Solinas si ritira, e ora Salvini punta a andare a ‘dama’ in Basilicata

Passo indietro del governatore sardo coinvolto nell’inchiesta sulla corruzione, che spiana la strada al candidato di FdI Paolo Truzzu. Ma la Lega punta al prossimo obiettivo, nonostante le resistenze di Fi. Così salta il banco del centrodestra ed è tutti contro tutti.

Roma – Christian Solinas, dopo l’inchiesta sulla corruzione che lo ha travolto, fa – inevitabilmente – un passo indietro. Ritira la sua ricandidatura alla guida della Regione Sardegna e il Partito Sardo d’Azione rientra nella coalizione di centrodestra. “L’unità del centrodestra, della coalizione che hanno votato gli italiani, viene prima di logiche di partito o personali”, ha detto lapidario Matteo Salvini, senza troppo girare intorno agli ultimi sviluppi dell’inchiesta su Solinas.

“Se la politica va al tempo che una certa magistratura vorrebbe, uno smette di far politica”, ha aggiunto il leader della Lega che ha ceduto – a questo punto – a Giorgia Meloni il nome sulla candidatura in Sardegna. Ma tutto ha un prezzo: Salvini si ritira dalla corsa sull’isola e punta ora alla Basilicata.

Tornando alla Sardegna, Solinas ufficialmente è fuori. “Io personalmente rappresento ben poca cosa, il vero valore è questo partito, i suoi ideali e la sua storia. Al di là della mia persona penso che il progetto sia più grande e valga un impegno politico – ha spiegato Solinas prima di sciogliere la riserva -. La continuità è un valore in generale e ancora di più dopo questi cinque anni tra i più complessi della storia autonomistica, ma abbiamo messo in campo provvedimenti che hanno tracciato una rotta, sarebbe un peccato segnare un punto di arresto“.

Christian Solinas

Ma poi, convinto della propria innocenza, lo sfogo di Solinas è inevitabile. “Questa indagine – sbotta il governatore uscente – ha due elementi di sicuro rilievo: il primo è il tempismo, viene fatto a quattro giorni dalla presentazione delle liste e mentre si decide il candidato presidente unitario del centrodestra, l’altro è che, essendo in fase di indagine, stiamo parlando di atti che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio e che invece sono in possesso di tutti i media, i giornali e le televisioni e circolano liberamente. In un paese democratico, in uno Stato di diritto queste cose non dovrebbero accadere”. Anche Salvini difende il suo uomo ma di fatto lo ha dovuto scaricare.

Il leader del Partito Sardo d’Azione, alleato della Lega, era salito alla guida della Regione nel 2019. Non è un mistero che sia stato protagonista di un lungo braccio di ferro tra Salvini e Meloni prima che l’inchiesta sulla corruzione piombasse sulla sua testa. Per Fratelli d’Italia il nome da candidare era – e resta – quello del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. E con un tempismo quasi perfetto – accusano i complottisti – è arrivata l’indagine a orologeria. A questo punto FdI incassa automaticamente il colpo.

Solinas fa un passo indietro ma tiene a rimarcare con forza i risultati del suo governo sardista, il secondo dopo la svolta indipendentista dei primi anni Ottanta che portò Mario Melis, primo presidente dei quattro Mori, a guidare la Regione. Nel capoluogo la corsa si è aperta di fatto con il passo avanti, nel centrosinistra, dell’ex primo cittadino Massimo Zedda, che ha già annunciato di volersi candidare. Ma tra i sardisti non nega il suo interesse alla candidatura l’attuale assessore del Turismo Gianni Chessa, tra i consiglieri regionali più votati nella scorsa tornata, che a Cagliari ha un bacino favorevole.

I tre leader del centrodestra

Tra i tanti litiganti però, potrebbe godere qualcun altro. Non è escluso che il centrodestra possa candidare Alessandra Zedda, l’ex vicepresidente della Regione di Fi che puntava a una corsa da indipendente per le regionali, rientrata però nei ranghi con la scelta di Paolo Truzzu. Ci sono ancora delle incognite, e mentre tutte le forze sono impegnate a chiudere le liste, c’è un altro nodo. Quello del caso Italia Viva che nelle ultime ore ha dato ufficialmente l’appoggio a Renato Soru per la corsa. Che però ha voluto precisare che non c’è un’alleanza politica e che non ci saranno candidati di Iv nelle liste a suo sostegno.

Salvini ritira le sue pedine sulla corsa in Sardegna e contrattacca. A questo punto vuole andare a ‘dama’ in Basilicata, ‘mangiando’ gli avversari e muovendo la scacchiera delle candidature verso il prossimo obiettivo. Per questo invita Fi a fare uno “sforzo” per rinunciare a puntare ancora sul governatore lucano Vito Bardi. Gli azzurri però non ci stanno, perché a bilanciare la trattativa ci sarebbe la strenua difesa che il leader della Lega ha attuato sul bis di Donatella Tesei in Umbria e, soprattutto, la possibilità di ottenere il via libera al terzo mandato per i presidenti di Regione, che consentirebbe a Luca Zaia di correre ancora in Veneto.

Il governatore veneto Luca Zaia

Ma su questo fronte, né tantomeno su molte altre questioni, il centrodestra è tutt’altro che allineato e compatto. I giochi sono ancora aperti. “Credo che alla fine, vista anche l’insistenza di FdI, il candidato sarà Truzzu”, ha detto il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, senza nascondere l’ambizione del suo partito: “Se vale la regola che contano le percentuali, in questo momento la Lega è chiaramente in credito”. L’obiettivo dichiarato è la Basilicata.

Guardando oltre il prossimo 25 febbraio, giornata in cui si apriranno i battenti dei seggi in terra sarda – e, a seguire, l’Abruzzo il 10 marzo, Basilicata, Piemonte e Umbria a giugno – in ballo non ci sono solo la Sardegna e il suo papabile governatore: sul tavolo il piatto presenta anche il Veneto i cui cittadini saranno chiamati alle urne per le regionali del 2025 e su cui la Lega vuole blindare il terzo mandato nonostante le riserve di Fi. Il clima è tutt’altro che disteso, e molti restano i nodi da sciogliere, in una partita dove ognuno – tra i leader del centrodestra – vuole fare dama e mangiare tutti i pezzi dell’avversario.

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