Vera Schiopu: “Il suicidio era solo teatro”. Alla sbarra il fidanzato rumeno e un connazionale

Secondo la Procura di Caltagirone, la 25enne moldava trovata impiccata in un casolare, è stata prima strozzata e poi appesa alla trave.

PATERNO’ (Catania) – Rinviati a giudizio il fidanzato e un suo amico ritenuti responsabili della moldava strangolata in un casolare il 19 agosto 2023. La Procura della Repubblica di Caltagirone, diretta dal procuratore Rosanna Casabona, ha chiesto il processo a carico del rumeno Georghe Ciprian Apetrei, 34 anni, e del suo connazionale Costel Balan di 32, per la morte violenta di Vera Schiopu, 25 anni, badante e baby-sitter saltuaria. Apetrei è tuttora detenuto dal giorno del rinvenimento del cadavere mentre Balan è a piede libero a seguito del pronunciamento del tribunale del Riesame, adito dai difensori di entrambi gli imputati, avvocati Alessandro e Michela Lapertosa.

Georghe Ciprian Apetrei con la compagna Vera

I sostituti procuratori Alberto Santisi e Alessandro Di Fede hanno chiesto al Gup etneo il rinvio a giudizio dei due uomini a seguito di meticolose indagini contenuto in un fascicolo di oltre mille pagine che lascia prevedere un dibattimento lungo e tortuoso presso la Corte d’Assise di Catania. Per l’accusa, e come più volte ipotizzato su queste colonne, Apetrei avrebbe ucciso la donna con l’aiuto di Balan per poi simularne il suicidio. Mentre il presunto assassino non avrebbe mai fornito una sua versione dei fatti limitandosi a riferire agli inquirenti un laconico: ”L’ho trovata cosi”, riferendosi alla vittima impiccata in una trave del casolare, Balan ha sempre sostenuto di avere un alibi piuttosto robusto.

Sulle prime infatti Costel Balan, agricoltore e padre di due figli, con precedenti per furto e ricettazione, durante l’interrogatorio con il Gip Giuseppe Tigano avrebbe ricostruito puntualmente i propri movimenti nel giorno del femminicidio. L’uomo riferiva al magistrato che alle 13 circa sarebbe andato via in auto da contrada Polmone, luogo del delitto, per incontrare a Paternò alcuni conoscenti con i quali avrebbe pranzato. Sul tragitto di pochi chilometri alcune telecamere avrebbero inquadrato l’auto del bracciante sia all’andata che al ritorno. Per altro due testimoni confermavano l’alibi del bracciante che, una volta giunto di nuovo nel casolare di contrada Polmone, tra le 17.30 e le 17.42, avrebbe visto e sentito Apetrei urlare come un ossesso alla vista della fidanzata morta impiccata. Lo stesso Balan, resosi conto della gravissima situazione e atteso che la donna era deceduta, telefonava al 112.

Costel Balan

I carabinieri di Paternò, giunti sul posto, avviavano le indagini ma non ci mettevano molto per capire che alcuni particolari riferiti dai protagonisti non combaciavano. Alcune macchie di sangue, riconducibili al liquido ematico della vittima, erano vistosamente presenti sui pantaloncini e sulla scarpa sinistra di Balan che si difendeva dicendo di essersi macchiato dentro il casolare ove c’era sangue sparso ovunque. Questo perché Apetrei e Schiopu, forse sotto gli effetti  di alcol e droga, sarebbero venuti alle mani ma l’uomo avrebbe sopraffatto la donna sino a strozzarla per poi inscenare il gesto estremo. L’autopsia, eseguita dai consulenti della stessa Procura, stabiliva che la badante moldava presentava una grave ferita alla testa ma era morta davvero per impiccagione, ovvero per soffocamento. La vittima però sarebbe stata troppo ubriaca per suicidarsi in quella maniera.

Il casolare dove Vera è stata rinvenuta cadavere

Quest’ultimo particolare, rilevato sempre in sede autoptica, faceva la differenza e appesantiva di molto la posizione dei due sospettati nonostante l’alibi di Balan. Sulla scena del crimine sarebbe stato presente anche un terzo uomo, tale Petru Balan, fratello di Costel, che si sarebbe trovato in Sicilia per un periodo di vacanza. Pare che anche il giovane rumeno sarebbe rimasto in compagnia di Vera tranne nel lasso di tempo nel quale si farebbe risalire l’omicidio, ovvero passate le 17, perché sarebbe andato a dormire in una casa poco distante. Petru avrebbe riferito agli inquirenti che sino alle 15.30 del giorno del delitto Vera Schiopu era ancora viva. Lo dimostrerebbe un video girato con il telefonino dallo stesso Petru, mentre il fratello Costel, tornato a casa alle 17.30 circa, non sarebbe stato presente in contrada Polmone per oltre 4 ore e mezza. Pare che la vittima, sempre a detta del giovane, avrebbe tentato più volte di togliersi la vita con un cavetto elettrico. Al processo si vedrà.

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