Nell’incidente alla centrale idroelettrica Enel Green Power sul lago di Suviana, nell’Appennino bolognese, morirono sette lavoratori e altri sei rimasero feriti.
Bologna – È passato un anno dall’esplosione sotterranea che il 9 aprile 2024 ha sconvolto la centrale idroelettrica Enel Green Power sul lago di Suviana, nell’Appennino bolognese. Sette lavoratori sono morti, sei sono rimasti feriti, e parte della struttura è crollata e allagata in quello che i vigili del fuoco hanno definito un “unicum al mondo” per complessità e devastazione. A dodici mesi dalla tragedia, le indagini della Procura di Bologna procedono a rilento, ostacolate dalla delicatezza dell’accesso ai locali sommersi, ma una svolta potrebbe essere imminente con l’immersione dei sommozzatori.
Tutto si è consumato in circa sei secondi, secondo la relazione preliminare dei periti depositata nell’autunno 2024. Quel giorno, un gruppo di tecnici era impegnato nel collaudo di un generatore tra i piani -8 e -10 della centrale, quando un improvviso scoppio ha fatto crollare solai e pareti, innescando un incendio e un’alluvione interna. Sette lavoratori – tra cui operai e ingegneri di età compresa tra i 35 e i 62 anni – hanno perso la vita, mentre sei sono stati estratti vivi, ma con ferite gravi.
I vigili del fuoco, intervenuti con decine di squadre e sommozzatori, hanno lavorato per giorni in condizioni estreme per recuperare i corpi e mettere in sicurezza l’area. La consulenza tecnica disposta dalla Procura di Bologna, guidata dal pm Flavio Lazzarini, è rimasta ferma per mesi. L’inverno ha reso inaccessibili i piani sommersi, e lo svuotamento dei locali – dai -6 al -10 – ha richiesto tempo e cautele per garantire la sicurezza degli operatori e preservare le prove. Solo in questi giorni i pm hanno annunciato la ripresa delle attività, con il prossimo passo cruciale: l’immersione dei sommozzatori dei vigili del fuoco per prelevare componenti elettronici dal piano -6, da analizzare insieme alle scatole nere già recuperate.
Se i tecnici confermeranno che si tratta di operazioni irripetibili – come appare probabile – scatteranno le prime iscrizioni nel registro degli indagati. Questo consentirebbe a indagati e parti offese (familiari delle vittime e feriti) di nominare consulenti per partecipare agli accertamenti. L’obiettivo è chiaro: capire non solo la dinamica dell’esplosione, ma anche se fosse prevedibile e se l’ambiente di lavoro fosse adeguato al collaudo.
I sindacati puntano il dito su possibili carenze di sicurezza nella centrale, chiedendo che l’inchiesta faccia luce su procedure, manutenzione e formazione del personale. Enel Green Power, che gestisce l’impianto, ha espresso cordoglio e collaborazione, ma non ha commentato i dettagli tecnici in attesa degli esiti giudiziari. L’immersione dei sommozzatori potrebbe segnare il primo passo verso la chiarezza. I componenti da analizzare – tra cui parti del generatore e sistemi di controllo – potrebbero rivelare malfunzionamenti o anomalie. Ma la complessità del caso, definita dai periti “un puzzle tridimensionale,” lascia presagire tempi lunghi.