Sequestrato dai Carabinieri TPC il Cimitero delle 366 fosse: “Abusi edilizi e degrado”

La Procura: realizzati centinaia di loculi nelle arcate perimetrali interne, alterando l’identità del monumento che risale al 1762.

Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli ha eseguito un sequestro preventivo del “Cimitero delle 366 fosse”, su disposizione del Gip di Napoli e su richiesta della Procura. Il provvedimento si è reso necessario, spiega la Procura, a causa della realizzazione di opere edilizie abusive, tra cui centinaia di loculi costruiti nelle arcate perimetrali interne, che hanno alterato gravemente l’identità del monumento storico commissionato nel 1762 da re Ferdinando IV di Borbone all’architetto Ferdinando Fuga. e realizzato ai piedi della collina di Poggioreale.

L’unicità di questo cimitero consiste nella particolarità del suo impianto, concepito in maniera tale da consentire l’inumazione ordinata dei morti secondo un criterio cronologico. Le 366 fosse, infatti, consentivano di gestire tutte le sepolture durante tutto l’anno, tenendo conto anche degli anni bisestili.

La procedura prevedeva che ogni giorno venisse aperta una fossa diversa, che a sera venisse poi richiusa e sigillata. La sequenza, che a regime prevedeva l’utilizzazione di tutte le fosse, era fissata secondo un criterio logico: si partiva il 1° di ogni anno dalla riga confinante col muro opposto all’ingresso, procedendo da sinistra a destra sino alla 19ª fossa e da destra a sinistra nella riga successiva e così alternando, fino ad esaurimento.

Con questo sistema si riduceva al minimo lo spostamento del macchinario per il sollevamento delle pesanti lapidi di basalto, utilizzato anche per calare il corpo nella fossa. Quest’ultima procedura veniva realizzata attraverso l’uso di una cassa con fondo a rilascio, che eliminava quindi la possibilità di sepolture sbrigative e impietose. Il macchinario per il sollevamento delle lapidi è ancora oggi visibile, seppur inutilizzabile. Inizialmente, le salme venivano semplicemente gettate nelle fosse.

Nel 1875 una baronessa inglese, avendo perso la figlia durante un’epidemia di colera, volle contribuire a rendere più compassionevoli le operazioni di sepoltura nel cimitero: donò un argano con cui calare nelle fosse una cassa dotata di un meccanismo di apertura sul fondo, permettendo in questo modo di adagiare le salme nelle fosse.

L’indagine dei carabinieri, al momento contro ignoti, rientra in un più ampio monitoraggio dei siti storici della città, condotto dalla Procura in collaborazione con la Sovrintendenza e l’Università Federico II. In passato, questa operazione ha portato al sequestro di altri edifici di valore storico, come Villa Ebe e la Stazione Bayard.

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