Aborto: una battaglia che non finisce mai

L’interruzione di gravidanza pare sempre più un diritto non ancora del tutto acquisito. Ciò che si dà per scontato inizia a vacillare in tempi di crisi ideologica e politica.

Roma – Aborto, diritto negato! Nello scorso mese di giugno l’opinione pubblica dei cosiddetti Paesi democratici è rimasta allibita alla notizia che la Corte Suprema degli USA ha riconosciuto ai singoli Stati la possibilità di vietare l’aborto all’interno della propria legislazione. La decisione ha destato scompiglio, giustamente, nelle organizzazioni femministe e non solo, che hanno visto leso il diritto all’autodeterminazione della donna. Nel 1973 la Corte Suprema statunitense sanciva che le donne avevano diritto all’aborto nei primi tre mesi di gravidanza, inserendo restrizioni e divieti a partire dal secondo e terzo trimestre.

Dopo anni di lotte del movimento femminista, finalmente veniva accordata libertà di scelta alle donne e diventava, finalmente, un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Con la recente sentenza, invece, si è sostenuto che non esiste alcuna base per riconoscere il diritto costituzionale all’aborto. Ora i singoli Stati potranno decidere se e come consentirlo. Un colpo duro da sopportare per molte donne americane, a cui verrà negata la libertà di scegliere cosa fare del proprio corpo. Già negli ultimi decenni c’erano stati vari tentativi di diversi Stati per rendere illegale l’aborto.

I tribunali hanno sempre rispedito al mittente le richieste, perché violavano la legge del 1973. Ora che non c’è più l’ostacolo, la strada sembra spianata. Il Guttmacher Institute, un’organizzazione senza fini di lucro, è leader di ricerca e politica impegnata a promuovere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi in tutto il mondo, ha calcolato che una ventina di Stati si stanno già orientando per il divieto dell’aborto. Nella maggior parte dei casi si tratta di Stati a guida repubblicana, quindi con una visione più conservatrice della società e della politica. Contrari si sono dimostrati, invece gli Stati più liberali, che hanno ribadito di non volere inserire nei loro ordinamento il divieto all’aborto.

Roma, marcia contro l’aborto

Finanche il presidente statunitense Joe Biden si è augurato che il Parlamento possa rivedere la decisione e legiferare in materia. Gli Stati favorevoli hanno diffuso una nota in cui hanno ribadito, che pur non volendo perseguire le donne che hanno tentato di interrompere la gravidanza, chi pratica l’aborto senza rispettare i nuovi divieti, subirà sanzioni penali. Questo vale anche per chi cerca di dare un aiuto a chi vuole abortire. Dagli USA, che come in ogni aspetto della vita sociale per molti italiani costituisce una sorta di Faro, anche da noi si è animato il dibattito. Più che altro ci si è chiesti se anche in Italia la legge sull’aborto può essere abolita. Da noi è in vigore la Legge 194/78, che contiene le norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza.

La legge fu varata nel 1978, frutto delle lotte del femminismo e dei movimenti sociali per i diritti individuali e delle donne. In questo periodo, a dimostrare il forte fermento culturale e politico di quel decennio, fu sancita anche la legge sul divorzio. Seppure la fase storica è passata alla storia come: anni di piombo, per le vittime del terrorismo di destra e sinistra che hanno insanguinato le piazze italiane. Il sistema giuridico italiano è, ovviamente, diverso da quello statunitense.

Manifestazione pro aborto negli USA

Una legge può essere abrogata o da una fonte superiore e da una norma successiva o, infine, col referendum abrogativo. Ci sono già stati in passato diversi referendum abrogativi per modificare la legge, come quelli del 17 maggio del 1981, ma l’elettorato manifestò la volontà di mantenere la legge in vigore. In seguito ci sono state iniziative politiche promosse dalla destra e dai cattolici integralisti oppure dal Movimento della Vita che mirano all’abolizione della legge.

In democrazia è lecito e sacrosanto avere opinioni diverse su questioni delicate che hanno a che fare con l’etica e la morale, come l’aborto, senza bisogno di criminalizzare la controparte. Ma, bisogna prendere atto che la legge c’è, esiste e in uno Stato laico, va rispettata, senza se e senza ma e senza alcuna obiezione di coscienza di sorta. Inoltre è un diritto fondamentale dell’autodeterminazione della donna e qualunque iniziativa è una chiara violazione dello stesso!

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