Traguardo storico, ecco la separazione delle carriere: via libera alla Camera

Nordio: “Basta processo alle intenzioni”. Fi “Si realizza sogno Berlusconi”. Le opposizioni e la magistratura restano sulle barricate.

Roma – Il primo via libera alla Camera alla separazione delle carriere, ribattezzata la “madre delle riforme”, arriva tra le polemiche e il consueto braccio di ferro del governo con le opposizioni e la magistratura. La riforma, approvata con 174 voti a favore, 92 voti contrari e 5 astenuti è il primo dei passaggi parlamentari necessari per l’ok al disegno di legge costituzionale. Si modifica, infatti, il titolo IV della Costituzione con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. A tal fine, vengono previsti due Csm: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Ulteriori novità sono i componenti dei Csm estratti a sorte e l’istituzione di un’Alta Corte
disciplinare. In Aula durante il voto il ministro Carlo Nordio. Sulle barricate le toghe che per le cerimonie dell’Anno Giudiziario promettono manifestazioni e iniziative per scongiurare il tentativo di assoggettare il pm all’esecutivo.

Ma la replica del ministro della Giustizia Carlo Nordio è ficcante: “Il domani risiede del grembo di Giove” ma “not in my name: una sottoposizione del pubblico ministero all’esecutivo non sarebbe mai, mai, mai approvata”, ha detto Nordio, intervenendo nell’Aula della Camera quando erano in corso le votazioni degli ordini del giorno al ddl costituzionale sulla separazione delle carriere. “Ho scelto di fare il pm 47 anni fa – ha affermato il Guardasigilli – proprio perché ritenevo che fosse e dovesse essere indipendente da qualsiasi forma di potere – esecutivo, mediatico, correntizio – e quindi non vedo perché dobbiamo continuare fare un processo alle intenzioni su una cosa che è scritta nella riforma costituzionale”, ha aggiunto replicando alle opposizioni. “La riforma costituzionale che noi proponiamo “è di una semplicità elementare, – ha concluso Nordio – c’è scritto tutto, l’indipendenza della magistratura giudicante e requirente è inserita nella proposta di riforma: tutto il resto, come direbbe Shakespeare, è silenzio”.

Dall’altra parte le toghe sono sul piede di guerra: dopo l’annuncio di iniziative dell’Anm in occasione dell’Anno Giudiziario, interviene anche Magistratura Democratica. Mettere da parte forme di protesta “deboli e tiepide” e agire invece con “gesti visibili e determinati, in difesa della Costituzione” contro la separazione delle carriere. Con questo spirito i candidati e le candidate di Magistratura democratica alle prossime elezioni dell’Anm chiedono che, in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario, “i magistrati, con toga indosso e copia della Costituzione alla mano, abbandonino l’aula, in forma composta, nel momento in cui il rappresentante del ministro prenderà la parola”. Si tratta, dicono, di una “reazione davvero all’altezza delle aggressioni che, contro la Costituzione e i diritti dei cittadini, si vogliono portare con la riforma”.

Tra le opposizioni critiche, il deputato di Avs Angelo Bonelli intervenendo in aula alla Camera nel corso delle dichiarazioni di voto ha fatto notare: “Avs pur essendo contraria a questa riforma, non ha avuto un atteggiamento pregiudiziale”. Ma per Bonelli c’è “un disegno, la strategia del Governo non è stata quella di far funzionare la giustizia ma quella di delegittimare la magistratura di fronte agli occhi dell’opinione pubblica per un chiaro disegno politico. Abbiamo assistito ad attacchi sistematici, violenti verbalmente, che hanno avuto delle conseguenze sui giudici, come per la giudice Silvia Albano”. Così sul disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere, annunciando il voto contrario del suo gruppo. “Il disegno di legge sulla separazione della carriere ha l’obiettivo di sottoporre il pubblico ministero sotto il potere dell’esecutivo”. “la vostra strategia è quella di costruire un‘Italia autoritaria che avrà il suo apice nella riforma del premierato”. 

“La separazione dei poteri è alla base nostra democrazia e questo ddl determina un’incidenza enorme sulla separazione dei poteri. La politica prevarrà sulla magistratura, vediamo se riuscirà anche a sottrarsi al controllo della legalità. Questa maggioranza da sempre ha dimostrato di non tollerare il controllo della magistratura. La politica invece vuole il controllo del Pubblico ministero”, ha affermato il deputato M5S Federico Cafiero de Raho intervenendo in aula alla Camera e annunciando il voto contrario del suo gruppo. “Vengono alterati i rapporti tra politica e magistratura. Da anni assistiamo ad attacchi durissimi, scomposti, costituzionalmente inquietanti agli esponenti della magistratura. La separazione delle carriere incide sul livello della democrazia, abbassando il livello di tutela dei cittadini”, ha concluso.

Sulle barricate anche il Pd: Deborah Serracchiani annunciando il voto contrario ha sottolineato: “Il senso delle istituzioni non si acquista un tanto al chilo. Spiace che una delle forze politiche della maggioranza che ogni tanto alza la testa, sia stata costretta ad abbassarla al primo no del governo. La Corte costituzionale ci aveva detto che per prevedere la separazione delle carriere bastava una legge ordinaria. Ma voi siete andati
oltre e avete separato non le carriere, ma le magistrature. E’ chiaro l’intento punitivo, questa riforma ha anche un certo furore ideologico che l’accompagna. Tutte le motivazioni alla base della riforma non hanno nulla a che vedere con la riforma stessa. C’era proprio da fare questa riforma, non era meglio occuparsi dell’emergenza carceri?”.

