“Se non scioperi ti diamo 50 euro”: il caso Mita Spa accende la polemica sindacale

Durante lo sciopero dei metalmeccanici, un’azienda veneta ha premiato chi non ha incrociato le braccia. I sindacati insorgono: “Così si minano i diritti dei lavoratori”.

In tutte le democrazie “normali” il diritto di sciopero, per migliorare le condizioni lavorative o per il rinnovo del contratto, è sancito dalla legge in nome della dialettica che esiste tra le parti sociali. Quindi non dovrebbe destare stupore la sua attuazione senza frapporre ostacoli di sorta. Ed invece è successo che il 28 marzo, in occasione dello sciopero dei metalmeccanici indetto dalle organizzazioni sindacali per il rinnovo dei contratti, l’azienda “Mita Spa” di Conselve (Padova) che offre servizi di lavorazioni metalli, i cui dipendenti variano da 50 a 99, ha deciso di elargire un “cadeau” di 50 euro in buoni spesa ai 29 lavoratori non scioperanti.

Il gesto ha destato clamore sia tra i sindacati che nell’opinione pubblica, con conseguente minaccia da parte sindacale di alzare lo scontro con la controparte, Confindustria Veneto Est. Visto l’ambaradan provocato, l’azienda ha cercato di giustificarsi in quanto ha agito per ignoranza ma in buona fede. Nel periodo in esame, le commesse da soddisfare erano tante e, quindi, si è sentita in dovere di ringraziare chi ha anteposto la priorità dei clienti rispetto ad un loro sacrosanto diritto. Comunque, la dirigenza aziendale si è riproposta di annullare il provvedimento, dopo la ferma reazione dei sindacati e dei lavoratori.

Per un’azienda veneta il diritto di sciopero si può comprare al modico costo di 50 euro

La toppa potrebbe rivelarsi peggio del buco, perché chi amministra un’azienda dovrebbe conoscere il contesto sociale in cui opera e le relazioni industriali che in esso si sviluppano. L’ignoranza non è una giustificazione ma un’aggravante. Nonostante l’azienda abbia fatto una veloce retromarcia su un episodio sconcertante, tuttavia è il suo significato simbolico che stona per i sindacati e i lavoratori.

Qualora tutte le imprese agissero in questa maniera, ovvero offrire un compenso per non esercitare un legittimo diritto, aderire ad uno sciopero, potrebbe rappresentare il solco su cui germoglieranno tutta una serie di incentivi ai lavoratori che decidessero di non scioperare. Il risultato? L’intero sistema di relazioni industriali conosciuto finora andrebbe a farsi benedire a tutto svantaggio della tutela dei diritti dei lavoratori.

I sindacati hanno invitato i lavoratori a rifiutare quello che rappresenta un vero e proprio obolo e a organizzarsi per il rinnovo del contratto collettivo

A maggior ragione in una congiuntura economica sfavorevole come l’attuale, in cui il Belpaese risulta, da molte ricerche socioeconomiche, avere gli stipendi tra i più bassi d’Europa. I sindacati hanno invitato i lavoratori in oggetto a rifiutare quello che rappresenta un vero e proprio obolo e a organizzarsi per il rinnovo del contratto collettivo. Come recita qualsiasi manuale di diritto pubblico “Il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) è stipulato tra le organizzazioni rappresentative dei lavoratori dipendenti e i loro datori di lavoro, ovvero dalle rispettive parti sociali in seguito a contrattazione collettiva e successivo accordo. E’ valido per tutti i lavoratori, anche per chi non è iscritto ad alcun sindacato. In genere, la sua adozione è discrezionale, ed i contratti individuali possono ugualmente derogare al CCNL, in senso migliorativo”.

Ora in una “civiltà democratica”, sia dal punto di vista giuridico che sociale, non deve esserci alcun obbligo o limitazione nell’esercitare o no un diritto, la scelta deve essere autonoma, libera e individuale, senza condizionamento alcuno. L’idea di dare un bonus di 50 euro, tuttavia, non sorprende più di tanto. D’altronde, già i nostri padri latini affermavano che “divide et impera” (dividi e comanda). Ossia dividere un gruppo di persone per controllarle e governarle più efficacemente. Una regola non scritta, vecchia come il mondo, vigente, purtroppo, ancora oggi!

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