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Sondaggi politici, la Meloni con la visita in Usa fa salire ancora Fratelli d’Italia che sfiora il 30% dei consensi

Se da un lato Fdi “vola” sul fronte opposizione altra battuta d’arresto per il Pd che dopo la vittoria interna sul nodo salario minimo si ritrova con un -0,2% rispetto alla scorsa settimana. Gli altri partiti restano stabili ma i numeri in politica non bastano. In Italia serve concretezza e unità di intenti. Ce la faranno i “nostri eroi”?

Roma – Secondo gli ultimi sondaggi, realizzati con interviste raccolte nelle giornate del 27 e 28 luglio, proprio quando la premier Giorgia Meloni si trovava in visita ufficiale a Washington, ricevuta dal presidente Joe Biden, Fratelli d’Italia riprende a salire facendo segnare un +0,4% arrivando dunque al 29,02%, sempre più vicino alla soglia del 30% dei consensi. Un ottimo traguardo, non c’è che dire.

Per il Pd invece non è un buon momento, nonostante le opposizioni siano riuscite a compattarsi su una battaglia molto sentita da parte dell’elettorato come il salario minimo. I dem fanno registrare un lieve calo del -0,2% rispetto alla scorsa settimana, così il partito guidato da Elly Schlein si porta a quota 20,0% dei consensi. Il M5s, secondo partito d’opposizione, è pressoché stabile al 15,5% con un +0,1% sulla precedente rilevazione.

Altro grattacapo in casa Pd

Lieve calo invece per Forza Italia, che perdendo lo 0,2% rispetto a una settimana fa, si attesta al 10,9%. Immutata la Lega, non guadagna e non perde e resta all’8,7%. Mini-crescita invece per Azione che con un +0,1% tocca il 3,5%; lo stesso vale per Alleanza Verdi Sinistra, che sempre con un +0,1% è al 3,4%. Piccolo calo per Italia Viva che perdendo lo 0,1% è al 2,5%; stesso discorso per +Europa, che lasciando sul terreno un -0,1% è al 2,2%.

Tutti gli altri sommati sono al 4,1%, perdendo lo 0,1%. Aumentando il consenso per Fratelli d’Italia, sale anche la fiducia nella leader del partito e presidente del Consiglio Giorgia Meloni con un +0,4%, volando al 53,4%. Lievissimo calo della quota di chi invece non ha fiducia in Meloni, con un -0,1% la percentuale è del 43,0%.

Diminuisce anche la fetta di popolazione di chi “non sa”, con un -0,3% è a quota 3,6%. In crescita anche la fiducia nel governo: con un +0,2% è al 47,5%. Lieve calo per chi invece non ha fiducia nell’esecutivo: con un -0,1% chi è critico nei confronti dell’esecutivo è, così, al 46,6%. Stesso calo tra chi “non sa”, che con un -0,1% sono il 5,9%.

“La grande differenza tra conservatori e sinistra è che noi ci occupiamo della realtà, loro vogliono un mondo che non è quello in cui vivono e di cui non si preoccupano: questo è quello che sta accadendo in Europa”. Lo afferma la premier Giorgia Meloni, in una intervista a Fox News. “Così loro fanno molti errori – prosegue la presidente del Consiglio – cercando di seguire il loro approccio ideologico. I cittadini ora stanno capendo questa differenza e in momenti difficili vogliono essere governati da chi non segue ideologiche utopie”.

Numeri a parte la politica di oggi necessita soprattutto di concretezza

Certamente non stupisce sentire un leader che cerca di giustificare la propria politica, differenziandola dal partito all’opposizione, però si rimane increduli quando la vera differenza viene colta soltanto sugli ideali e la concretezza dei partiti conservatori che per loro natura sono meno inclini ai cambiamenti sociali. La realtà vista dal punto di vista governativo, insomma, crea un corto circuito innovativo, almeno da una ottica politica. Cioè si evidenzia un dato comune a tutti i partiti, di qualunque appartenenza, che una volta giunti al potere, per governare con i dati reali, si inverte, molte volte, la direzione programmata in campagna elettorale.

Il motivo è semplice, al governo ci vuole concretezza, visione, pragmatismo, efficienza e professionalità. Ecco perché parlare alla gente di conservatori e progressisti non importa nulla, in quanto ciò che conta sono i fatti e non le parole, diffuse a pioggia, nei programmi elettorali, che per carità sono fondamentali per potere scegliere chi votare, però visti i risultati dei governi precedenti non sono l’unico dato affidabile. La scelta, dunque, verterà su ciò che si sta facendo. Una valutazione che farà la differenza.

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