Separazione delle carriere, primo sì in commissione al ddl voluto da Nordio

Il termine per gli emendamenti è il 23 ottobre. Il provvedimento è uno dei cavalli di battaglia di Forza Italia, ma è appoggiato da Fdi.

Roma – Primo sì della Commissione Affari costituzionali della Camera alla riforma della separazione delle carriere di magistrati. La Commissione ha infatti votato adottando il ddl del governo come testo base, rispetto ad altre proposte di legge depositate in precedenza. Lo ha riferito all’Ansa il presidente della Commissione e relatore Nazario Pagano. Il termine per gli emendamenti è stato fissato alle 12 del 23 ottobre. Il provvedimento è uno dei cavalli di battaglia di Forza Italia, ma è fortemente appoggiato anche da Fratelli d’Italia. Il termine per presentare gli emendamenti è il 23 ottobre. Dopo si procederà alla valutazione nel merito e al voto delle eventuali modifiche e poi il testo passerà all’esame dell’Aula (la decisione spetta alla conferenza dei capigruppo, ma c’è un accordo politico su fine novembre, al più tardi inizio dicembre). Con l’obiettivo di un primo via libera di Montecitorio entro fine 2024.

Il ddl voluto dal ministro Carlo Nordio era stato emanato dal Consiglio dei ministri a fine maggio, e comprendeva otto articoli, con modifiche all’articolo 87 della Costituzione e all’intero Titolo IV: separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, due Csm (conseguente alla separazione delle carriere) entrambi presieduti dal Capo dello Stato, e una Alta Corte disciplinare. In favore dell’adozione del ddl del governo come testo base hanno votato i gruppi di maggioranza ed anche Riccardo Magi, segretario di +Europa. Voti contrari sono giunti da Pd e M5s. Erano invece assenti al momento della votazioni rappresentanti di Avs e di Iv.

I relatori della riforma in Commissione sono il presidente della I Commissione Nazario Pagano (FI), la deputata Simona Bordonali (Lega) e il deputato Francesco Michelotti (FdI). Il disegno di legge costituzionale n.1917, presentato dal governo alla Camera dei deputati, ha l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, attraverso la modifica del Titolo IV della Costituzione. Il testo prevede due distinti organi di autogoverno: il Csm giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. La presidenza di entrambi gli organi è attribuita al Presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Csm giudicante e di quello requirente, rispettivamente, il primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della Corte di Cassazione.

Un’altra novità è rappresentata dall’istituzione dell’Alta Corte disciplinare che sarà composta da 15 giudici: 3 nominati dal Presidente della Repubblica; 3 estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; 6 estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; 3 estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa