Un provvedimento assurdo che ha scatenato una forte risposta della Triplice sindacale. Si attendono le risposte della Regione
Per quanto potrebbe sembrare paradossale, nell’ex regione rossa il personale medico è stato messo in cassa integrazione. Nell’Umbria leghista di Tesei, in piena emergenza sanitaria, le strutture ospedaliere private hanno predisposto la cassa integrazione per numerosi dipendenti. Tale politica va interpretata con la necessità di ridurre le spese delle società private a seguito della diminuzione dei proventi economici delle ultime settimane. Immediatamente sono arrivate le proteste dei sindacati confederati che hanno risposto con una nota congiunta.
“In queste ore– scrivono Cgil Cisl e Uil – stiamo ricevendo richieste di attivazione della cassa integrazione da parte delle strutture della sanità privata dell’Umbria. Non possiamo che esprimere il nostro sconcerto, anche a fronte delle recenti dichiarazioni della presidente Tesei sulla necessaria collaborazione richiesta a queste strutture. Proprio alla presidente facciamo appello ritenendo che, in questo momento di drammatica emergenza, anche la sanità privata debba fare la propria parte mettendo a disposizione strutture e personale. Chiediamo pertanto l’applicazione di quanto previsto dall’art.3 del decreto Cura Italia, che prevede la possibilità per il personale sanitario delle strutture private di continuare a prestare la propria opera a sostegno del servizio pubblico, regolamentando il “distacco” ex art.30 del DL 276/03…”.
Nei prossimi giorni le reazioni dell’ente pubblico.