Sperando nell’Apocalisse

Libera impresa e welfare fino a qualche anno fa procedevano di pari passo: era il periodo di maggior benessere della storia contemporanea italiana. L’iper-informazione senza un’identità politica e sociale ha prodotto ciò che siamo ora: un “mondo mercato” orfano di Pensiero e Azione. 

Roma – Chiunque viva in Italia avrà sicuramente respirato negli ultimi anni un clima di disfattismo e di incertezza per il futuro. Questo sentire comune non è emerso all’improvviso, si è insinuato e ha guadagnato terreno con il passare degli anni in modo quasi impercettibile. Ancora una ventina d’anni fa era presente un certo ottimismo e orgoglio da parte di molta gente.

A detta di Silvio Berlusconi la crisi nei primi anni 2000 non c’era, visti i “ristoranti pieni”

Ricordo che era abbastanza comune dire che in Italia si vivesse molto bene e si citava spesso il fatto di sedere al tavolo dei G8 oltre che vantarsi di essere una delle economie più forti in Europa. Attualmente la disoccupazione è a livelli elevatissimi, molti cittadini si ritrovano a pranzare nelle mense della Caritas e difficilmente hanno un tenore di vita soddisfacente.

Tenendo in considerazione tutti i fattori storici ed economici degli ultimi decenni come invecchiamento della popolazione, passaggio alla moneta unica e crisi dei mutui subprime, concentriamo le nostre riflessioni su due fenomeni di cui si parla poco: la mancanza di un pensiero rigoroso e la rinuncia alla prospettiva di una lotta sociale.

Si è sempre detto ottimista anche Mario Monti: “C’è una luce in fondo al tunnel”

Sul primo punto basti notare che, dopo il crollo dell’Urss, c’era stata la tendenza a buttare il bambino con l’acqua sporca. L’Urss era crollata, non certo il plus-valore. Il pensiero marxista non aveva affatto perso la sua attualità, nonostante fosse bisognoso sicuramente di un riadattamento a tempi più attuali. La cosa non è andata meglio nemmeno alle correnti keynesiane. Si era diffusa semplicemente l’idea che il paradigma capitalista fosse ormai l’unico vincente e che ad esso si dovesse il benessere dei paesi occidentali e quindi il libero mercato dovesse crescere con i minori controlli possibili.

Karl Marx, autore de Il Capitale e del Manifesto del Partito Comunista

Sarebbe stata necessaria maggiore sottigliezza, magari riflettendo sul fatto che l’Occidente aveva un livello elevato di benessere grazie ad un sistema di economia mista, in cui la libera impresa ed il potenziamento del welfare andavano di pari passo. 

Sul secondo punto si può notare che, negli ultimi decenni, c’è stato un graduale diffondersi di una mentalità da “fine della Storia”, secondo cui la ricchezza sarebbe aumentata e tutti ne avrebbero beneficiato. Senza l’idea di una lotta sociale e della consapevolezza che i diritti conquistati potevano anche essere messi in discussione, si è assistito alla trasformazione del “mondo del lavoro” in “mercato del lavoro”.

Per Matteo Renzi nel 2015 le famiglie italiane si stavano “arricchendo”. Ma quali famiglie?

Non c’è da sorprendersi se, nel frattempo, la forbice tra ricchi e poveri sia notevolmente aumentata. Con la scomparsa del ceto medio i cittadini appartenenti alle classi disagiate hanno perso sempre di più il loro potere contrattuale. Questa mancanza di dialettica ha alienato i cittadini dalla politica e i politici stessi dai cittadini comuni. A ciò va aggiunto il problema della mole enorme di informazioni a cui tutti siamo sottoposti con il mondo informatico, con tutte le difficoltà che ne conseguono.

Luigi di Maio esulta dopo aver abolito la povertà nel 2018

L’angoscia che si è diffusa ulteriormente negli ultimi tempi ha spesso tinte fosche ed apocalittiche, il che accentua la sfiducia nel futuro: se si è apocalittici si rinuncia a prendere le decisioni, o fare proposte, in quanto la situazione viene vissuta come irreversibile e la speranza è riposta in una qualche catastrofe o nel cosiddetto deus ex machina.

Questo clima esistenziale fa tornare in mente una favola di Esopo in cui un ricco ateniese, durante un naufragio, prega Atena di salvarlo e uno dei naufraghi, che nel mentre stava nuotando, lo esorta dicendo “…Intanto che chiami Atena, muovi un po’ le braccia anche tu!..”.

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