Alle prossime europee 359 milioni di cittadini al voto: gli analisti del Censis parlano di un declassamento storico e sociale generale.
Roma – Se l’Italia piange, l’Europa non ride! Nel prossimo mese di giugno ben 359 milioni di elettori europei si recheranno alle urne per rinnovare il Parlamento europeo. Ma in che condizioni sono i 27 Paesi dell’Unione? Beh, si è soliti lamentarsi della nostra disgraziata Italia, ma non è che gli altri stiano tanto meglio. Magra consolazione, si dirà, o mal comune mezzo gaudio! Il Censis, uno dei più prestigiosi istituti di ricerca socio-economica nazionali, sempre pronto a fornire le sue lucide analisi al colto e all’inclita, ha diffuso il rapporto “Lo stato dell’Unione. Geografia sociale dell’Europa al voto”.
E’ emerso che l’Unione Europea (UE) ha subito un lento declino economico e demografico. Il PIL rispetto al 2007 è sceso dal 17,7% al 14,5%, mentre la popolazione dal 6,5% è passata al 5,6%. Una criticità non da poco in quanto entro fine secolo l’economia europea si ritroverà ad essere la quinta al mondo. Il reddito pro capite del 34% della popolazione ha subito una flessione che si è fatta sentire sul bilancio familiare. Chissà con quali aspettative questi elettori si recheranno alle urne? Il declassamento si è fatto sentire dappertutto, ma con maggiore virulenza in Grecia e, in parte, in Italia.
La deindustrializzazione ha provocato un declassamento storico e sociale e per il 40% circa ha riguardato cittadini italiani. Il rapporto ha evidenziato le diversità nei diversi territori dei singoli Stati, che possono incrinare l’unione delle comunità nazionali. Queste diversità sono presenti un po’ ovunque, ma il divario più ampio è in Italia, dove il PIL pro capite della Calabria risulta essere del 40,9% inferiore rispetto alla media nazionale, mentre in contrapposizione il valore di Bolzano e del 65,4% in più.
Come sempre le regioni che manifestano problemi sono nel Mezzogiorno d’Italia: oltre alla Calabria, Sardegna, Molise, Campania, Sicilia e Puglia. A conferma che la presenza di una capillare criminalità organizzata in quasi tutte le regioni meridionali rappresenta un vulnus per un regolare sviluppo delle forze produttive. Un particolare punto critico è rappresentato dall’astensionismo che alle ultime elezioni europee ha toccato il 49,3% in media.
Secondo gli analisti del Censis, in Italia, il fenomeno è più marcato per le elezioni europee, mentre alle politiche è meno evidente. La scarsa partecipazione elettorale è la dimostrazione che i cittadini manifestano poca fiducia nelle istituzioni. Non può essere altrimenti, visto il progressivo impoverimento dei ceti sociali. Non c’è da stupirsi se si è arrivati a questa situazione.
L’Europa si è dimostrata essere un’elefantiaca macchina burocratica, costituita da tanti pezzi, ma senza coesione. Purtroppo è nella nascita stessa dell’Unione Europea (UE) che va ricercata la causa della disaffezione verso la politica e le istituzioni. Si è pensato ad un’unione monetaria, senza pensare prima ad un’unione sociale e poi politica. D’altronde non è “l’argent qui fait la guerre” come dicono i francesi? Oltre alla guerra, a quanto pare, condiziona anche la politica!