Forza Italia dedica la riforma a Berlusconi

Gioisce Forza Italia: “Oggi andiamo a scrivere la storia e a realizzare il sogno del presidente Berlusconi a tutela di tutti i cittadini. Dopo 35 anni ce l’abbiamo fatta e il giudice è finalmente terzo”, così il deputato di Forza Italia, Tommaso Calderone, intervenendo alla Camera in dichiarazione di voto. La separazione delle
carriere “non è un fine della riforma della giustizia, ma un mezzo, uno dei più efficaci e potenti. Imparzialità
del giudice, la sua terzietà non è una frase fatta, ma un principio costituzionale secondo noi mai realizzato fino in fondo”, ha detto la deputata della Lega, Simonetta Matone nell’Aula della Camera.

Voto favorevole alla separazione delle carriere da parte di Azione, “ma il nostro è un sì stentato e pieno di amarezza. Questo è un tema su cui dovremo provare a confrontarci. La serenità del dibattito è una premessa
necessaria”, ha detto Antonio D’Alessio. Il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, ha annunciato un voto di astensione “perché riteniamo fondata l’esigenza di portare il paese verso la separazione delle carriere e per capire se ci sono i margini per apportare qualche cambiamento, come sulla parità di genere. Vi aspettiamo al Senato per concorrere insieme e non sottoscrivere solo quello che avete deciso”.

“Noi oggi voteremo a favore di questo ddl, vedremo quello che accadrà fino al voto finale. Voteremo a
favore perché molti di noi di Più Europa sono cresciuti politicamente occupandosi di responsabilità civile dei magistrati
, di elezione del Csm per togliere lo stigma correntizio, e di separazione delle carriere”, aveva detto Benedetto Della Vedova (Più Europa) in dichiarazione di voto. “Oggi siamo chiamati ad esprimerci su un provvedimento di portata storica perché è una riforma costituzionale, perché non rappresenta solo un cambiamento tecnico e istituzionale, ma è dal nostro punto di vista un salto di qualità per il sistema giudiziario e per la democrazia”, ha detto Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati.

La riforma della giustizia prevede che, a differenza di oggi, le carriere dei magistrati che fanno le indagini (pm) siano distinte da quelle dei giudici (di tribunale e delle Corti) per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione, e restarci. Insomma niente più ‘porte girevoli’ tra pm e giudici secondo un’espressione abusata negli anni scorsi, vista l’anzianità della battaglia che però non convince gran parte delle toghe. A intestarsene la paternità è Forza Italia, in linea con la distribuzione politica delle riforme cardine della legislatura, tra l’autonomia differenziata della Lega e l’elezione diretta del premier che fa capo a Fratelli d’Italia. Quest’ultima, però, da mesi è quasi forzatamente rallentata, a Montecitorio, complici i
difficili equilibri che alla “madre di tutte le riforme” vanno garantiti.

Si tratta di una importante riforma della intera magistratura indispensabile al fine di realizzare nel processo la figura del ‘giudice terzo’, separato dall’accusa e dalla difesa, garante dei diritti dei cittadini, previsto dall’articolo 111 della Costituzione e mai di fatto realizzato”, ha sottolineato più volte l’Unione delle Camere penali italiane, da sempre impegnata in questa battaglia. I penalisti sin dall’entrata in vigore del codice Vassalli si sono battuti per realizzare una “vera riforma che separasse la magistratura requirente da quella giudicante come unico mezzo per ottenere un giudice forte, autorevole e indipendente, garantendo al tempo stesso l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero, condizioni indispensabili per la piena realizzazione del processo accusatorio”. “Si tratta di un risultato straordinario al cui raggiungimento l’Unione delle Camere Penali ha dato un contributo importantissimo”, dichiara il presidente dell’Unione camere penali Francesco Petrelli. 

l testo, composto da 8 articoli, prevede lo sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura dando vita a due distinti organi di autogoverno: il Csm giudicante e il Csm requirente. La presidenza di entrambi gli organi è attribuita al presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Csm giudicante e del Csm requirente, rispettivamente, il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale
della Corte di Cassazione.
Gli altri componenti di ciascuno dei Csm sono estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Si prevede, inoltre, che i vicepresidenti di ciascuno degli organi siano eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. In questo modo i magistrati non hanno più diritto di voto.

Le novità sul Csm

Un’altra novità è rappresentata dall’istituzione dell’Alta Corte disciplinare che sottrae al Csm la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari. Questa nuova Alta Corte sarà composta da 15 giudici: 3 nominati dal presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche, avvocati con almeno 20 anni di professione; 3 estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune, in soggetti con i medesimi requisiti; 6 estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; 3 estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti. Il presidente è eletto tra i giudici nominati dal presidente della Repubblica o dal Parlamento. E’ prevista la possibilità di impugnare le decisioni dell’Alta Corte dinnanzi alla stessa Corte, che giudica però in una composizione differente.

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