Strage di Ustica, la “verità” dell’Espresso: “Abbattuto da un caccia americano”

Un’azione di guerra in tempo di pace, seguita da decenni di insabbiamenti, secondo l’inchiesta firmata da Paolo Biondani.

Roma – A 45 anni dalla strage di Ustica, una nuova verità emerge dalle pagine dell’Espresso. Nel numero in edicola domani, il direttore Emilio Carelli firma un editoriale che ribalta la narrazione ufficiale: il DC-9 Itavia, precipitato il 27 giugno 1980 con 81 persone a bordo, non fu abbattuto da un missile né da una bomba, ma centrato da un caccia americano impegnato nell’inseguimento di un Mig libico. Un’azione di guerra in tempo di pace, seguita da decenni di insabbiamenti, secondo l’inchiesta firmata da Paolo Biondani.

“Non ci sono tracce materiali di un’esplosione, interna o esterna,” scrive Carelli. “I resti dell’aereo, la perizia tecnica e le testimonianze ci portano verso un’unica, ineluttabile conclusione: il DC-9 fu centrato da un caccia americano.” Tra le prove chiave, la deformazione della punta dell’ala destra, segno inequivocabile di un urto con un oggetto solido, e un contenitore di carburante con la punta azzurra – tipico dei caccia della US Navy, come quelli della portaerei Saratoga presente nel Tirreno quella notte – trovato accanto al relitto.

L’inchiesta scarta le ipotesi storiche di attentato o missile, sostenendo che i dati tecnici e i frammenti recuperati dal fondale di Ustica raccontano una storia diversa: un impatto fisico, non un’esplosione. “Questi particolari ci portano a ripensare e riscrivere la narrazione che ha circondato la strage per oltre quarant’anni,” sottolinea il direttore.

L’Espresso punta il dito su un “insabbiamento sistematico.” Documenti, registrazioni radar e rapporti cruciali sono spariti o stati occultati, lasciando un “silenzio assordante” che ha protetto i responsabili. “Molte delle prove che avrebbero potuto chiarire i contorni di quella notte sono semplicemente scomparse,” denuncia Carelli, suggerendo un’operazione deliberata per nascondere un episodio di portata internazionale che coinvolse l’Italia senza il suo consenso.

La tesi si allinea con sospetti di lunga data: quella sera, nei cieli italiani, si sarebbe svolta una battaglia aerea segreta tra velivoli Nato – probabilmente americani – e un Mig libico, forse in fuga dopo un’incursione. Il DC-9, partito da Bologna e diretto a Palermo, si sarebbe trovato tragicamente sulla traiettoria del conflitto.

L’inchiesta non è solo un atto giornalistico, ma un omaggio alle 81 vittime e ai loro familiari, che per decenni hanno chiesto verità e giustizia. “Con questo lavoro intendiamo rendere un tributo doveroso a coloro che hanno perso la vita e ai loro cari,” scrive Carelli. Ma c’è di più: la ricostruzione riabilita la reputazione di Itavia, la compagnia aerea inizialmente accusata di “cedimento strutturale” – una tesi smentita dai fatti – e costretta al fallimento dopo la strage. “L’Italia è stata coinvolta suo malgrado in un’azione di guerra,” aggiunge il direttore, sottolineando come la compagnia sia stata “screditata ingiustamente” da una narrazione pilotata per coprire responsabilità altrui.

L’articolo di Biondani, anticipato dall’editoriale, si basa su anni di analisi dei reperti, consulenze tecniche e testimonianze, inclusi i contributi dell’Associazione Verità per Ustica e di esperti come il generale Leonardo Tricarico, che già nel 2018 aveva ipotizzato uno scenario simile. La punta azzurra del contenitore e la deformazione dell’ala si aggiungono a incongruenze note, come le lacune nei tracciati radar di Ciampino e le reticenze degli Usa e della Nato.

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