Nasce “Rete Sud”, network di 9 imprese. I vantaggi sono molteplici, tra cui: impatto positivo sull’occupazione e sull’indotto del territorio.
Roma – Riusciranno le utilities a trainare l’economia del Mezzogiorno? Il 21 ottobre, a Palermo, è stato presentato il “Rapporto Sud” a cura di Utilitalia e Swimez, un’analisi dell’impatto economico e occupazionale del settore delle Utility (ambientale, idrico ed energetico) nel Mezzogiorno. Utilitalia è la Federazione che riunisce le Aziende operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, rappresentandole presso le Istituzioni nazionali ed europee. Svimez è un’associazione privata senza fini di lucro per lo studio delle condizioni economiche del Meridione d’Italia, allo scopo di proporre e sviluppare attività industriali. Secondo i dati forniti dal rapporto, le utility meridionali hanno avuto nel 2023 un valore di 11,5 miliardi di euro, pari al 24,5% del valore aggiunto dell’intero settore. Strano ma vero, nel Sud le utility hanno manifestato una forte vocazione industriale, realizzando oltre il 52% del valore complessivo delle aziende estrattive e manifatturiere.
Data la cronica carenza di accessibilità ai servizi essenziali, associata al mutamento climatico e all’autonomia energetica, le utility meridionali hanno creato “Rete Sud”, un network di 9 imprese. I vantaggi sono molteplici, tra cui: impatto positivo sull’occupazione e sull’indotto del territorio; servizi offerti ai cittadini più efficienti; fare squadra per avere una capacità maggiore di affrontare la transizione energetica e la digitalizzazione. Le utility stanno mostrando capacità strategiche con l’economia del territorio, basate sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e sull’economia circolare, oltre che sulla costruzione di infrastrutture più resilienti per adattarsi ai disastri del cambiamento climatico.
Vista la sua fortunata posizione geografica, il Sud rappresenta, potenzialmente il produttore maggiore di energia eolica e solare in Italia. Per potenziare questa realtà è stata prevista dalla Rete l’integrazione verticale della filiera per migliorare l’efficienza e diminuire i costi. Inoltre, va stimolata l’autoproduzione energetica allo scopo di rendere le comunità del luogo più autonome e meno dipendenti dall’estero. Per quanto concerne i rifiuti, il Sud è carente di impianti. Per superare questo gap, è necessario investire in strutture tecnologiche in modo da terminare il ciclo dei rifiuti in loco. La siccità degli ultimi due anni si è abbattuta con più veemenza a Sud, in Sicilia in particolare, evidenziando la fragilità del suo sistema idrico, che in questa regione è un problema secolare.
E’ auspicabile diminuire le gravi perdite di rete, esercitare la manutenzione gli invasi e differenziare gli approvvigionamenti. Infine puntare alla dissalazione e al riutilizzo delle acque reflue. Per rendere efficienti le infrastrutture idriche del Sud Italia sono necessarie una serie di azioni integrate in maniera da produrre una miscela efficace, composta dalla presenza fattiva della governance, investimenti concreti nelle infrastrutture, diminuzione delle perdite di rete, diversificazione del modo di approvvigionarsi dell’acqua, costruzione di impianti di dissalazione, recupero delle acque reflue con la realizzazione di depuratori. Qualora si realizzasse questo vasto programma è scontato che il sistema idrico possa essere più funzionale e sostenibile, facendo crescere l’autonomia idrica delle comunità locali e attenuando le conseguenze del clima “impazzito”.
Senza voler mettere in dubbio i dati, le ricerche e le analisi di cotanto “parterre de rois” composto dalla “crème de la crème” di economisti e di studiosi dei fenomeni sociali, resta, però, la sensazione di una profonda amarezza sui progetti da realizzare. Non perché non siano idonei a risolvere la carenza idrica del Meridione e quant’altro, ma perché sembrano partoriti nel regno di “Utopia”, la cui etimologia significa “luogo che non esiste”, quindi irrealizzabili. Soprattutto perché per realizzarli, ci vorrebbe una classe politica adeguata ed una società civile consapevole. Mancano sia l’una che l’altra e all’orizzonte non se ne scorge nemmeno l’ombra. Per tacere della criminalità organizzata, penetrata in ogni ganglio della vita sociale ed economica!