HOME | LA REDAZIONE

Smartphone e social: i nuovi “guru” che minacciano l’apprendimento scolastico

L’indagine di Milano Bicocca su 8mila studenti ha svelato l’uso precoce di questi strumenti tecnologici che ostacolano il rendimento.

Roma – Sono numerosi gli studi che evidenziano gli effetti negativi dell’uso eccessivo di smartphone e social sull’apprendimento scolastico dei ragazzi. Eppure, pare, che il processo sia irreversibile, che non ci siano ostacoli sul suo inarrestabile sviluppo. Più emergono ricerche al riguardo, più la situazione resta immobile. Una recente indagine, a cura dell’Università degli Studi Milano-Bicocca e SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) ha evidenziato come l’utilizzo intensivo e precoce dei nuovi “guru” dell’era tecnologica, gli smartphone e i social, da parte della generazione giovanile, possa procurare danni rilevanti all’apprendimento scolastico. I nuovi “guru” si insinuano come serpenti a sonagli tra le fragili menti dei ragazzi, prima seducendoli e poi condannandoli all’eterna dipendenza.

Lo scopo dello studio, dal titolo “EYES UP” (EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance, esposizione agli schermi e prestazioni diseguali) si è proposto di analizzare quanto l’utilizzo problematico di media digitali durante l’infanzia sia inegualmente distribuito tra famiglie in Lombardia, e come questo fenomeno interagisce con origini sociali, background migratorio e genere nell’approfondire le esistenti disuguaglianze educative in termini di competenze e rischio di bocciatura. Il progetto ha previsto il coinvolgimento di un campione di 30 scuole e circa 8.000 studenti di prima e seconda superiore delle provincie di Brescia, Mantova, Cremona, Monza e Brianza e Milano.

A questi studenti è stato sottoposto un questionario mirante a ricostruire il loro rapporto con i media digitali e le loro prime esperienze in tema. Questi dati sono stati, quindi, collegati con le loro prove INVALSI di 2a e 5a primaria e 3a secondaria di I grado per costruire un database longitudinale che ha permesso di stimare l’effetto di una precoce digitalizzazione su esiti scolastici e sulle relative disuguaglianze. I risultati, restituiti alle scuole e discussi con esse in maniera collegiale, costituiscono un rapporto mirante a individuare delle prassi educative e didattiche per contrastare gli effetti negativi dell’abuso di tecnologia e saranno in seguito disseminati sul territorio nazionale.

E’ emerso che è l’uso precoce e pervasivo dei social network, in maniera maggiore rispetto a quello dello smartphone, a produrre effetti negativi sul rendimento scolastico e sul benessere degli studenti. Lo studio ha riguardato l’età di primo impatto delle tecnologie. Ebbene i risultati hanno dimostrato che coloro che avevano un profilo social prima della quinta elementare, durante gli esami di terza media, hanno ottenuto un punteggio inferiore di quasi un punto rispetto a chi ha iniziato ad avere un rapporto coi social più tardi.

Una vasta letteratura scientifica è concorde nell’individuare un uso maggiore e più precoce dei social media presso studenti in condizione di maggiore fragilità economica e sociale. Inoltre, si è tentato di comprendere il rapporto tra esposizione precoce e sviluppo della disparità negli esiti scolastici tra studenti di diverso genere, background socio-economico e migratorio. Secondo gli autori attraverso questi studi si potrà capire se l’abuso dei media digitali andrà inserito nelle attuali scale di povertà educativa, che rappresentano gli indicatori utilizzati anche in ambito europeo in sede di elaborazione degli orientamenti e delle strategie per dare una soluzione alla questione.

Gli effetti potrebbero essere devastanti su quelle che gli studiosi hanno definito “generazioni fragili”, sulle quali un uso eccessivo dei media digitali potrebbe produrre un “sovraccarico cognitivo” che, a sua volta, porterà ad una peggiore performance scolastica. La tecnologia c’è ed è con essa che bisogna rapportarsi. Il problema è rappresentato dalla carenza di regole del mercato che ne permette un uso disinvolto e pericoloso e da una politica che non riesce a darne uno sviluppo orientato ai processi educativi e culturali!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa