TORINO – SALVINI ASSENTE IN UDIENZA PER LA TERZA VOLTA. STAVOLTA LA SCUSA NON REGGE.

Stavolta Salvini poteva evitare di svignarsela per la terza volta. Avrebbe dovuto comportarsi come un comune mortale e partecipare all'udienza difendendosi dalla grave accusa, resa ancora più pesante perché rivolta ad un rappresentante delle istituzioni.

Torino – Non c’è due senza tre. Matteo Salvini sembra proprio avere una particolare avversione per le aule di tribunale. Già due volte ha disertato le udienze al processo per vilipendio nei confronti della magistratura, con scuse più o meno improbabili. Lo scorso ottobre si era appellato al Covid e al problema dei contagi, ritenendo poco saggio spostarsi, mentre a dicembre aveva dichiarato misteriosi impegni istituzionali.

E tanti saluti, nello stile del Cavaliere Silvio Berlusconi. Il 18 gennaio scorso, data dell’udienza, il capo del Carroccio faceva sapere, tramite il suo legale Claudia

, di essere “impegnato in Parlamento” e di trovarsi quindi nell’impossibilità di comparire in aula, chiedendo il rinvio dell’udienza.

Tribunale di Torino

Il giudice Roberto Ruscello ha però respinto la richiesta, dichiarando le motivazioni non sufficienti e disponendo la prosecuzione del procedimento penale. Il magistrato ha evidenziato che l’impedimento di un parlamentare consiste nell’impossibilità di presenziare al dibattito e di esercitare il diritto di voto, ma in questo caso non può essere applicato in quanto il Presidente del Consiglio ha parlato alla Camera dei Deputati, mentre Matteo Salvini è membro del Senato dove il premier Conte ha parlato sino a tardi non il 18 gennaio ma il 19, cioè ieri sera. 

Questa volta dunque l’udienza è andata avanti con l’audizione di Alessandro Canelli, sindaco di Novara.

Le lamentele dell’avvocato Eccher non sono tardate, con tanto di indignazione per presunta privazione dei diritti civili: “…Un’ordinanza che priva la persona dei suoi diritti civili – ha detto il legalenon riconoscendo il legittimo impedimento al senatore Salvini in questo momento di crisi del Governo, mi pare sia un fatto abbastanza grave…”.

Claudia Eccher

Forse un tantino melodrammatico, vista e considerata la debolezza della causa della richiesta di rinvio, che appare più un tentativo di arrampicarsi sugli specchi. Ma a quali impegni parlamentari si riferiva Matteo Salvini?

L’accusa di vilipendio nei confronti della magistratura, per cui Salvini è imputato, risale ai 2016 quando il leader della Lega aveva attaccato il giudice che, in data 2 febbraio dello stesso anno, aveva disposto il rinvio a giudizio di alcuni consiglieri regionali, tra i quali Edoardo Rixi, poi condannato in primo grado a 3 anni e 5 mesi per peculato nel maggio del 2019.

All’epoca Salvini, europarlamentare, si era espresso in maniera assai poco felice: “…Se so che qualcuno nella Lega sbaglia sono il primo a prenderlo a calci nel culo – esplodeva Salvini –  e a sbatterlo fuori. Ma Rixi è un fratello e lo difenderò fino all’ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana, che è il cancro da estirpare…”.

Edoardo Rixi                                                                                                                                          Foto Fabio Cimaglia

Sappiamo bene che la nostra magistratura non brilla certo per essere adamantina, basti pensare al caso Palamara, giusto per citare uno dei tanti scandali. Tuttavia sarebbe bene pesare le parole, soprattutto se a pronunciarle è un rappresentante delle istituzioni.

Salvini, all’epoca dei fatti, se ne sarebbe accorto tanto che poco dopo avrebbe cercato di smorzare i toni con un pacato tentativo di aggiustare la situazione:

“…Ci sono tanti giudici che fanno benissimo il loro lavoro – aveva aggiunto il leader leghista – penso a chi è in prima linea contro mafia, camorra e ‘ndranghetaPurtroppo è anche vero che ci sono giudici che lavorano molto meno e, che fanno politica, che indagano a senso unico e che rilasciano in 24 ore pericolosi delinquenti. Finché la Magistratura italiana non farà pulizia e chiarezza al suo interno, l’Italia non sarà mai un Paese normale…”.

Nonostante ci sia del vero in queste parole, il danno ormai era stato fatto: la Procura di Torino apriva un fascicolo per vilipendio all’organo giudiziario.

Al di là del fatto che possa essere condivisibile o meno quanto detto da Salvini, resta il fatto che ormai un processo è in corso. Accampare ogni volta scuse per evitare di presentarsi in aula non ci sembra un comportamento etico, né responsabile, soprattutto da parte di un senatore e leader di un partito che rappresenta milioni di italiani.

Assumersi le proprie responsabilità è soltanto sinonimo di maturità, ma nella politica nostrana questa è una qualità che latita. E si vede.

 

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