Transizione verde: che peso avrà sugli italiani?

Da quando è entrato nelle nostre vite quotidiane l’indesiderato ospite, il famigerato virus, non si fa che parlare di transizione verde. In realtà la pandemia ha solo esacerbato un fenomeno presente da decenni. Inquinamento, cambiamento climatico, ripartenza sono concetti presenti in tutte le agende politiche dei governi di ogni Paese.

Roma – La Banca Europea degli Investimenti, BEI, ha effettuato una ricerca sul clima e sulle sue conseguenze sullo standard di vita dei cittadini italiani ed europei. I risultati sembrerebbero incoraggianti. Tre italiani su quattro sono del parere che la transizione verde porterà miglioramenti nella loro qualità della vita. Il 60% ritiene che la svolta green migliorerà il proprio potere d’acquisto. Sono inoltre convinti che il cambiamento dal fossile all’energia rinnovabile porterà crescita economica, con più nuovi posti di lavoro di quanti se ne perderanno. Guerra permettendo.

La sede della BEI in Lussemburgo

Altri prevedono che in futuro ci si dovrà trasferire in un’altra regione o addirittura in un altro Paese. Quest’ultimo dato raggiunge percentuali più elevate tra la fascia d’età tra i 20 e 29 anni. Una discreta percentuale ha paura di perdere il posto di lavoro, in quanto impiegata in settori incompatibili con l’esigenza di attenuare i cambiamenti climatici: anche qui la percentuale cresce nella fascia giovanile. Ricordiamo che la BEI è il braccio finanziario dell’Unione Europea e tra i maggiori finanziatori multilaterali mondiali di progetti relativi al cambiamento climatico.

Gli italiani, almeno così appare dallo studio, si sono mostrati particolarmente entusiasti per la rivoluzione verde, soprattutto per quanto riguarda la qualità della vita, degli alimenti e sulla salute in generale. Nonostante alcuni scetticismi, la maggior parte pensa che i suoi effetti positivi si riverseranno anche sul mondo del lavoro. Circa tre quarti del campione pensano che ci saranno ricadute favorevoli sui livelli occupazionali.

L’andamento degli investimenti nell’energia rinnovabile negli anni passati

Oltre la metà è del parere che il cambiamento climatico continuerà a costituire un serio problema anche negli anni a venire. La paura che i cambiamenti del clima possano costituire una minaccia per il luogo in cui si vive è reale. Si teme che gli impatti a lungo termine porteranno al bisogno di trasferirsi in un’altra regione.

La consapevolezza della necessità di una modifica dei propri stili di vita per contrastare i cambiamenti climatici è molto alta, tant’è che che si ritiene che la gran parte delle persone non avrà più un’automobile tra 20 anni. Infine, secondo molti, il lavoro da remoto avrà un ruolo fondamentale nel contrasto ai cambiamenti del clima. Si prevede anche che saranno adottate diete vegetariane ed ad ogni cittadino sarà assegnata una quota prestabilita di energia.

Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca Europea degli Investimenti

In confronto a quelli italiani, i cittadini europei nel complesso sono più divisi sulla transizione ecologica come volano per crescita economica, qualità della vita e salute. La vicepresidente della BEI, Gelsomina Vigliotti, ha espresso l suo pensiero nel merito:

“…Gli italiani sono tra i più ottimisti in Europa ha detto Vigliotti per quanto riguarda gli effetti delle politiche di contrasto dell’emergenza climatica. Sono convinti che la transizione verde avrà un impatto positivo in futuro sia sulla qualità della vita che sul mercato del lavoro, ma sono anche preoccupati per gli effetti a lungo termine dei cambiamenti climatici. Come banca dell’UE per il clima, abbiamo la responsabilità di affrontare queste preoccupazioni collaborando sia con il settore pubblico che con quello privato per finanziare una transizione resiliente e a basse emissioni di carbonio, garantendo allo stesso tempo che nessuno resti indietro…”.

Noi ci auguriamo che l’ottimismo degli italiani possa alimentare la concreta realizzazione dei buoni proprositi della transizione green. Magari bastasse l’ottimismo per affrontare una problematica che potrà rivoluzionare il modo di produzione ed i suoi rapporti sociali. La BEI ha manifestato tutta la volontà per finanziare questo processo. Sapranno i nostri decisori politici controllare in quali rivoli sfocerà quel fiume di denaro investito? E, soprattutto, sapranno mettere in pratica quanto promesso? I dubbi sono tanti e, purtroppo, fin troppo legittimi.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa