Le ipotesi allo studio dal 2025: Ci sarà un limite di spesa determinato sia dal reddito che dal numero dei componenti delle famiglie.
Roma – Taglio delle detrazioni e scaglioni di reddito con un tetto complessivo alle spese rimborsabili. Il governo punta a rivoluzionare la disciplina delle detrazioni fiscali introducendo un meccanismo basato sul “quoziente familiare” da cui conta di ricavare circa un miliardo di euro. Ad annunciare il cambio di rotta e le ipotesi sul tavolo, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo nella conferenza stampa sulla manovra. L’intenzione è parametrare l’ammontare delle detrazioni al numero di componenti di una famiglia. Il sistema è ancora da mettere a punto ma la logica è questa. Verrebbe premiato chi ha una famiglia numerosa e un reddito basso, per cui in questi casi dovrebbero esserci più soldi in tasca. Ci perderebbe, invece, chi ha pochi – o non ha – figli a carico (o altri familiari) e ha stipendi più alti.
“Nel computo delle detrazioni – spiega la nota di Palazzo Chigi – si terrà conto del numero dei familiari a carico: più numerosi sono i componenti della famiglia, maggiori sono gli spazi per le detrazioni fiscali”. Così il governo punta a introdurre un tetto massimo alle spese che si potranno detrarre con la dichiarazione dei redditi. Oggi l’unico limite alle spese detraibili è rappresentato dalla “capienza fiscale” del contribuente, e il rimborso non può essere maggiore dell‘Irpef versata annualmente. Dal 2025 l’ipotesi di modifica delle regole che non saranno retroattive. Il Sole 24 Ore ha anticipato alcuni dettagli del piano a cui starebbe lavorando il governo. Si tratta solo di una bozza di riforma, passibile dunque di modifiche da parte del parlamento e da prendere con qualche cautela.
Secondo l’ipotesi di modifica, c’è l’introduzione di tre soglie specifiche del 4, 6 e 8% per altrettante fasce di reddito. Fino a 50.000 euro: soglia dell’8%; da 50.000 a 100.000 euro: soglia del 6%; oltre 100.000 euro: soglia del 4%. Nella prima fascia di reddito il limite alle spese detraibili sarà dunque di 4mila euro (l’8% di 50mila euro). Non solo, poi si applica il quoziente familiare: le detrazioni saranno maggiori per chi ha figli a carico, minori per single e famiglie meno numerose. Nello specifico, restando alla fascia di reddito da 0 a 50mila euro, la soglia massima detraibile salirà 8mila euro per i nuclei familiari con almeno tre figli.
La prospettiva di un maggior carico su alcuni tipi di contribuenti riguarda le detrazioni, che Palazzo Chigi vuole tagliare per ricavare circa un miliardo. Parliamo dei rimborsi che si ottengono con la dichiarazione dei redditi, una folta giungla che comprende categorie molto popolari: dalle spese per le medicine agli interessi sul mutuo per la casa, passando per la ristrutturazione dell’abitazione principale. In pratica, le detrazioni non sarebbero più uguali per tutti. Questo nuovo meccanismo riguarderebbe le spese che si affronteranno a partire dal 2025 (e da scontare con la dichiarazione del 2026). Non cambierebbe nulla per le vecchie spese: chi – ad esempio – ha restaurato anni fa l’appartamento, continuerebbe a ricevere gli stessi rimborsi.
L’operazione dovrebbe funzionare così: si fisserebbero delle soglie sui guadagni oltre le quali i rimborsi dello Stato sulle spese si assottiglierebbero. Così, per esempio, se si sono sborsati 8mila euro per visite medici e farmaci, chi vive da solo avrebbe indietro la metà di quanto otterrebbe una famiglia con tre figli. Essendo uno sconto su un’imposta, il tetto alle detrazioni è rappresentato da quanta Irpef un contribuente versa ogni anno. Esiste già un tetto alle detrazioni, ma solo a quelle al 19%, come spese mediche e redditi più alti, fino all’azzeramento per chi guadagna più di 240mila euro all’anno.
Alla misura sulle detrazioni va ad aggiungersi la riduzione della perequazione delle pensioni. Pur meno severa di quella della Manovra per il 2024, prevede comunque un taglio al ricalcolo della pensione in base all’inflazione, che quest’anno sarebbe dell’1,6%: fino a 4 volte la pensione minima: rivalutazione del 100%; tra 4 e 5 volte la pensione minima: rivalutazione del 90%; tra 5 e 6 volte la pensione minima: rivalutazione del 75%; oltre 6 volte la pensione minima: rivalutazione del 50%.