L’ex fidanzato di Giulia ammette l’omicidio: “Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera”.
VIGONOVO (Venezia) – “Sono affranto e voglio pagare tutto”. Cosi ha esordito davanti al Gip Benedetta Vitolo, al Pm Andrea Petroni e al proprio difensore, avvocato Giovanni Caruso, il presunto assassino di Giulia Cecchettin, la giovane universitaria di 22 anni morta ammazzata l’11 novembre scorso. Infatti Filippo Turetta, 21 anni, giunto in Italia dalla Germania lo scorso 25 novembre, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere davanti ai giudici inquirenti ha ammesso per sommi capi l’omicidio rilasciando spontanee dichiarazioni durante l’interrogatorio svolto nel carcere di Verona dove è detenuto:
” Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato – ha detto l’indagato – Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro…”.
Già in queste parole c’è qualcosa che non quadra e se davvero Turetta aveva intenzione di farsi arrestare perché fuggire all’estero? Comunque le indagini continuano, dunque qualsiasi dichiarazione rilasciata adesso dovrà poi trovare conferme ed essere reiterata durante il processo. Il giovane, che avrebbe pianto davanti ai magistrati, dopo circa due ore di colloquio con il suo difensore, avrebbe raccontato altri particolari che non sono stati resi noti:
”Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere – ha detto l’avvocato Caruso ai cronisti – ma ha anche ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca“.
Quanto snocciolato dal presunto assassino alla polizia tedesca, che nel procedimento penale italiano non ha valore, riguarda la medesima ammissione di avere ammazzato Giulia per poi non avere il coraggio di uccidersi. Dunque Filippo Turetta sarebbe reo confesso ma dovrà ancora riferire, nel dettaglio, quanto accaduto durante il femminicidio della sua ex fidanzata, massacrata di botte, calci e coltellate e poi gettata in un anfratto montuoso e coperta di sterpi. La vittima conosceva bene il suo aguzzino e se aveva mantenuto contatti con Turetta l’aveva fatto perché il giovane, perfetto persuasore, l’aveva convinta a proseguire gli incontri. In caso contrario lui si sarebbe ammazzato.
Giulia dunque, pur avendo paura di quel ragazzo gelosissimo, violento e vittimista, avrebbe acconsentito a continuare una frequentazione finita nel peggiore dei modi:
”Filippo Turetta ha dimostrato di essere un molestatore assillante – spiega l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di fiducia di Elena Cecchettin, sorella della vittima – il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono fame di possesso verso la nostra Giulia… Una sorta di assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia…Un uso padronale del rapporto che ha spinto il Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria“.
Turetta è accusato di omicidio volontario aggravato e di sequestro di persona ma l’ulteriore aggravante della premeditazione non gli è stata ancora contestata ufficialmente nonostante fosse stata ipotizzata dagli inquirenti sin dal rinvenimento del cadavere. Qualora il delitto premeditato, per dimostrare il quale l’inchiesta continua, fosse contestato all’odierno indagato Turetta rischierebbe il fine pena mai. Del resto i coltelli e il cambio di vestiti portati al seguito, i sacchi di plastica neri ritrovati sopra il corpo di Giulia, il presunto sopralluogo effettuato alcune ore prima dell’omicidio nella zona industriale di Fossò, le ricerche via web su come sopravvivere in montagna effettuate giorni prima e l’acquisto online di un nastro adesivo compatibile con lo scotch ritrovato sulla scena del crimine non sono forse indizi che dimostrerebbero la preparazione a tavolino del femminicidio?
E se dall’esame autoptico sul corpo di Giulia risultasse che l’ex fidanzato avrebbe infierito sulla povera ragazza sino ad ammazzarla per Filippo Turetta sarebbero guai seri. Infatti gli potrebbe essere contestata un’altra aggravante, quella della crudeltà, attesa quella spinta che il presunto assassino avrebbe dato alla vittima in fuga facendole sbattere la testa sul marciapiede.