Spopola la moda dei “periodi sabbatici”, l’alternativa moderna alle classiche ferie

L’Università di Washington ha lanciato il “Sabbatical Project”, congedi prolungati per ristabilire una relazione più umana col lavoro.

Roma – Spopola un nuovo “trend”: il “tempo sabbatico” per contrastare la routine quotidiana. Andando a zonzo per il web, può capitare di restare attratto da stranezze, eventi, tendenze, movimenti che stuzzicano la curiosità del viandante. Una di queste è il “tempo sabbatico”, che pare, molte persone decidono di prendersi per “ricaricare le pile” dalla monotonia e dallo stress della vita quotidiana. L’aspetto interessante è che questa scelta ha provocato dei cambi di vita molto drastici. Per la cronaca, il termine sabbatico è conosciuto perché legato all’anno, sabbatico, appunto, in cui ogni settimo anno, l’antica legge ebraica prescriveva la cessazione del lavoro dei campi, il condono dei crediti e la liberazione degli schiavi ebrei.

Oggi, si intende tutt’altro, almeno nei Paesi occidentali, ad esempio, un anno di congedo retribuito a cui hanno diritto periodicamente i docenti universitari per dedicarsi allo studio e alla ricerca. Ognuno di noi, mediamente, subisce la sua dose quotidiana di stress, conflitti di varia natura, una routine annichilente. Quando arrivano le tanto agognate ferie, si spera intensamente di potersi, finalmente, rilassare e godere di un ritmo di vita più lento. Ed invece, alcuni meccanismi della vita quotidiana ci perseguitano anche in vacanza. Per cui si sta peggio di prima. Ecco che in molte persone si è accesa la famosa lampadina Edi, l’aiutante di Archimede Pitagorico, personaggi fumettistici Disney. Perché non allungare –l’idea ha frullato nelle loro teste- quanto più è possibile il tempo della vacanza, prendendosi un periodico sabbatico? Ed ecco che dal pensiero si è passati all’azione.

Molti, infatti, hanno chiesto un congedo o il licenziamento. Infine, i freelance con alte competenze che lavorano da remoto, ovvero da un luogo lontano rispetto alla propria residenza abituale. Non è proprio un modo di relazionarsi col lavoro del tutto nuovo. Ha iniziato a fare capolino col capovolgimento della vita lavorativa dovuto alla pandemia, che ha messo in crisi alcuni concetti consolidati, cambiando la scala dei valori e chiedendosi se valesse la pena vivere solo per il lavoro. Questo nuova tendenza ha visto i primi vagiti in realtà a tecnologia avanzata, come Seattle, nello Stato di Washington, nota per le grandi aziende del settore che ospita, tra le quali Amazon, Microsoft, Boeing e Real Networks.

Il fenomeno è diventato così rilevante che molte aziende stanno cambiando la loro organizzazione aziendale, offrendo, se non il periodo sabbatico, almeno varie pause lavorative intese come modo economico per contrastare la fatica dei lavoratori. Addirittura l’Università di Washington ha ideato il “Sabbatical Project” il cui scopo è ristabilire una relazione più umana col lavoro, incentivando i congedi prolungati. Anche il management si è reso conto dell’enorme danno economico provocato dal burnout e, quindi, sta cercando di correre ai ripari. C’è da registrare un approccio diverso degli americani rispetto agli europei nei riguardi delle ferie. La vecchia Europa è più sensibile alle ferie e ai riposi programmati, mentre negli USA c’è maggiore interesse verso i congedi o pause a periodi. Pur non essendo una novità in assoluto, si tratta, senza dubbio di un modo interessante di relazionarsi col lavoro.

Ma è una tendenza riservata, per così diri a pochi “eletti”, nel senso che può permetterselo chi ha la fortuna di esercitare un lavoro ad alta tecnologia e a competenza elevata. Il resto del… gregge esercita, al contrario, lavori di media-bassa qualità, sia dal punto di vista professionale che economico, per cui scelte del genere sono di fatto impossibili. Basta farsi un giro la mattina, all’alba, tra i pendolari alle stazioni ferroviarie o delle corriere, per notare le loro facce stanche, vinte, svilite da una vita fatta di sacrifici per non riuscire, a volte, nemmeno a sbarcare il lunario. Altro che periodo sabbatico, queste persone non hanno più, né voce per lamentarsi, né occhi per piangere!

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