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Senza dopamina un mondo senza amore, lo dicono i roditori del Colorado

Il lavoro è stato condotto sul “nucleus accumbens”, la struttura celebrale che plasma il sistema di ricompensa nel mondo animale.

Roma – Tutta colpa della dopamina. Sin dalla prima apparizione sulla Terra della specie umana, le relazioni tra i sessi e quelle allargate al sistema sociale hanno rappresentato un fondamento basilare per la sopravvivenza e lo sviluppo della stessa. I sentimenti, le emozioni sono il carburante necessario per avviare il motore e imboccare il sentiero della vita. Ma se si è sempre pensato che le azioni umane dipendessero da particolari stati d’animo, è giunto il momento di ricredersi, in parte. Sembra che la causa sia la presenza della dopamina, un neurotrasmettitore che funge da mediatore del piacere e della ricompensa. Infatti, secondo attendibili studi, l’encefalo dell’essere umano rilascerebbe dopamina quando “vive” circostanze o attività gradite, come per esempio un pasto a base di buon cibo o una soddisfacente attività sessuale o situazioni elettrizzanti. Non è una scoperta dell’ultima ora, nel senso che il suo ruolo era conosciuto da tempo.

Tuttavia le sue modalità sono state studiate dal vivo, nel momento in cui le emozioni sono all’apice e quando sono in fase calante. Un recente studio diffuso da “Current Biology” – una rivista scientifica bisettimanale che copre tutte le aree della biologia, in particolare quella molecolare, cellulare, genetica, neurobiologia, ecologia e biologia evolutiva- ha confermato quanto ipotizzato. Sono stati esaminate le arvicole della prateria, facente parte della famiglia di roditori, che, spesso hanno relazioni monogame, dividendo la tana e curando i cuccioli. Lo studio è stato effettuato dai neuroscienziati dell’Università del Colorado Boulder (USA). Grazie a sottilissimi sensori di fibra ottica è stato possibile verificare, secondo per secondo, il processo neurochimico innescatosi con il ricongiungimento dell’arvicola con la sua dolce metà.

Arvicola della prateria

Oggetto dello studio è stato il “nucleus accumbens”, la struttura celebrale che plasma il sistema di ricompensa nel mondo animale. La moderna neuropsicologia sostiene che se non ci fosse, gli esser umani perderebbero l’energia necessaria a raggiungere obiettivi prefissati: personali, sessuali, l’apprendimento, l’alimentazione e simili. Nel caso in questione, ogni volta che il sensore “annusava” il rilascio di dopamina si accendeva. La stessa cosa è avvenuta quando le avicole dopo aver superato delle prove, i sensori sembravano illuminarsi come le nostre città durante le festività natalizie.

Le luci si sfocavano quando, invece, incontravano soggetti sconosciuti. Se, quindi, la profusione di dopamina è ai suoi massimi livelli quando c’è una situazione piacevole, come nel caso dell’innamoramento amoroso, gioca un ruolo importante anche in caso di distacco. E’ stato notato che, al momento del ricongiungimento, le due avicole, pur riconoscendosi, non producevano dopamina. La peculiarità del desiderio si era volatilizzata. Secondo gli scienziati, questo aspetto potrebbe rappresentare una sorta di meccanismo protettivo, di sopravvivenza ad un amore non corrisposto più e permette di ricaricarsi in attesa di un nuovo legame.

Ci vorranno altri studi per trasferire le conoscenze apprese al delicato e complesso cervello umano. E’ importante, comunque, comprenderne il meccanismo neurochimico sottostante ai legami affettivi per offrire un aiuto a chi non riesce a risollevarsi dopo la fine di una relazione d’amore, soprattutto a quelle persone che manifestano effetti patologici, come nel caso dei femminicidi. Il fatto che le emozioni possano, comunque, dipendere dalla biochimica, toglie quel po’ di poesia, che a volte, accompagna le emozioni e i sentimenti umani!

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