Satnam Singh: al via il processo per la morte del bracciante. Lovato: “Ho perso la testa”

L’uomo è morto dissanguato in seguito all’amputazione del braccio destro, rimasto incastrato in un macchinario avvolgi-plastica.

Latina – Si apre oggi a Latina il processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante impiegato nei campi senza contratto e abbandonato dal suo datore di lavoro dopo essere rimasto gravemente ferito sul lavoro a Cisterna di Latina. A processo per omicidio doloso c’è Antonello Lovato, datore di lavoro del 31enne indiano, morto dissanguato il 19 giugno scorso dopo essere rimasto vittima di un incidente sul lavoro nei campi: il suo braccio rimase incastrato in un macchinario agricolo. Dalle indagini, e dai risultati autoptici, è poi emerso che il 31enne avrebbe potuto salvarsi, con un intervento più tempestivo. Ma il datore di lavoro, ha prelevato l’uomo e la moglie dall’azienda, trattenendo i loro cellulari, e poi li ha scaricati nell’abitazione dove risiedevano, senza le dovute cure e a svariati chilometri dal luogo dell’incidente.

“Ho trovato Satnam lì e ho perso la testa: non ero io. Non ho mai voluto la sua morte. La notizia della sua scomparsa due giorni dopo l’incidente mi ha distrutto. Non c’è giorno che non pensi a lui e alla sua famiglia. Sarò sempre vicino alla moglie di Satnam”. Sono le parole pronunciate in aula, in alcune dichiarazioni spontanee, da Antonello Lovato, La prossima udienza del processo a Lovato è prevista per il 27 maggio. I giudici del Tribunale di Latina si erano ritirati in Camera di consiglio a seguito della discussione sulla costituzione delle parti civili, che attualmente sono 16, di cui 7 libere associazioni di diritto privato, tra cui Cgil di Frosinone e Latina, Flai e Libera, 4 enti istituzionali (Regione Lazio, Comune di Latina, Comune di Cisterna di Latina e Inail) e 5 per persone fisiche, tra cui la compagna e la famiglia della vittima. “È una giornata importante perché è un processo che effettivamente segna un po’ uno spartiacque ma lo ha già segnato subito dopo i fatti perché sembra che comunque almeno in provincia di Roma e in tutta italia la questione sia saltata un po’ agli occhi di tutti”. Così Giovanni Lauretti, il legale della compagna di Satnam Singh, Sony, davanti al tribunale di Latina.

“È uscita fuori la problematica nella provincia di Latina e in particolare ci sono state tantissime assunzioni di lavoratori stranieri dopo i fatti di Satnam Singh quindi in questo senso c’è una presa di coscienza importante” aggiunge l’avvocato. “La mia assistita Sony ha voluto essere presente oggi, è in aula con molto sacrificio e chiaramente disagio però c’è voluta essere. Anche questa è una testimonianza della presa di coscienza”. Drammatica la testimonianza del collega del bracciante: “Di quel giorno ricordo che avevo staccato un’oretta prima di Satnam. Ricevo una telefonata dove mi viene detto che c’è stato un incidente e che Satnam si è fatto male”. Così Ramish Kamal, bracciante indiano, che racconta così quello che ha visto il 17 giugno 2024 nelle campagne di Latina.

Quel giorno Satnam Singh, 31 anni, viene stritolato da un macchinario agricolo nel terreno in cui lavorava. Oggi al Tribunale di Latina inizia il processo per omicidio a carico dell’imprenditore agricolo Antonello Lovato che avrebbe scaricato il corpo di Snam con un braccio mozzato in una cassetta davanti a casa sua. Ramish Kamal racconta quello che vide quel giorno dalla manifestazione della Cgil di fronte al tribunale in occasione della prima udienza.”Non sapevo la gravità della situazione e nel momento in cui io arrivo a casa sua per vedere che cosa fosse successo mi ritrovo Satnam per terra e il suo braccio era nella cassetta. Solo lì ho capito che c’era veramente qualcosa di grande. Quando è arrivata l’ambulanza sono subito intervenuti per quel poco che potevano fare”.”Se sono riuscito a scambiare due parole con Satnam? In quel momento no”, risponde Ramish ai cronisti. “Non sono riuscito a dire nulla e non riuscivo a dire nulla perché Satnam non parlava più e respirava a malapena. Non poteva dire nulla sentivo solamente il suo respiro”. “Il corpo stava dentro e solo in un secondo momento ho visto il braccio al di fuori del cancello di casa e lì per lì non ci avevo fatto neanche caso” E sul procedimento penale per omicidio, dove sarà sentito in aula tra i testimoni, aggiunge: “Voglio essere presente è per dire ribadire che vogliamo giustizia e dirò la verità”.

“Satnam è per tutti noi un simbolo del disumano sfruttamento cui sono sottoposti ancora oggi molti lavoratori e lavoratrici, soprattutto immigrati. Dai congressi e dalle assemblee che stiamo svolgendo in tutta Italia, dalle piazze, da tutti gli incontri con i lavoratori, emerge una forte richiesta di giustizia e legalità”, ha detto il Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota intervenendo oggi a Trento al congresso provinciale della federazione. 

“Siamo vicini alla famiglia di Satnam e a tutta la comunità indiana di Latina, – ha aggiunto – con cui abbiamo manifestato subito dopo la tragedia, vogliamo sia fatta luce su quanto accaduto e sia fatta giustizia nei luoghi deputati a farlo, e nel frattempo crediamo sia l’occasione anche per richiedere un nuovo confronto al tavolo interministeriale anti-caporalato, per avere un ritorno sulle misure avviate e sui risultati ottenuti, affinché simili fatti non si ripetano più”. A parlare è anche il sindaco. “Il caporalato ombra le aziende
sane che abbiamo nel nostro territorio,
che sono delle eccellenze. Rischiano di perdere credibilità per colpa di questi avvenimenti. Ci siamo costituiti parte civile come primi e, personalmente, sentivo l’esigenza di essere presente al processo per esprimere la solidarietà del Comune tutto”, ha detto la prima cittadina di Latina Matilde Celentano davanti al tribunale del capoluogo pontino.

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