Strage di Capaci: 31 anni di silenzi e dolore

Trentun anni fa veniva fatto esplodere un tratto dell’autostrada Palermo-Messina, all’altezza di Capaci. Persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. 31 anni dopo indagini, condanne, assoluzioni e prescrizioni che non saldano il conto con la giustizia.

Palermo – Giornata di tristi celebrazioni oggi a Palermo in ricordo della strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta. All’interno e all’esterno dell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo diverse le iniziative in ricordo della strage del 23 maggio 1992.

Un palco è stato montato davanti all’edificio che ospitò il maxi-processo alla mafia. A cominciare dalle 10 ci sono saliti su 80 baby sindaci con fascia tricolore provenienti da tutta Italia e delegazioni delle Forze dell’ordine e dei vigili del Fuoco. Presente il ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Le manifestazioni di oggi sono organizzate dalla nota e prestigiosa Fondazione Falcone promossa da Maria, sorella del giudice ucciso a Capaci.

Le 5 vittime della strage di Capaci.

Gli uomini di Salvatore Riina impiegano quasi un mese per preparare l’attentato contro il loro nemico numero uno. Potrebbero ucciderlo a Roma più facilmente, considerato il suo incarico a livello nazionale, ma ‘u Curtu vuole che il magistrato debba morire in Sicilia, vicino Palermo, durante un’azione militare plateale. Un’azione eclatante che tutti dovranno ricordare e a cui seguirà una seconda, altrettanto eclatante, che secondo il giudice Caponnetto rappresenterà la fine di tutto…

I sicari, telecomando in mano, scelgono il luogo ideale, all’altezza dello svincolo di Capaci, sull’autostrada A29 nel tratto che collega Palermo con l’aeroporto di Punta Raisi. In quel maledetto punto, a 50 centimetri sotto terra, correva una conduttura che taglia trasversalmente le quattro corsie.

La strage di via D’Amelio a due mesi da quella di Capaci

5 metri di conduttura verranno riempiti con 500 chili di tritolo stivati in 13 bidoncini, usando uno skateboard per farli scivolare nel buio. Gli uomini di Riina useranno il detonatore con esplosivo T4. L’innesco è collegato al telecomando di una comune auto giocattolo.​ Dietro al guardrail, 50 metri prima dell’esplosivo, hanno piazzato un frigorifero bianco. Quando la prima delle tre auto passerà davanti al frigo a 160 all’ora, coprendolo, sarà il momento giusto per schiacciare il pulsante. Chiusa la partita.

5 morti e l’Italia delle persone per bene è sconfitta ancora una volta. E ancora dopo con la strage di via D’Amelio. Fine della corsa.

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