ANCHE I BOSS POTREBBERO TORNARE A CASA PER LA QUARANTENA. AI DETENUTI TELEFONINI E SERVIZI DI VIDEOCHIAMATA GRATIS. UNA BOCCATA D’OSSIGENO ALLA MAFIA CHE PREPARA LE SUE STRATEGIE APPROFITTANDO DEL DISAGIO SOCIALE ED IMPRENDITORIALE
14 morti, evasioni di massa e danni per svariati milioni d’euro. Questo è il tragico bilancio delle settimane di fuoco che nei primi giorni della pandemia hanno travolto le carceri italiane. Da Nord a Sud, il sistema penitenziario italiano è stato scosso da una serie di rivolte violente, che hanno visto il popolo carcerario inveire contro le mancate tutele volte ad assicurare le condizioni minime di sicurezza sanitaria. Che gli istituti di correzione del Bel Paese siano sovraffollati e difettino negli standard minimi di sicurezza personale non è un segreto per nessuno. Più di una volta le associazioni a tutela dei diritti dei detenuti hanno manifestato forti perplessità sulla tenuta sanitaria all’interno degli istituti penitenziari e l’esplosione della pandemia non ha fatto altro che confermare la precarietà di tali strutture. Lo Stato per evitare l’esplosione di nuovi conflitti interni è stato costretto a misure eccezionali che hanno, di fatto, portato ad elargire permessi di semilibertà anticipata o la concessione degli arresti domiciliari anche a noti personaggi della criminalità organizzata.
La polveriera carceraria non è sfuggita all’attenzione di magistrati e uomini di legge che, all’esperienza maturata nel settore, hanno cercato di dare una spiegazione più lineare a una situazione che appare molto ingarbugliata. Tra i nomi più noti c’è quello di Catello Maresca, noto magistrato antimafia, protagonista nelle indagini che hanno condotto all’arresto di mammasantissima del calibro di Michele Zagaria o Giuseppe Setola. Il magistrato ha lanciato un preoccupante allarme sullo “status” attuale del sistema mafioso (come già aveva fatto il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri), chiedendo allo Stato di non abbassare la guardia e di continuare a monitorare con attenzione le attività criminose:
“…Sulla pericolosità delle mafie – ha dichiarato Maresca -, osservo che ora sono più pericolose che mai, perché non sono andate in quarantena, ma hanno messo in atto già la loro strategia criminale. Fanno proselitismo portando generi alimentari alla povera gente oggi in difficoltà più di ieri in modo da precostituirsi un credito importante che riscuoteranno appena necessario. Che si tradurrà in manovalanza in gran quantità per lo spaccio della droga, le estorsioni e le attività violente…”.
La parziale paralisi con cui l’articolazione statale è costretta a fare i conti, potrebbe aver facilitato i mezzi di comunicazione per molti mafiosi. Infatti tra le nuove concessioni erogate ai carcerati rientra l’utilizzo più libero delle nuove tecnologie. Skype e telefonini sono diventati più accessibili ai detenuti i quali potrebbero organizzare traffici illeciti standosene comodamente distesi nelle proprie celle:”…Credo realisticamente che questo fosse uno degli obiettivi principali della criminalità organizzata – ha aggiunto Maresca – la vera regia occulta delle agitazioni negli istituti di detenzione nei giorni scorsi…”.
Catello Maresca è sembrato perplesso anche per quanto concerne l’aspetto spontaneista della lotta carceraria. Il magistrato ha ipotizzato che ci possano essere fili conduttori tra l’istigazione alla rivolta e le concessioni poi ottenute. Una trama interessante che, se confermata, mostrerebbe ancora una volta la fragilità dello Stato nella lotta alle organizzazioni malavitose:
“…Ci sono sicuramente indagini in corso – ha evidenziato il magistrato- quello che le posso dire è che quando facevo indagini ed arrestavo i criminali, alcuni di loro per cercare di sfuggirmi usavano Skype per non essere intercettati. Così io mi inventai il virus trojan con il quale infettavamo i telefonini per intercettarli. Qiell’app sarebbe diventata famosa qualche anno dopo. Così riuscivo a entrare nei telefonini dei boss e seguirli… Oggi è lo Stato che offre Skype gratis ai detenuti. Qualcosa è andato storto. Credo che sia una delle più brutte pagine della lotta alle mafie in questo Paese. Purtroppo ho l’impressione netta che non siamo stati capaci di opporci alle richieste dei detenuti più pericolosi, che hanno chiaramente pilotato e strumentalizzato l’emergenza Coronavirus. (…). Telefoni per tutti, Skype e videochiamate illimitate e gratuite. Bonifici liberi per acquisti e regalie varie all’interno del carcere e poco controllabili quanto al mittente. Ritengo che per non dare la sensazione di adottare provvedimenti di clemenza si sia caduti nella trappola della criminalità organizzata…”.
La situazione appare ancora plumbea e burrascosa e sulle nuove strategie adottate dalla criminalità organizzata ci sarà molto su cui indagare. Di certo da eventuali quarantene al di fuori del 41 bis i boss mafiosi potrebbero uscirne più forti. Dotati di maggiore influenza sulla popolazione locale e carceraria che, in questo momento, si sentono abbandonate dalle istituzioni. Il Covid-19 sta scuotendo brutalmente le già fragili fondamenta dello Stato. E si sa che proprio nelle lacune statali la mafia acquisisce sostegno e potere. La pandemia non deve mettere in stand-by la lotta alla devianza organizzata, perché quest’ultima non va in quarantena. Al contrario la utilizzerà per recuperare il terreno perduto in questi anni e per vanificare il lavoro di molti magistrati che hanno dedicato la loro vita, mettendo in pericolo, alla lotta contro il crimine. Se lo Stato vorrà rendere onore a tale lavoro dovrà ripartire proprio dalle persone più fragili, che guardano con paura al domani lavorativo e sociale. Perché se le istituzioni si tireranno indietro, sarà la mafia a farsi avanti. Cosi come è sempre accaduto.