Stili di vita: fare la fila è diventato bello, la coda è diventata un rito collettivo

Un tempo usanza invisa a tutti gli italiani, negli ultimi anni è diventato un modo per dire di essere al posto giusto al momento giusto.

Una strana tendenza si sta diffondendo in Italia: fare la fila! Alcune notizie che attraversano il web prima incuriosiscono l’utente  e dopo lo sorprendono. Una volta, quando internet non aveva dato il suo primo vagito, “fare la fila”, aspettando uno dietro l’altro il proprio turno davanti a uno sportello pubblico, alle poste, al botteghino di uno stadio o all’ingresso di un locale, provocava una serie di irripetibili improperi nella migliore delle ipotesi, se non qualche zuffa nella peggiore. Ora, la tanta vituperata fila pare essere tornata in auge, quasi come l’araba fenice, l’uccello di fuoco caro alla mitologia greca e presente nel folklore di vari popoli in grado di controllare il fuoco e di rinascere dalle sue ceneri. Tutto questo malgrado internet e la possibilità di evitarla per tante incombenze quotidiane.

Nel corso dei secoli si sono diffuse una serie di teorie secondo le quali i paesi anglosassoni sono più diligentemente propensi a mettersi in fila quando occorre, mentre i popoli latini, considerati da sempre più irrequieti, con vari stratagemmi cercano di evitarla. Sicuramente la si fa più volentieri per questioni goderecce relative al palato e al gusto. Infatti, in molte città italiane è facile notare una fila di persone che con tranquillità aspettano il loro turno per acquistare una schiacciata, un tipo di focaccia tipica dello street food e di cui ne esistono varie versioni regionali. Della serie “regione che vai, schiacciata che trovi”. O dei panzerotti, una specialità preparata con la stessa pasta della pizza molto diffusa al Centro-Sud, soprattutto in Puglia, con riconoscimento PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) per gli alimenti che derivano da prodotti lavorati secondo antiche ricette. Ma non è solo il cibo ad essere investito da questo fenomeno, ma anche altri settori merceologici. Qualche anno fa destò scalpore la folla di ragazzi assatanati per acquistare l’ultimo modello di cellulare davanti ad un centro commerciale, provocando risse e feriti. Con tanto di commenti negativi dei “maitre à penser” nazionali sugli effetti nefasti del consumismo e sul feticcio delle merci.

Sembra trascorso un secolo e, invece, ora si fa tranquillamente la fila per una mostra di fumetti o libri e per prodotti di qualsiasi tipo senza che nessuno faccia una piega. Secondo alcuni, anche in questo fenomeno ha messo lo zampino la tecnologia. Il cellulare, secondo questa interpretazione, recita, comunque, il suo ruolo in quanto è uno strumento in più per riempire gli spazi vuoti. Stare in fila permette di impiegare il tempo per messaggiarsi o per stare sui social, così tanto per passare il tempo. Lo smartphone, però, non smette di assediarci, dovunque ci si trova. Si potrebbe, invece, impiegare il tempo per fare quattro chiacchiere col vicino di fila, per esprimere sensazioni, opinioni o anche parlare del tempo, perché no. Parlarsi dal vivo, anche solo per esprimere delle banalità, è comunque una comunicazione interpersonale diretta, senza intermediari tecnologici. Probabilmente è solo la moda del momento oppure no. Lo scopriremo solo vivendo, come cantava il grande Lucio Battisti nel 1980. Chi vivrà, vedrà.

In tutte le rivoluzioni della storia e Internet lo è stata nel vero senso della parola, non tutto della realtà precedente viene annientato. Ci sono dei residui dell’età precedente che ogni tanto fa capolino e si fa risentire. E’ probabile che il ritorno delle famose file rappresenti il ripristino di una umanità che non ne vuole sapere di annullarsi e che è stata cancellata dall’avvento della tecnologia. O il colpo di code di tracce umane, che non possono essere cancellate del tutto. Nell’uno o nell’altro caso, è la conferma di una vitalità dura a morire!           

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