Le direttive europee in tema di qualità e accesso all’acqua sono state revisionate. Introdotti limiti più severi per le sostanze contaminanti e sistemi online per il controllo da parte degli utenti.
Roma – Migliorare la qualità dell’acqua potabile non è più un sogno. Lo scopo primario è di tutelare la salute pubblica dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, garantendone salubrità e pulizia. Infatti, nuovi requisiti sulla qualità e l’accesso all’acqua potabile stanno diventando la norma in tutta l’Unione europea. Il Consiglio dei ministri, nel mese di dicembre 2022, attraverso il ministro Fitto, ha approvato, in esame preliminare, il decreto legislativo di attuazione della direttiva europea.
Tutti i 27 Paesi membri Ue hanno richiesto una revisione della direttiva per attuare un approccio basato sul rischio e sulle misure di prevenzione all’origine. È per questo motivo che sono stati rivisti al ribasso i limiti per le sostanze contaminanti come bisfenolo A, clorato e clorito, acidi aloacetici (HAAs), microcistine-LR, PFAS e uranio, anche in modo più severo rispetto alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Sono così in vigore su tutto il territorio comunitario le nuove norme previste dalla direttiva proposta dalla Commissione Ue nel 2018 e applicabili dal 12 gennaio 2021, che puntano a garantire un miglioramento della qualità attraverso limiti più severi per le sostanze inquinanti e ad agevolare il consumo dell’acqua dal rubinetto rispetto a quella in bottiglia.
I Paesi europei hanno avuto 2 anni di tempo per recepire nella propria legislazione nazionale le nuove norme fissate dall’accordo del 2019 tra Parlamento e Consiglio dell’Ue sull’acqua potabile, tanto che già su tutto il suolo comunitario saranno applicate le stesse regole sul piano della protezione dei cittadini da sostanze inquinanti e microplastiche. Insomma, standard più stringenti per l’acqua potabile, maggiore accesso per i gruppi vulnerabili e interventi per ridurre i rifiuti di plastica. In sostanza, con l’adozione della direttiva rivista nel 2020 è stato conferito all’Agenzia europea per le sostanze chimiche un ruolo-chiave per garantire che dalle tubature e dai rubinetti passino solo sostanze sicure. Ciò significa che può partire dal 13 gennaio il vincolo per garantire la fornitura gratuita di acqua negli edifici pubblici, nonché l’incoraggiamento ad attività private, come ristoranti, mense e servizi di catering, che consentono ai clienti di scegliere acqua dal rubinetto gratuitamente o a basso costo.
Al pubblico, insomma, sarà garantito un accesso facile e intuitivo, anche online, alle informazioni sulla qualità e sulla fornitura di acqua potabile nella propria zona. “Da oggi gli europei possono essere certi che la qualità dell’acqua che bevono è ai massimi livelli e spero che con una maggiore fiducia nell’acqua del rubinetto i cittadini possano anche contribuire a ridurre i rifiuti di plastica dell’acqua in bottiglia e i rifiuti marini” assicura il commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius. A questo proposito, per Bruxelles, è cruciale non solo l’aspetto ambientale, ma anche quello economico per quanto riguarda il miglioramento della qualità dell’acqua potabile dal rubinetto.
Secondo le stime dell’esecutivo comunitario, la riduzione del consumo di acqua in bottiglia può aiutare le famiglie in Europa a risparmiare più di 600 milioni di euro all’anno. Ma la questione dell’accesso universale all’acqua potabile va di pari passo con la disponibilità e la lotta agli sprechi. Ecco perché la direttiva sull’acqua potabile rivista impone agli Stati membri di migliorare l’accesso in particolare per i gruppi vulnerabili – rifugiati, comunità nomadi, senzatetto – affrontando anche il problema della perdita di acqua durante la distribuzione, che si attesta al 23% di tutta quella trattata a livello comunitario.