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Violenza di genere: il tragico caso di Giulia smuove le acque

La recente vicenda di cronaca che ha visto coinvolta la giovane Giulia Tramontano, uccisa brutalmente dal fidanzato, ha riacceso la delicata questione sulla violenza di genere.

Roma – Approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge che introduce una stretta sulla violenza contro le donne, il quale, però, non entrerà in vigore da subito. Dovrà infatti prima passare dall’approvazione delle due camere del Parlamento e nel frattempo potrà subire modifiche ed integrazioni.

Una stretta ulteriore contro la violenza di genere, di fronte ad una vera e propria emergenza che in 6 mesi ha fatto registrare quasi 50 donne uccise. Ecco allora il nuovo pacchetto, con un disegno di legge in 15 articoli, approvato dal Consiglio dei Ministri, che va a integrare il codice rosso. Ma il nuovo intervento del Governo contro la violenza sulle donne non basterà se non verrà accompagnato anche da una campagna di informazione e da un cambiamento sociale, perché è indubbio che, essenzialmente, sia una questione culturale. A riprova di ciò è sufficiente pensare al caso di Giulia Tramontano, nessuna legge avrebbe infatti potuto salvarla.

Giulia Tramontano è l’ultima delle 50 vittime di genere registrate in Italia nel 2023

D’altronde, come si poteva immaginare un simile omicidio per la doppia relazione che lo stesso assassino intratteneva contemporaneamente con un’altra donna. Insomma, non vi era la percezione che si trattasse del tanto dibattuto ultimo incontro, che nella statistica di tali reati è ricorrente. Allora, proprio per questo bisogna agire su prevenzione, tempi e formazione. Verranno introdotti provvedimenti estremamente restrittivi, ha assicurato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, sottolinea:

Si sono rafforzate le misure cautelari con il braccialetto elettronico, il distanziamento, l’ammonimento e anche l’arresto in flagranza differita. Inoltre, siamo intervenuti sui tempi anche perché abbiamo avuto alcune condanne da parte della Corte dei diritti dell’uomo proprio sul ritardo con cui sono state decise le misure cautelari a tutela delle possibili vittime”.

Altro punto stabilito è che il magistrato deve essere specializzato e che questo tipo di processi siano affidati sempre agli stessi togati, in modo che sviluppino quelle competenze necessarie ad assicurare un tempestivo intervento. Specializzazione che si realizza anche con una formazione sul campo, concreta e continuativa. Tra le misure previste c’è il rafforzamento del cosiddetto “ammonimento”, uno strumento che il questore può già usare contro una persona su cui c’è stata una segnalazione per atti di violenza domestica, cyberbullismo o stalking.

Un obiettivo del disegno di legge è di velocizzare i processi.

Consente, anche, il ritiro di eventuali armi legalmente possedute dalla persona “ammonita” e la procedibilità d’ufficio dei reati menzionati in caso di reiterazione della condotta, senza il bisogno di una querela. In sostanza, il nuovo disegno di legge ha l’obiettivo di estendere i casi in cui si può applicare l’ammonimento anche ai cosiddetti “reati spia”, cioè quelli che sono indicatori di violenza di genere, come percosse, lesioni personali, violenza sessuale, violenza privata, minaccia grave, atti persecutori, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, violazione di domicilio e danneggiamento. L’estensione dell’ammonimento riguarderebbe i casi in cui i reati in questione siano commessi “nel contesto delle relazioni familiari e affettive, attuali e passate”.

Inoltre, è previsto un inasprimento delle pene per i reati commessi da una persona che aveva già ricevuto un ammonimento, anche se avvengono nei confronti di una persona diversa da quella che aveva inizialmente denunciato. Un altro obiettivo importante del disegno di legge è velocizzare i processi sulla violenza contro le donne, con termini più brevi per la valutazione delle misure cautelari da parte del pubblico ministero. Con la nuova legge si dovrà decidere se richiederle, entro 30 giorni dall’iscrizione della persona accusata nel registro degli indagati, mentre, invece, il giudice avrà altri 30 giorni per decidere se accogliere le richieste.

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