20.000 leghe sotto i mari, stavolta sul serio

Una spedizione scientifica a grandi profondità nel Sud-est del Pacifico ha rivelato un universo biologico a noi ancora sconosciuto. Sembra una metropoli in miniatura.

Indiana Jones alla ricerca degli abissi. E’ proprio vero: a volte, la realtà supera la fantasia. Ci sono notizie i cui protagonisti sembrano usciti dai romanzi di avventura per ragazzi o sembrano imitare personaggi famosi come Indiana Jones, il famoso protagonista dell’omonima saga cinematografica del regista George Lucas. Ricordiamo che il protagonista era interpretato dal magistrale attore Harrison Ford. La notizia che ci ha fatto sobbalzare sulla sedia, catapultandoci per un attimo, in un breve viaggio a ritroso nella nostra adolescenza, è quella di un esploratore e di un ricercatore che hanno realizzato una spedizione scientifica sul fondale del Pacifico, luogo di meraviglie inesplorate.

Il modello di sottomarino con cui sono stati svolti gli studi

Già solo le figure dell’esploratore e del ricercatore richiamano alla mente il concetto di avventura! Il luogo in questione si trova nelle profondità dell’oceano, a migliaia di chilometri dalla superficie d’acqua. E i moderni eroi temerari sono riusciti persino nell’impresa di scattare decine di foto! La zona si trova a Sud-est dell’Oceano Pacifico, lontano dalle coste del Cile e del Perù, dove c’è uno degli ultimi avamposti, forse, inesplorati, al mondo. Siamo a 8069 metri sotto il livello del mare.

E’ stato calcolato che si tratta di una distanza di un metro più lunga dell’undicesima montagna più alta del mondo, il Gasherbrum I, situata nella regione Himalayana del Karakorum. Il luogo è conosciuto col nome di Fossa di Atacama, altrimenti detta fossa cileno-peruviana ed è un abisso oceanico che si distende, accarezzandole, lungo le coste del Pacifico orientale. I due novelli Indiana Jones, protagonisti di una sorta di riedizione del film: “Discesa degli abissi” del 2002 per la regia di Daniel Knauf, sono l’esploratore sottomarino statunitense Victor Vescovo, fondatore della Caladan Oceanic e il ricercatore cileno Osvaldo Ulloa, direttore dell’Istituto “Milenio” di Oceanografia, in Cile.

L’esploratore Victor Vescovo

La prima è una compagnia privata, dedicata al progresso della tecnologia sottomarina, che conduce spedizioni per aumentare la comprensione degli oceani. L’obiettivo di questa avventura non è stato vantare un record mondiale, bensì di effettuare una mappatura batimetrica, in pratica della profondità del fondale oceanico. Anche raccogliere campioni a varie profondità della Fossa costituiva parte della missione. I due intrepidi autori di questa impresa, che segnerà una data indelebile nella storia delle scienze, si sono imbattuti in un ecosistema unico. Hanno filmato e fotografato quelli che appaiono essere, a prima vista, esempi di chemiosintesi.

Si tratta di un processo simile alla fotosintesi, che, com’è noto, è un processo chimico per mezzo del quale le piante ed altri organismi producono sostanze organiche in presenza di luce solare. In questo caso, poiché, com’è ovvio, a queste profondità la luce del sole non arriva, vengono usate sostanze inorganiche a bassa energia. Questo tipo di prove sono state effettuate anche in altre Fosse oceaniche. Ma, nel nostro caso, si è verificato un fatto che ha destato stupore.

Ovvero lunghi filamenti di batteri che traggono la loro energia dai minerali e dai gas che fuoriescono dalle stesse rocce. Infatti non avendo mai visto la luce del sole è di fatto l’unico modo che hanno per nutrirsi. Il ricercatore Ulloa, talmente entusiasta di questa avventura, ha dichiarato alla stampa: “Questa è stata l’avventura della mia vita e l’apice della mia carriera di ricercatore in scienze”.

Esempio di biodiversità presente sul fondale oceanico

Mentre l’esploratore Vescovo, ha manifestato tutto lo sbigottimento scaturito da uno spettacolo del genere: “Era qualcosa di magico. Come scendere su un altro pianeta e vedere le strutture costruite da questi esseri. Ho immaginato che fossero minuscole città fatte di vermi e crostacei che creano percorsi nel sedimento”. Una notizia di questo livello, beh, è inutile nasconderlo, ha riportato indietro l’orologio della storia di chi è nella terza età. Ed è stata gioia pura, seppur fugace!

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