SOLO I MAFIOSI AVEVANO INTERESSE ALLE SCARCERAZIONI?

Il decreto del Guardasigilli dovrebbe risbatterli dentro e ospitarli nelle efficienti cliniche penitenziarie. Non si sa quando, come e per chi scatteranno i primi rientri dietro le sbarre.

Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri lancia nuovamente l’allarme. Le scarcerazioni di massa e le ultime operazioni della Procura di Palermo non hanno fatto altro che confermare le preoccupazioni espresse dal magistrato alcune settimane fa quando evidenziava i risvolti negativi di alcune decisioni prese in maniera troppo leggera.

“…L’effetto delle scarcerazioni di questi mesi è stato devastante – ha dichiarato Gratteri – è stata minata la fiducia nella giustizia e nello Stato che avevamo faticosamente conquistato negli anni…Nei mesi scorsi sono stati mandati a casa molti detenuti per ragioni di salute: nell’ipotesi che, se contagiati, sarebbero potuti morire. L’ipotesi, però, si basa proprio sulla possibilità di essere contagiati. Ebbene, due mesi fa avevo detto che era più facile essere contagiato in piazza Duomo a Milano che non nelle carceri di San Vittore o di Opera. Sono stato criticato e attaccato. Oggi i fatti mi danno ragione…”.

A quanto pare Gratteri è un veggente. E vede bene. Dati alla mano il magistrato antimafia parla di una percentuale di contagiati all’interno delle strutture carcerarie molto bassa rispetto alla media nazionale: su 62mila detenuti i casi accertati di Covid-19 sono stati solo 159. Allo stesso tempo, però, le scarcerazioni che hanno interessato i boss al 41 bis e i detenuti speciali sono state 400. Questo breve intervallo domiciliare potrebbe permettere a diverse cosche di riorganizzarsi e di pianificare un nuovo rilancio della mafia.

L’impatto del Coronavirus, inoltre, sulla microeconomia locale potrebbe offrire ai gruppi criminali cospicue possibilità imprenditoriali veramente ghiotte:

“…Le difficoltà di tante attività produttive o commerciali – continua Gratteri – spingerà a chiedere soldi a usura ai gruppi criminali, i quali prestano soldi per poi rilevare le attività, che saranno usate per fare riciclaggio. Dopo il traffico di cocaina, l’usura è l’attività criminale più facile e frequente. Le cosche sono già al lavoro…”.

Rispetto al decreto Bonafede dello scorso 10 maggio, il procuratore calabrese si è mostrato mediamente soddisfatto: “…Il provvedimento obbliga almeno a controllare, prima di scarcerare, se è reale il pericolo che il detenuto possa infettarsi di Covid-19 e a trovare eventuali soluzioni alternative alla detenzione domiciliare…”. Come mai queste considerazioni non sono state fatte prima di aprire le celle?

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