Sanità in crisi? Tranquilli, ci pensa il Dottor ChatGPT!

La sanità si affida all’intelligenza artificiale per migliorare diagnosi e comunicazione medico-paziente, ma i dubbi restano.

Come è noto ai cittadini, che la vivono sulla propria pelle, la sanità è in crisi. Così com’è complicato gestire la situazione clinica dei pazienti. Pare che in questo ambito l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale (IA), in particolare ChatGPT, un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano, possa migliorare la comunicazione medico-paziente e l’efficacia delle diagnosi. 

Una volta si utilizzava Google per avere informazioni su farmaci e diagnosi, ora si usa un chatbot o robot di conversazione. Solo che Google ti indirizzava su altri siti o forum, mentre ChatGPT rassicura e particolareggia le proprie asserzioni.

Secondo il New York Times, un chatbot sarebbe in grado di fare accurate diagnosi più efficaci, sia dei medici che di quelli coadiuvati dall’IA.

Secondo un articolo apparso sul “New York Times”, uno dei più prestigiosi e antichi quotidiani statunitensi, un chatbot è in grado di fare accurate diagnosi più efficaci, sia dei medici che di quelli coadiuvati dall’IA. In effetti la tecnologia potrebbe offrire un aiuto concreto ai medici sotto pressione, che spesso lavorano in condizioni critiche e in tempi così ristretti, che il paziente si trasforma solo in un numero. L’IA potrebbe essere deputata ad interessarsi agli aspetti più tecnici della professione medica, mentre il medico avrebbe tempo da dedicare al proprio paziente con un approccio il più empatico possibile.

Riprendendo il concetto di “medicina narrativa” della Columbia Medical School University, USA, di cui uno dei fondamenti è la capacità di ascolto autentico, naturale, durante un consulto medico. Un capovolgimento di potere tra medico e paziente. Finora i medici si sono sempre adattati ad un modello di “preoccupazione con distacco”. Invece, pare che più si è coinvolti più cresce l’efficacia della prestazione. Secondo questa teoria, il medico si trasforma in collante tra tecnica e paziente.

Quanto costerà la messa a regime di tutto il sistema sanitario con l’IA e chi ne pagherà i costi?

Sempre secondo il New York Times, pare che il ChatGPT si sia mostrato più empatico del medico in carne ed ossa. Non si sa se reagire con compiacimento o con tristezza ad un epilogo del genere. Inoltre, non è importante la partecipazione dei medici alla sofferenza del paziente, conta che recitino la loro parte. La medicina come palcoscenico, dunque. Ma in fondo è la natura stessa dell’essere umano ad essere così: un po’ autentica e altrettanto teatrale.

Ritornando alla professione medica, finora considerata ammantata di prestigio, sicurezza economica e rispetto, non c’è alcuna certezza che possa essere così anche nell’era dell’IA. L’irruzione della tecnologia ha determinato una perdita di prestigio sociale della professione e sta producendo forti resistenze da parte dei medici, in quanto per secoli sono stati investiti di un potere oscillante tra sapere scientifico, figura istituzionale e magia miracolosa.

Il cittadino comune, che ha a che fare con la lotta per la sopravvivenza quotidiana, ha una visione più prosaica e meno concettuale del fenomeno. Ossia, se migliora la qualità del servizio sanitario erogato e il rapporto medico-paziente ben venga. L’unico problema, di cui non si è discusso o in maniera molto marginale, è l’aspetto economico. Quanto costerà la messa a regime di tutto il sistema sanitario con l’IA e chi ne pagherà i costi? Se si rileverà molto costosa, sarà a vantaggio di una ristretta élite e il resto dei cittadini che fine farà?

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