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Un libro al giorno toglie il medico d’intorno (e un buon livello d’istruzione allunga la vita)

Gli studi confermano l’importanza della cultura come antidoto all’invecchiamento biologico e stimolo alla longevità.

Una volta ad allungare la vita era una telefonata, come recitava, nel 1994, uno spot della Sip, la compagnia telefonica nazionale, che da lì a poco sarebbe diventata Telecom. Ora parrebbe che ad allungare la vita sia un alto livello d’istruzione, assurto a nuovo elisir della longevità. Uno studio pubblicato da “JAMA Network Open”, una rivista medica a cura dell’American Medical Association, ha evidenziato la correlazione tra elevati livelli d’istruzione e rallentamento dell’invecchiamento. Tuttavia per comprendere come avvenga il meccanismo, c’è bisogno di ulteriori ricerche, perché si è ancora nella fase della presa d’atto del fenomeno.

Come indicatore è stato utilizzato un algoritmo (il demiurgo dell’era tecnologica), dall’altisonante nome di “orologio epigenetico Dunedin PACE” insieme ai dati del “Framingham Heart Study”. Quest’ultimo è uno studio epidemiologico iniziato nel 1948 nella cittadina statunitense di Framingham, nel Massachusetts, USA. Lo scopo era la stima del rischio delle patologie cardiovascolari e la correlazione con lo stile di vita. Ebbene, stando alle ultime scoperte, due anni di scuola in più influiscono sull’invecchiamento, rallentandolo del 2-3%. L’algoritmo viene misurato con un semplice esame del sangue e misura la velocità o la lentezza con cui il corpo invecchia. Nella ricerca gli scienziati hanno utilizzato i dati per coprire tre generazioni, per stabilire una relazione tra il livello di istruzione dei figli con quello dei padri. Nella prima fase è stato verificato il rapporto tra istruzione, invecchiamento e mortalità.

Uno studio dimostra che due anni di scuola in più influiscono sull’invecchiamento, rallentandolo del 2-3%.

Questo tipo di studi, come sostenuto dal Dipartimento di Epidemiologia della Columbia University, con sede a New York, USA, possono produrre scompiglio, poiché differenti livelli d’istruzione, spesso, coincidono con background culturali ed educativi diversi, che provocano disuguaglianze nell’accesso alle risorse. La ricerca, per ovviare a queste criticità, si è basata su alcune priorità. Ovvero sulla mobilità educativa, valutando le differenze di istruzione tra figli e genitori e tra fratelli. In questo modo è stato possibile tenere sotto controllo, dal punto di vista scientifico, il divario tra le famiglie e considerare gli esiti dell’istruzione. Grazie alla miscela di questi modelli di studio con l’orologio epigenetico è stato verificato come l’istruzione possa influenzare l’invecchiamento delle persone. I risultati sono stati talmente evidenti che il Dipartimento ha diffuso una nota in cui è stata confermata l’ipotesi dell’istruzione come antidoto all’invecchiamento biologico e come fattore di stimolo della longevità. Tuttavia, gli autori dello studio hanno chiarito che si è ancora nella fase sperimentale e ci vorranno altre ricerche di questo tipo per suggellare gli esiti raggiunti.

L’aspetto emerso dallo studio è che l’ascensore verso l’alto dell’istruzione è collegata sia al rallentamento dell’invecchiamento che ad una riduzione del rischio di morte. Ora per permettere a tutti di potersi istruire e quindi ridurre l’invecchiamento e la morte, è necessario che tutti abbiano le stesse possibilità ai blocchi di partenza. Spesso molti lasciano gli studi non per scarsa predisposizione o mancanza di volontà, ma per le esigenze che la vita impone loro. Quindi, oltre a non aver potuto studiare, invecchiano e muoiono prima di chi ha concluso il ciclo scolastico. Come dire: oltre al danno la beffa. Cornuti e mazziati!

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