In Sicilia il gioco degli schieramenti per la candidatura alla presidenza della regione si fa sempre più complesso. Sullo scacchiere della leadership si utilizza ogni strategia possibile per fare scacco matto. Intanto il governatore ha annunciato che spiegherà il senso delle sue affermazioni alla stampa.
Palermo – Nel centrodestra la prima mossa a sorpresa la fa Nello Musumeci che, alla ricerca del secondo mandato, annuncia a sorpresa che “toglierà il disturbo”, ossia non si ricandiderà. “…La Regione Siciliana ha fatto molti interventi anche nel settore della cultura e per quelli che non sono finiti ci sarà il mio successore…”. Così ha affermato il presidente della regione Sicilia in un passaggio del suo intervento all’inaugurazione a Catania di una mostra su “S. Agata”.
D’altronde gli attacchi concentrici di tutti gli alleati del centrodestra, contrari alla sua candidatura, non si sono mai attenuati nemmeno durante la campagna elettorale per le amministrative di Palermo e Messina. Unico difensore d’ufficio di un “Nello” bis è stato FdI. Quelle pronunciate dall’ex Presidente della Provincia etnea, sono state parole a sorpresa, visto che Musumeci aveva sempre affermato di volersi ricandidare. In ogni caso non ha voluto spiegare le motivazioni della rinuncia, anche se è facile immaginarle. Le ostilità dei suoi alleati e l’appoggio di facciata del suo partito di riferimento devono avere avuto un peso importante.
La partita non è chiusa, anzi è solo l’inizio di un nuovo game. Basta ricordare ciò che era avvenuto 5 anni fa, dopo l’era Crocetta, quando Musumeci si candidò per primo in solitaria con “Diventerà Bellissima”, con il sostegno di Stancanelli e Meloni, a cui si unirono poi gli altri alleati. Tempi passati. Seppur tra mugugni e insofferenze l’unione della coalizione determinava comunque la vittoria del candidato del centrodestra.
Ora le cose stanno diversamente, in quanto non vi è un leader, escludendo Meloni, che desideri la riedizione del 2017. Alle scorse elezioni Musumeci vinse con il 39,8%, il M5s con Cancellieri arrivò al 34,6%, il Pd con Micari al 18,6% e Fava raggiunse il 6,1%. Mentre nel 2012 Crocetta vinse con il 30,5%, Musumeci arrivò al 25,7%, Cancellieri al 18,2%, Gianfranco Miccichè al 15,4%, Giovanna Marano al 6,1% e Cateno De Luca all’1,2%. Queste le percentuali, fredde ma severe, che mostrano come siano sempre gli stessi protagonisti su cui ruota la scelta in questa nuova tornata elettorale.
La confusione regna sovrana, ma si ritiene che la mossa a sorpresa aprirà nuovi scenari ed alleanze. La recente decisione, se confermata ufficialmente, di fatto inaugura una nuova partita per la scelta del candidato del centrodestra, sulla quale si valuteranno i rapporti tra i leader nazionali, con Meloni che contesterà a Lega e FI di aver costretto all’eventuale passo indietro il governatore uscente.
Il coordinatore azzurro della Sicilia ultimamente ha usato toni diversi con FdI, di disponibilità e convergenza nella individuazione del futuro candidato. La partita è delicatissima e il cammino di Musumeci sembra in salita, sia perché Cateno De Luca persiste nella volontà di candidarsi contro il presidente uscente qualora fosse in campo, sia perché avanza anche un terzo polo.
Tutti a parole cercano una convergenza, ma sarà difficile ricucire alcuni strappi senza che si noti la toppa. Il tempo delle strategie sta per compiersi. L’unica cosa certa è che dove il centrodestra è andato diviso, è stato fatto un regalo insperato alla sinistra ancora alla ricerca del suo campione.
A Roma, nel frattempo, la maggioranza ha trovato l’accordo per il documento da votare dopo le comunicazioni di Draghi sul Consiglio europeo. I 5 stelle e Leu sono riusciti a inserire nella risoluzione l’impegno del governo a relazionare in Parlamento sui summit internazionali relativi alla guerra in Ucraina e soprattutto su altre forniture di armi a Kiev.
Il coinvolgimento delle Camere da parte dell’esecutivo seguirà quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, ovvero il primo decreto Ucraina approvato dal Parlamento 3 mesi fa. La riunione, ad alta tensione, continuerà stamani. In buona sostanza non cambierà nulla.