Specie nei giovani questo aspetto si nota molto di più mentre le imprese faticano a trovare personale specializzato. Una politica seria fatta di incentivi e maggiore formazione si rende indifferibile.
Più di 1/3 dei giovani europei manifestano carenze tecnico-scientifiche. Il mercato del lavoro è quel luogo stabilito dal sistema economico per regolare l’incontro tra domanda (posti di lavoro) e offerta (lavoratori in cerca di occupazione). Ma sia l’una che l’altra sembrano viaggiare ognuna per conto proprio. Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea (UE), ha recentemente diffuso i dati sullo stato di salute dell’occupazione giovanile nel continente.
Più del 30% manifesta carenze tecnico-scientifiche, mentre le aziende, al contrario, faticano a reperire personale qualificato in Stem, acronimo che indica discipline quali Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica. E’ un aspetto molto negativo in quanto rischia di rendere le imprese meno competitive sul mercato globale. Tuttavia, nonostante la tendenza pessimistica, qualche novità si sta palesando.
Soprattutto le giovani hanno intrapreso una formazione tecnico-scientifica, più pertinente alle richieste del mercato del lavoro, proprio in quelle discipline dove dominava una cultura maschilista per cui i percorsi di accesso, per l’altra metà del cielo, erano preclusi da ostacoli e pregiudizi. Ogni persona appartenente a qualsiasi genere ha il diritto di intraprendere il percorso formativo che più l’appassiona. Si inizia già dall’asilo a stabilire quali siano gli interessi scientifici delle bambine, quando l’inclusione dovrebbe essere l’asse portante del processo educativo prima e professionale poi.
Inoltre le aziende con management inclusivo hanno prodotto un 45% in più di innovazione. Ma non è solo una questione di genere, ma anche vivere su un’isola del nostro territorio, è una forte criticità in cui il divario sulle materie tecnico-scientifiche è ancora più accentuato. Meno male che l’associazionismo, a volte, riesce a sopperire alla non curanza e incompetenza delle istituzioni preposte. E’ il caso della “Fondazione San Lorenzo”, nata per sostenere le isole minori italiane, promuovendo iniziative e progetti che valorizzino le risorse locali e aiutino le comunità a colmare il divario con la terraferma.

La fondazione finanzia progetti in tre aree principali: ricerca, educazione e imprese, e “ascolto” tramite bandi per progetti locali che migliorano le condizioni sociali, economiche e ambientali delle isole, con particolare attenzione alle nuove generazioni e alla sostenibilità. Ma non bisogna aspettare l’intervento di una realtà del “terzo settore” per la soluzione dei problemi. Urge una politica seria che abbia una visione aperta all’innovazione.
Le discipline Stem costituiranno l’architrave del futuro, per cui l’accesso deve essere libero da preconcetti e ostacoli che incontrano ancora oggi molte ragazze nell’approcciarsi ad esse. E’ chiaro che un modo più seducente, accattivante, che stimola curiosità per raccontare la scienza potrà favorire più partecipazione a queste materie sin dalla più tenera età. Il resto, oltre alle istituzioni, dipende dalla volontà delle associazioni di categoria, imprenditoriali e lavorative.
Aprire le porte delle aziende per una seria, vera alternanza scuola lavoro, offrire stage formativi e non per far trascorrere il tempo solo per percepire le risorse che lo Stato eroga in queste occasioni. Coltivare il talento in loco potrebbe rivelarsi la strategia vincente, senza attendere l’aiuto di “Babbo Stato”, anche perché un bravo stagista di oggi potrà essere un eccellente professionista domani. Ai posteri!