E pensare che la vicenda dell'ex magazziniere ferrarese non è affatto isolata. Migliaia sono i lavoratori sfruttati nel settore dell'e-commerce mentre controlli e verifiche sono quasi inesistenti.
San Bellino – Dicono che Amazon sia il futuro. Il futuro di che cosa però non è chiaro. Di certo non quello delle piccole attività imprenditoriali, della qualità o del rispetto. Si risparmino pure stucchevoli pubblicità con storielle strappalacrime, la realtà del colosso di Bezos è ben altra.
Ne sa qualcosa Massimo Straccini, cittadino italiano di 58 anni, sfruttato e poi gettato via dal gigante dell’e-commerce come una scarpa vecchia. Così si potrebbe riassumere l’intera vicenda.
Ovviamente la narrazione ufficiale parla semplicemente di “contratto non rinnovato”. Succede. Peccato che Massimo sia l’unico della sua squadra a cui sia accaduto. Mentre i suoi colleghi festeggiavano altri 3 mesi di lavoro (nell’era della globalizzazione ci si accontenta delle briciole, chinando la testa in un fantozziano “com’è umano lei”) lui veniva lasciato a casa.
Dunque la decisione potrebbe avere a che fare con la qualità del lavoro svolto? Nemmeno per sogno. Massimo (magazziniere addetto allo stoccaggio) non ha mai ricevuto richiami o contestazioni, anzi, lui stesso spiega che gli stessi manager che monitoravano il suo lavoro “…si avvicinavano e mi dicevano che andavo bene…”.
E allora, quale sarebbe il motivo dell’interruzione del rapporto di lavoro? Secondo Massimo, anzi, secondo il pensiero di chiunque abbia un briciolo di intelligenza, si tratterebbe di ritorsione. Parola che lui non usa mai, ma talmente evidente da non rendersi necessaria.
Il mese scorso, infatti, Massimo aveva raccontato alla stampa la sua storia, che ha veramente dell’assurdo: costretto a vivere con la compagna in un camper nel parcheggio dell’azienda, nello stabilimento di San Bellino, l’uomo attaccava questo vergognoso e disumano sistema lavorativo, privo di diritti e certezze.
Con il ridicolo metodo dei contratti trimestrali (con minimo garantito e il resto a chiamata) è praticamente impossibile trovare casa in affitto. Non vi sono le condizioni richieste.
Non è stato facile per lui e la compagna vivere tre mesi in tempi di Covid e praticamente all’addiaccio: “...Una notte un camionista è venuto a bussare – racconta Massimo – io ero al lavoro. Ha chiesto una prestazione sessuale alla mia compagna, che si è molto spaventata. Non ha potuto fare altro che chiudere la porta e sperare che se ne andasse in fretta…”.
Nonostante abbia 58 anni, Massimo ha solo 22 anni di contributi versati a causa del lavoro in nero svolto da giovane. È stato magazziniere con diverse cooperative ma gli hanno proposto sempre contratti brevi. Racconta che “…Prima di Amazon lavavo biancheria ospedaliera: una specie di catena di montaggio. Lì facevano addirittura contratti settimanali. Finivi il venerdì e la sera ti dicevano se lavoravi o meno la settimana successiva…”.
Diciamo tutti in coro “grazie” al job act di Renzi e alle disastrose politiche lavorative di Di Maio. Gran bel lavoro. Nonostante tutto lui l’ex lavoratore non parla male di Amazon, definendola “un’esperienza”, nonostante la percezione sgradevole di essere un mero numero, utile e sostituibile.
Questo dovrebbe farci riflettere: si sta tornando ad un sistema feudatario, con i servi della gleba che non vogliono dir male del signore e padrone, con tanti saluti ai diritti dell’uomo.
Naturalmente silenzio inquietante da parte dei grandi sindacati, variegato ciarpame politico e altri rappresentanti del folkloristico mondo del “restiamo umani”. Di umano qui non c’è proprio niente. Ma guai ad alzare la voce col rischio di indispettire i padroni capitalisti. Si rischierebbe di finire crocifissi in sala mensa.
Oggi Massimo chiede solo un lavoro. Sa che non sarà facile a 58 anni, ma lancia un appello: “…Vi prego, datemi un lavoro. Vorrei soltanto trovare un po’ di stabilità”. Ci auguriamo di cuore che il suo appello venga accolto.
Queste parole, insieme a quel “…Temo di essere stato penalizzato” di Massimo, spezzano il cuore. Qualcuno dovrebbe dirgli di dissipare i propri dubbi: ha provato ad avere un po’ di giustizia ed è stato colpito.
Perché è così che queste multinazionali vanno avanti, con l’annichilimento umano, finché si arriverà a convincersi del fatto che il lavoro è un regalo, un privilegio non per tutti e “loro” sono i buoni che ci permettono di svolgerlo.
Si deve riscoprire il significato della parola “diritto”. Si deve mettere la parola “fine” a questo vergognoso indottrinamento così come a questo precariato che arricchisce solo gli sfruttatori. A proposito, signor Bezos, che ne direbbe di pagare le tasse?
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