Nessun incidente, secondo l’accusa Giampiero Gualandi aveva in mente di ammazzare Sofia Stefani e si era preparato per inscenare la tragica fatalità del colpo partito per errore.
ANZOLA DELL’EMILIA (Bologna) – Non si sarebbe trattato di un incidente ma di omicidio volontario. Lo asserisce il Gip di Bologna, Domenico Truppa, nella convinzione che Giampiero Gualandi, 63 anni, ex comandante dei vigili urbani di Anzola, “aveva già in mente l’omicidio” quando la collega Sofia Stefani, 34 anni, con la quale aveva intrattenuto una relazione sentimentale, era entrata nel suo ufficio per discutere della loro situazione. Il magistrato inquirente, infatti, ha disposto la restrizione in carcere dell’uomo accusandolo di omicidio volontario aggravato da futili motivi e dal legame sentimentale con la vittima.
Tra i due ci sarebbe stata una violenta lite culminata con lo sparo di un unico proiettile che avrebbe colpito la donna in pieno petto:
” Tra i due sarebbe iniziata una discussione – scrive il Gip nella propria ordinanza – e l’ex vigilessa avrebbe insistito nel voler continuare il rapporto. Allora Gualandi, esasperato, impugna la pistola, la punta all’indirizzo della donna e preme il grilletto. Poi, consapevole di quello che aveva fatto e di dover dare una versione alternativa, si attiva per chiamare il 118 e simulare una tragica fatalità…”.
Per il giudice, secondo la ricostruzione effettuata “sulla base degli atti a disposizione“, non è trattato di un incidente, di un colpo di pistola partito per errore, come invece sostenuto dall’indagato durante l’interrogatorio. Sempre secondo Truppa, il 16 maggio scorso, Gualandi sarebbe andato in ufficio ben sapendo che ad attenderlo ci fosse Sofia Stefani che più volte gli aveva detto di non essere d’accordo nel concludere il loro rapporto sentimentale. Quella stessa mattina, sempre secondo gli atti in mano agli inquirenti, Gualandi aveva ritirato la semiautomatica 9×21 dall’armeria e recuperato il kit per la pulizia, poi ritrovata sulla scrivania, per predisporre una linea di difesa sul motivo della presenza della stessa arma.
Per il Gip Domenico Truppa, nell’accogliere l’istanza di custodia cautelare in carcere del Pm Stefano Dambruoso, Giampiero Gualandi sarebbe un individuo dalla spiccata pericolosità sociale:
“L’utilizzo dell’arma a fronte di soggetto che risultava disarmato esprime una particolare mancanza di controllo e di consapevolezza dell’assoluta incongruità della propria condotta – scrive in atti Truppa – Le inquietanti modalità esecutive dell’azione criminosa poste in essere da Gualandi (che denotano non comune freddezza e disarmante facilità di ricorso all’uso di arma con effetto letale) non lasciano dubbi sulla sussistenza del concreto ed attuale pericolo di reiterazione di fatti analoghi a quelli che per si sta procedendo”.
Le verifiche tecniche sui telefonini del presunto assassino e della vittima hanno portato alla luce i messaggi che Giampiero Gualandi e Sofia Stefani si scambiavano fino a due giorni prima del delitto. “Egli – ha evidenziato il Gip – era in realtà una persona logorata dalla presenza della donna nella sua vita. I suoi messaggi erano inequivocabili, mentre le risposte di Stefani erano state eliminate dalla chat”. “Non dormo, mangio poco, sono esaurito”, scriveva l’ex ufficiale già il 14 maggio, “Non ho più energia per sopportare la pressione, ansia, nervoso, tensione…Sono esausto, me ne vado via senza dire niente a nessuno, non reggo più nulla”. Uno stato d’animo sotto pressione che, sempre secondo Truppa, sarebbe in linea con la grave situazione di conflitto che si era creata tra i due amanti: lei fermamente intenzionata a proseguire la loro relazione ormai malata, lui ridotto all’esasperazione: “Una tensione sfociata in una discussione – ha aggiunto il Gip – all’interno della quale è ragionevole ritenere che l’uomo abbia impugnato la pistola e premuto il grilletto per chiudere definitivamente i conti con una persona che lo ossessionava da alcuni mesi in maniera incessante”.
Nel solo giorno del 16 maggio la vittima avrebbe chiamato per telefono Gualandi ben 15 volte, a dimostrazione di un rapporto logorato e assai pericoloso sotto il profilo emotivo. La Procura felsinea ha dato incarico a Valentina Bugelli, medico legale di Parma, affinché esegua l’autopsia sul cadavere della vittima mentre il difensore di fiducia dell’indagato, avvocato Claudio Benenati, ha indicato il dottor Guido Pelletti come consulente tecnico di parte che parteciperà all’esame autoptico. L’avvocato Andrea Speranzoni, che rappresenta la famiglia Stefani, ha nominato il dottor Andrea Casolino quale Ctp che parteciperà al medesimo esame necroscopico. Benenati ha annunciato il ricorso al tribunale del Riesame del proprio assistito per chiedere l’annullamento del provvedimento di carcerazione o in subordine gli arresti domiciliari. Verrà svolto anche un esame balistico che meglio spiegherà la dinamica dell’omicidio.