Il noto cuoco, al secolo Gabriele Rubini, che non ha mai nascosto la propria posizione politica in favore della Palestina, dopo la perquisizione domiciliare, è stato accompagnato in questura a Frascati e poi rilasciato.
Frascati – Lo scorso 17 luglio personale della Digos, su delega della locale autorità giudiziaria, ha proceduto alla perquisizione del domicilio del professionista dove avrebbe anche sequestrato materiale informatico ed un Pc. Tutto questo a causa della pubblicazione di due post sul social “X” in cui Rubio tuonava, alla sua maniera, contro lo Stato di Israele e delle sue autorità.

Dopo le incombenze di rito Rubio è stato accompagnato presso la questura di Frascati dove è rimasto per alcune ore prima di tornare a casa. I post erano stati pubblicati in rete il 21 ed il 22 maggio scorsi ed il loro contenuto è inequivocabile:
“Morte ai diplomatici complici del genocidio in atto da 77 anni – scriveva lo chef nel primo messaggio – morte agli invasori e a chi li finanzia, morte al colonialismo, suprematismo, razzismo e odio antimusulmano. Morte quindi al sionismo e alla colonia ebraica. Lunga vita alla Palestina e ai nativi semiti palestinesi“.
Anche il secondo messaggio non si presta a dubbi: “Che differenza c’è tra un impiegato dell’ambasciata della colonia ebraica e un soldato suprematista ebraico che massacra i palestinesi per il loro solo esistere e resistere? Che uno esegue gli omicidi (Eichmann) e l’altro fornisce legittimità e mezzi per farlo impunemente“.

Sulla scorta di quanto scritto Gabriele Rubini, formalmente indagato, dovrà rispondere del reato previsto dall’art. 604 bis, comma 1, lettera B, del Codice penale, che “punisce chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi“. La norma dunque non si limita a punire la mera propaganda di idee discriminatorie, ma anche l’azione concreta di istigare altri a compiere atti discriminatori o il compimento stesso di tali atti.
Non è la prima volta, e non sarà l’ultima, che chef Rubio finisce nei guai per le sue idee politiche. Siamo certi però che le sue manifestazioni di chiaro dissenso contro il governo di Benjamin Netanyahu siano espresse del tutto in buonafede e senza intenti terroristici. L’ennesima disavventura giudiziaria del protagonista di “Unti e Bisunti” è appena incominciata.