I bambini che indossano le mascherine per lungo tempo potrebbero avere problemi di respirazione. Nella scuola materna solo le insegnanti indosseranno le protezioni: i bambini se contagiati non trasmettono il virus?
Venezia – Il documento curato dall’Iss (Istituto superiore di Sanità) per il rientro a scuola, previsto per il 14 settembre, è ormai alla fase finale e sarà reso pubblico a breve. Frutto del confronto e del lavoro sinergico tra i rappresentanti del ministero della Salute e dell’Istruzione, dell’Inail, dell’Istituto Superiore di Sanità e Regioni e coordinato dal Cts (Comitato Tecnico Scientifico), il protocollo prevede anche il coinvolgimento dei medici di base e dei pediatri di libera scelta che offriranno il loro supporto ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie locali. Eppure c’è un tasto dolente: l’obbligo di utilizzo della mascherina previsto per i bambini sopra i sei anni. A tal proposito il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, ha spiegato per bene:
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”…Ci saranno delle condizioni particolari – ha detto Miozzo – come ad esempio l’uso o non uso della mascherina per una ragazzo o una ragazza non udente, per un bambino o una bambina con delle difficoltà neurologiche o psicologiche o durante l’interrogazione…”.
Ma l’assessore veneto all’Istruzione, Elena Donazzan, non ci sta e si scaglia contro il Cts, ritenendo l’uso obbligatorio della mascherina”una follia dettata da incapacità”. L’esponente di Fratelli d’Italia, inoltre, rincara la dose aggiungendo che ”…La mascherina, nel caso, servirà durante la ricreazione o nei momenti di assembramento, come può essere l’ingresso o l’uscita da scuola, ma non è pensabile di portarla durante l’arco delle lezioni. Per una presunta tutela della salute rischiamo di fare danni ancora peggiori alla salute stessa (…) Non sono riusciti a regolare l’entrata a scuola come invece ha fatto il Veneto e, allora, adesso trovano soluzioni scientifiche. Chiedo questo al Comitato Tecnico Scientifico: cosa ritiene più giusto, portare la mascherina o tenere la distanza?…”.
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Critiche che l’assessore muove anche al Ministero dell’Istruzione che ha deciso di non invitare le Regioni alla riunione convocata per fornire spiegazioni riguardo la distribuzione dei banchi. Donazzan afferma che in Veneto sono tutti d’accordo all’unanimità sull’inutilità del dispositivo in classe, in primis il presidente Luca Zaia che, durante il lockdown, si era fatto acceso promotore e sostenitore dell’utilizzo della mascherina nei luoghi pubblici o all’aperto se non fosse stato possibile mantenere il distanziamento. E anche sulla questione scuola il governatore del Veneto ha le idee chiare e si chiede:
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”…Com’è possibile per un bambino stare cinque ore con la mascherina addosso? Va in ipossia. Stessa cosa per gli insegnanti. La scuola non può essere una costrizione...”.
A meno di un mese dalla ripresa delle attività scolastiche, in un clima di incertezze e perplessità dove il caos regna sovrano, abbiamo una certezza sola: il Veneto non vuole mettere il bavaglio ai propri alunni e dice no alle mascherine in classe e sì al distanziamento con un atto di disobbedienza alle direttive del Cts.