Nella speranza che la nuova inchiesta prosegua col piede giusto e conduca gli inquirenti alla conclusione di una vicenda fin troppo controversa. Con molta probabilità si ripasserà al setaccio tutto il materiale repertato negli anni e chissà che le nuove tecnologie non portino gli investigatori verso la giusta direzione.
Mazara del Vallo – Ancora veleni, rivelazioni di segreti d’ufficio e di gravi inadempienze, storie di connivenze e complicità ad appena due settimane dall’apertura delle nuove indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone.
Insomma avrà un bel da fare la Procura di Marsala che è tornata sul campo con indagini a tutto tondo sulla bambina di 4 anni scomparsa nelle vicinanze della casa della nonna materna.
Dopo la farsa della televisione moscovita e della ragazza russa Olesja Rostova che non era certo Denise si è passati alla giovane rumena che vive a Cosenza e che si chiama Denisa di 19 anni. La ragazza, certificato di nascita alla mano, nega di essere la figlia di Piera Maggio e la sua somiglianza è incerta rispetto alle rielaborazioni elettroniche dei tratti somatici di Denise Pipitone da grande.
La giovane, la cui presenza è stata segnalata ai carabinieri da Francesca Sbaglia, titolare di un negozio di compro oro e dalla parrucchiera Grazia Bonanno, ha comunque detto agli inquirenti che non intende sottrarsi al test del Dna che verrà richiesto dalla Procura siciliana.
Ma in attesa di elementi nuovi che possano finalmente portare alla verità dopo 17 anni è tornato alla ribalta delle cronache Alberto Di Pisa, ex procuratore capo di Marsala, in pensione dal 2015. Il magistrato ha dichiarato in tv di essere convinto, al 90%, che la bambina segnalata dalla guardia giurata a Milano, nell’ottobre del 2014, era proprio Denise:
”…C’è un’intercettazione in cui Jessica Pulizzi afferma di averla portata a casa di qualcuno – racconta Di Pisa – quindi si presume che abbia prelevato la bambina. Questo qualcuno si suppone l’abbia consegnata a qualcun altro che successivamente l’ha ceduta ai nomadi. Per me al 90% la bambina vista a Milano è la figlia di Piera Maggio per tanti motivi: la somiglianza fisica, il taglio che aveva sulla guancia sinistra e l’accento siciliano…”.
Ma c’è di più. Per il magistrato di Pietrasanta pare che Anna Corona avesse sottoposto la figlia a quella specie di interrogatorio sapendo di essere intercettata poiché per il giudice la donna non era affatto spontanea. Dunque la pista dei nomadi, dei ladri di bambini, potrebbe tornare fra quelle più gettonate ma non è detto.
Del resto sarebbe anche ora che tutto il materiale raccolto durante le precedenti indagini, intercettazioni telefoniche e ambientali comprese, dovrebbe essere passato al setaccio con le nuove tecnologie e chissà che non si possa scoprire ciò che più di qualcuno avrebbe cercato di occultare.
Anche Piera Maggio ha chiesto pubblicamente nuove analisi e valutazioni sui reperti acquisiti nei vecchi fascicoli ed è possibile che stavolta la mamma di Denise venga accontentata:
”…Jessica e la Corona nutrivano un vero e proprio odio per questa bambina – ha aggiunto Di Pisa – perché il padre aveva abbandonato la Corona, conviveva con la madre e aveva avuto questa bambina. Comunque stiano le cose su questa riapertura delle indagini, con un sopralluogo effettuato dopo 17 anni nella casa dove aveva abitato la Corona, che tracce vuoi trovare? All’inizio è stata fatta una gran confusione nelle indagini. Nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa indagavano polizia, carabinieri, finanza e vigili urbani: e questo ha danneggiato certamente…”.
Contrario a nuove indagini sarebbe anche l’ex Pm dell’epoca Maria Angioni che snocciola verità pesanti senza tuttavia svelare diversi perché:
”…Quell’inchiesta era un terreno minato – ha detto il magistrato – non si riusciva a fare niente. Ovunque mi girassi incontravo difficoltà. Come quando venni interrotta da un esponente delle forze dell’ordine mentre stavo interrogando una persona che mi stava dando notizie molto interessanti. Quella volta mi spaventai davvero. Purtroppo era la mia ultima attività inquirente, all’indomani lasciai la Procura di Marsala per andare al tribunale di Cagliari…“.
Angioni aveva indagato dall’ottobre del 2004 al luglio del 2005 sulla sparizione di Denise in un clima in cui il segreto d’ufficio pare fosse argomento di dominio pubblico come i soggetti intercettati che sapevano di esserlo. Forse omissioni e abusi potevano essere denunciati all’epoca dei fatti piuttosto che rivelati anni e anni dopo. La verità è sempre stata vicina alla famiglia Pipitone.