Condanna a 22 anni per lo zio. I giudici hanno riconosciuto le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.
Bologna – La Corte di Assise d’Appello di Bologna ha condannato all’ergastolo i genitori di Saman Abbas, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, e i cugini Noman Hulhaq e Ikram Ijaz. Lo zio Danish Hasnain, invece, è stato condannato a 22 anni. La decisione ribalta in parte la sentenza di primo grado e accoglie l’impianto accusatorio della Procura: Saman è stata uccisa da tutta la famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato.
La giovane pachistana, trasferitasi a Novellara nel 2016, aveva 18 anni quando scomparve tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021. Il suo corpo fu ritrovato solo mesi dopo, sepolto in un casolare abbandonato a pochi passi dalla casa di famiglia.
L’accusa: “Delitto premeditato per motivi futili”
Il movente sarebbe stato l’opposizione di Saman a un matrimonio forzato con un cugino in Pakistan. Per la Corte d’Appello non si è trattato di un raptus, ma di un delitto premeditato, eseguito con la complicità di più membri della famiglia. Nessuno ha mai confessato: durante il processo gli imputati si sono accusati a vicenda, negando il proprio coinvolgimento. Tuttavia, per i giudici la responsabilità collettiva è chiara.
“Voglio essere l’ultima”
Durante la lettura del dispositivo, l’aula era gremita. Un gruppo di donne, tra cui avvocate e cittadine, ha esposto un cartello scritto in urdu: “Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”, in memoria di Saman e di tutte le vittime di violenza patriarcale.
Saman si faceva chiamare “Italiangirl” sui social. Voleva vivere liberamente, senza velo, senza vincoli familiari imposti. Una ribellione alla cultura patriarcale che le è costata la vita. Il procuratore Gaetano Paci l’ha definita “una ribelle inconsapevole”, simbolo di una libertà negata.
Gli sviluppi delle indagini
Danish Hasnain, lo zio che ha indicato dove si trovava il corpo, fu arrestato in Francia a settembre 2021. I cugini furono fermati tra Francia e Spagna. Il padre fu arrestato in Pakistan e successivamente estradato, seguito dalla madre nel 2024: un precedente storico nei rapporti giudiziari tra Italia e Pakistan.
Durante il processo, i genitori hanno sempre negato. La madre ha ascoltato in silenzio l’interprete, il padre ha mantenuto un atteggiamento impassibile. Il fratello minore di Saman, considerato testimone chiave, ha scelto di non assistere alle ultime udienze.
In attesa della Cassazione
I cugini, pur condannati all’ergastolo, restano a piede libero fino alla sentenza definitiva. È probabile che i legali ricorrano in Cassazione. Intanto, la vicenda di Saman continua a interrogarci: una giovane vita spezzata da un sistema familiare che non le ha concesso il diritto di scegliere il proprio destino.