Violenza digitale contro le donne: l’odio online dilaga nella rete come una marea

Diffamazioni, molestie, deepfake e revenge porn: la rete si trasforma in uno strumento di oppressione che limita la libertà e la partecipazione delle donne alla vita pubblica.

La violenza verso le donne, come una gigantesca onda marina, cresce a vista d’occhio sul web. Uno degli aspetti che più si è esteso a macchia d’olio con l’avvento di Internet, è la cosiddetta “violenza digitale” verso le donne. Si manifesta attraverso forme di coercizione, diffamazione, insulti verbali o molestie e può riguardare l’invio di e-mail, messaggi di testo o video indesiderati, offensivi o sessualmente espliciti, oltre a comportamenti inappropriati o offensivi sui social network. Il fenomeno si è esacerbato con le tecnologie “deep-fake”, video falsi, ma non solo, generati dall’intelligenza artificiale. Vengono utilizzati per le “porno vendette”, fake news, truffe, cyberbullismo.

I dati della ricerca di Vox sono agghiaccianti: il 57% dei 2 milioni di messaggi via social, tra gennaio e novembre 2024, conteneva messaggi di odio.

Com’è facile intuire, le… prede preferite di queste tecniche sono le donne, soprattutto con la creazione di immagini di nudo senza il loro consenso. I deleteri effetti, a lungo termine, si riversano, oltre che sulle donne, anche sulla collettività, in quanto rischiano di ridurre la loro partecipazione alla vita pubblica. L’ultimo studio sul tema, condotto da Vox, Osservatorio italiano sui Diritti, ha evidenziato che la violenza online contro le donne è in forte espansione. Non solo, ma si integra con altre forme di prevaricazioni, come l’antisemitismo e l’odio per i migranti.

Vox ha pubblicato quella che è stata definita la “Mappa dell’Intolleranza” che inquadra perfettamente la realtà del fenomeno. Gli strumenti a disposizione per esprimere il proprio livore, odio, disprezzo, sono tanti: lo schermo di uno smartphone o di un computer, la distanza fisica, l’anonimato ed ecco che il fiume carsico si ingrossa a vista d’occhio fino a tracimare! Tuttavia non sono proprio una novità. A metà anni ’80 del secolo scorso, Radio Radicale, in una sorta di esperimento, lasciò libera la segreteria telefonica agli utenti, su cui potevano riversare tutti gli improperi e le maledizioni che volevano su temi politici ed altro. Emerse di tutto e di più!

L’odio verso le donne continua ad essere il prediletto tra le varie forme di espressione della violenza verbale.

I dati della ricerca di Vox sono agghiaccianti: il 57% dei 2 milioni di messaggi via social, tra gennaio e novembre 2024, conteneva messaggi di odio. A conferma di come la rete possa essere simile ad una “cloaca massima”, attraversata da qualsiasi tipo di porcheria. Gli intellettuali da salotto hanno descritto questi dati come la spia di laceranti divisioni all’interno delle società, che si stanno caratterizzando per l’estensione di conflitti armati, tensioni geopolitiche e populismo sfrenato. I social network si sono trasformati, quindi da reti di condivisione a campi di battaglia verbale.

L’odio verso le donne continua ad essere il prediletto tra le varie forme di espressione della violenza verbale, soprattutto se si tratta di persone appartenenti a minoranze etniche o religiose, straniere o ebree. Il livello più elevato di violenza verbale si è manifestato in occasioni di alcuni particolari eventi. Come è capitato con l’approvazione della Direttiva europea contro la violenza sulle donne o quando si sono verificati casi di femminicidio. Infine, stona ulteriormente il numero di donne che esprime palese avversione contro altre donne che ha raggiunto la percentuale del 20,81%. Un dato, quest’ultimo, che fa riflettere e conferma come la violenza verbale e fisica sulle donne sia un fenomeno ancora più complesso di quanto appare e che ha a che fare con i substrati più nascosti delle nostre personalità!

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