Tariffe “selvagge”: la protesta dei taxi per “regole certe”, oggi sciopero dalle 8 alle 22

I sindacati accusano i ministeri di rimpallo di responsabilità e vogliono un confronto con la premier: “Decreti attuativi fermi da 5 anni”.

Roma – Chiedono un confronto con la premier, “dopo un rimpallo tra i ministri Salvini e Urso” e dopo che gli incontri al Mise non hanno portato a nulla: i decreti attuativi sono bloccati da 5 anni. Sarà un’impresa molto difficile trovare un taxi oggi, dalle 8 alle 22 in tutta Italia. I sindacati hanno confermato lo sciopero che culminerà con una manifestazione a Piazza San Silvestro, a Roma, dalle 11 alle 17. Un’astensione dal lavoro che ha messo d’accordo praticamente tutti i sindacati e le sigle tranne il 3570 di Loreno Bittarelli – l’ultima risale al luglio 2022 – che auspicano “la partecipazione di tutta la categoria a difesa del proprio lavoro, per contrastare l’uso illegittimo delle autorizzazioni da noleggio e salvaguardare la propria autonomia e indipendenza dalla schiavitù di algoritmi e multinazionali”.

Ma le associazioni di consumatori parlano di “sciopero inutile” che serve solo “a mantenere privilegi di casta”. I tassisti chiedono al governo regole certe per il settore e cercheranno di spiegare le loro ragioni ai cittadini distribuendo volantini: “la nostra non è e non deve sembrare una difesa corporativa, scenderemo in piazza anche a tutela dell’utenza – sottolinea il responsabile nazionale di Ugl taxi, Alessandro Genovese – Oggi gli utenti possono contare infatti su tariffe certificate, domani, senza decreti attuativi adeguati e quindi senza regole non è detto: se cresce la domanda di servizi taxi e ncc gli algoritmi delle multinazionali vanno alle stelle; in situazioni di emergenza o per calamità naturali i prezzi, come abbiamo visto, sono lievitati anche del 400%”.

L’immagine di una manifestazione dei tassisti

E ricorda che “a febbraio i ministri Adolfo Urso e Matteo Salvini ci avevano convocato per definire i decreti attuativi adeguati con l’impegno a approvarli entro aprile. Ma alcuni incontri al Mise, dove è stato ricevuto il vice presidente di Uber Tony West, e alcune dichiarazioni ai question time ci hanno dato l’impressione che
tutto sia fermo, mentre a causa delle multinazionali che operano nelle grandi città la deregolamentazione è sotto gli occhi di tutti”. Il coordinatore dell’Usb Riccardo Cacchione spiega che “l’atteggiamento complessivo della maggioranza in questo ultimo periodo ha fatto scattare il nostro allarme: le interferenze che Uber ha imposto alla politica non sono una novità, e quindi quello che è a tutti gli effetti uno stop al confronto e un rimpallo tra diversi ministeri ci impone di andare direttamene a un confronto con la presidente del Consiglio Meloni.

“Chiediamo con forza – aggiunge Cacchione – che la maggioranza concluda il confronto con la nostra categoria e chiediamo che i decreti attuativi adeguati, fermi da ormai 5 anni nei ministeri Sviluppo Economico e Trasporti, che definiscono le regole e vincoli a tutela del trasporto pubblico, vengano al più presto approvati”. Incalza il segretario nazionale di Cgil taxi, Nicola Di Giacobbe: “Scioperiamo per chiedere al governo di scrivere e approvare decreti che servano ad attuare lo spirito della legge quadro di settore, non a capovolgerlo per accogliere le pressioni di chi vuole fare profitto con la mobilità”.

I ministri Urso e Salvini

Di “inutilità” dello sciopero parla il Codacons, “i cittadini non avvertiranno alcuna differenza rispetto a
qualsiasi altro giorno della settimana perché i taxi sono già abitualmente introvabili nelle principali città italiane”. Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, si tratta del “solito sciopero immotivato e preventivo per mantenere i privilegi di casta”. Per Assoutenti si tratta di uno “sciopero assurdo e immotivato”. Da Roma a Milano la situazione è la stessa: la manifestazione è stata convocata contro la possibilità che si aumentino le licenze, come sta avvenendo, e contro il presunto immobilismo del Governo Meloni sulla vicenda. All’evento aderiscono le sigle Unica Cgil, Fast, Ugl, Uti, Tam, Claai Unione artigiani, Satam, Or.s.a. taxi, Uritaxi, Atlt, Ati taxi, Sitan/Atn, Usb taxi, Unimpresa, Federtaxi cisal.

“L’incontro avuto con il ministro Urso è stato meramente interlocutorio e non ha prodotto nessun risultato concreto. Una situazione – dicono il segretario generale Claudio Tarlazzi e il segretario nazionale Marco Verzari della Uiltrasporti commentando la riunione al Mimit sulla questione taxi – che ha reso necessaria la dichiarazione dello sciopero nazionale. Una protesta che verrà svolta garantendo comunque il servizio di trasporto sociale per anziani, portatori di handicap e malati”. 

“Il ministro – proseguono – ha di fatto scaricato le responsabilità al ministero dei Trasporti sullo stallo dei testi dei decreti attuativi e del Dpcm dei quali, ad oggi, non è dato conoscere i testi definitivi, e non ha fatto pienamente chiarezza circa l’incontro che si è tenuto al ministero con il capo globale di Uber. I decreti sul Registro Elettronico Nazionale e sul Foglio di servizio, nonché il Dpcm per la regolamentazione delle Piattaforme Elettroniche, sono fondamentali per il riordino del settore che attualmente vede un altissimo tasso di abusivismo favorito dalla mancanza di regole certe per tutti”.

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