Travolta dal tir a Milano, camionista ai domiciliari. “La mamma ha salvato i gemellini spingendo via il passeggino”

L’ultimo gesto nel disperato tentativo di evitar loro l’impatto. L’autista è stato arrestato ore dopo per omicidio stradale. In fuga avrebbe chiamato il padre e l’avvocato. Il pm: “Consapevole di quel che aveva fatto”.

Milano – E’ ai domiciliari Francesco Monteleone, il 24enne camionista che l’11 dicembre a Milano ha travolto e ucciso Rocio Espinoza Romero, mamma 34enne di origini peruviane, mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali con i suoi gemellini di un anno e mezzo nel passeggino. Dopo il tragico impatto l’uomo era fuggito ed è stato rintracciato ore dopo. Per lui l’accusa è omicidio stradale e omissione di soccorso.

Erano le 9:44 di mercoledì quando Rocio è stata investita in viale Renato Serra, all’incrocio semaforizzato con via Scarampo, crocevia molto trafficato e già più volte attenzionato perché poco sicuro. Stava attraversando sulle strisce pedonali e con semaforo verde spingendo il passeggino, quando si è accorta del tir che sopraggiungeva per svoltare a destra. Alzando le mani e sbracciando ha tentato di fermarlo. Poi in un ultimo disperato tentativo di salvare i gemellini, ha spinto via il passeggino. I bimbi sono usciti dalla traiettoria del camion, sono ruzzolati fuori dal passeggino ma hanno avuto salva la vita, riportando – così come la nonna di 59 anni, che era con loro – solo qualche lieve escoriazione. Rocio invece è stata presa in pieno dall’autista e trascinata per 13 metri. Una drammatica dinamica ricostruita grazie a un testimone.

Rocio Espinoza Romero, 34 anni, rimasta uccisa nell’incidente

L’autista del camion è fuggito dopo l’incidente facendo subito scattare la caccia all’uomo. Dopo poche ore, Francesco Monteleone è stato rintracciato ad Arluno, poco fuori Milano, e fermato con l’accusa di omicidio stradale e omissione di soccorso. Agli inquirenti ha detto di non essersi accorto di nulla, ma dall’analisi del cellulare è emerso che mentre era in fuga avrebbe chiamato il padre per ben quattro volte. Un’altra telefonata l’avrebbe fatta al suo avvocato, segno inequivocabile, per il pm Paola Biondolillo, che il giovane era ben “consapevole di quello che aveva fatto”. Nonostante ciò si è recato ad Arluno per riprendere il lavoro “come se niente fosse”.

Nell’interrogatorio davanti al giudice, nel carcere di San Vittore, Monteleone si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip Alberto Carboni ha convalidato il fermo e disposto gli arresti domiciliari.

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