inquinamento, soprattutto quello da plastica, che si è diffuso in ogni punto del pianeta, non solo a mari e oceani.

Com’è noto le microplastiche sono particelle di minuscole dimensioni, comprese tra il millimetro e il nanometro. Per gli animali di taglia piccola sono ulteriormente insidiosi perché le scambiano per cibo. Altri le utilizzano per materiale adatto alla nidificazione o alla costruzione della tana o del giaciglio. Un dato che ha sorpreso non poco i ricercatori è che i campioni prelevati nelle aree urbane hanno manifestato concentrazioni superiori di plastica rispetto a quelli delle aree rurali. Sarà l’atavico dualismo città/campagna sulle condizioni di vita in ambedue gli agglomerati che si è manifestato anche tra le piccole specie. Certo che l’uomo ne ha combinati di danni nel corso dei secoli.

Tralasciando guerre e conflitti vari, è riuscito a far degenerare anche scoperte, in origine benefiche! La plastica è stata considerata artefice dello sviluppo economico degli ultimi due secoli. Per le sue caratteristiche è stata utilizzate in molte branche dell’economia e per molti oggetti che vengono utilizzati quotidianamente. Nessuno vuole mettere in discussione questi dati di fatto. Ma è altresì vero che i suoi effetti sono deleteri. Infatti, molti studi hanno dimostrato che le microplastiche, una volta assorbite, si accumulano nel fegato, reni e intestino, provocando stress ossidativo, problemi metabolici, processi infiammatori, nonché danni al sistema immunitario e neurologico.

E’ questo il prezzo da pagare per il cosiddetto progresso e per le comodità? Il dottor Adam Porte, uno degli autori della ricerca ha dichiarato: “…Bisogna mutare il nostro rapporto con la plastica e allontanarsi dal metodo usa e getta. Inoltre, sostituirla con alternative migliori e stabilire economie veramente circolari…”.

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