L’Italia investe meno della media OCSE nella prevenzione sanitaria, nonostante l’invecchiamento della popolazione. Screening e vaccinazioni ancora troppo trascurati.
“Prevenire è meglio che curare” è stato uno slogan pubblicitario di una marca di dentifricio che ebbe molto successo negli anni’80. Voleva sottolineare l’importanza di adottare misure preventive per evitare problemi di salute, danni, o altre situazioni negative, piuttosto che aspettare di intervenire dopo che il problema si è già manifestato. Questo principio, tuttavia, non pare essere nelle corde dell’Italia, visti i pochi investimenti fatti per la prevenzione della salute, che ci pone sotto la media OCSE e agli ultimi posti tra i Paesi del G7.
Il fatto è che è aumentata la cosiddetta popolazione “anziana”, mentre diminuiscono i giovani e i bambini. Questo processo ha comportato che circa il 25% della popolazione ha più di 65 anni, di cui il 50% presenta problemi di salute cronica. Quindi, in un siffatto contesto, la prevenzione dovrebbe essere scelta come “conditio sine qua non”.
Al contrario si sta andando in tutt’altra direzione. Su questo tema, lo scorso mese di aprile, si è tenuto un convegno a cura della ConFederazione Oncologi, Cardiologi e Ematologici (FOCE). Ebbene l’Italia ha investito solo il 4,5% della spesa sanitaria, nel 2023, per la prevenzione. Si spendono solo 193,26 euro per abitante rispetto ai 213,18 della media in Europa, quota che è pure calata negli ultimi anni. Da questi dati le previsioni non possono che essere a tinte fosche.

Per invertire la rotta bisogna rafforzare le vaccinazioni e gli screening del tumore, incentivando l’adesione ai programmi, visto che i dati sono al di sotto di quanto richiesto dalle istituzioni internazionali. Nel 2023 solo il 53% degli uomini e il 46% delle donne hanno svolto il loro percorso preventivo, mentre il “Beating Cancer Plan”, il piano strategico dell’Unione Europea per la lotta contro il cancro prevedeva un’adesione del 90% entro il 2025. Si tratta di esami gratuiti per la diagnosi precoce dei tumori al colon-retto, cervice uterina e seno, che sono molto diffusi nel nostro Paese.
La prevenzione va praticata sin dall’infanzia, ad esempio, con la vaccinazione contro il Papilloma Virus o HPV. Le vaccinazioni di massa produrrebbero un risparmio di 10 miliardi di euro, che non sono proprio…noccioline, se venisse rispettato il tetto del 90% di adesioni. Anche per il Covid-19 la quota di vaccinati over 80, in Italia, è stata molto bassa, il 16%. Mentre nella maggioranza dei Paesi europei la media è stata tra il 60 e il 90%. Forse, perché, si è ritenuto, a torto, che a 5 anni dalla sua irruzione nelle nostre vite, il più è stato fatto e si è allentata la guardia.

E’ vero che il periodo difficile è alle nostre spalle, però il Covid-19 può ancora reagire con dei deleteri colpi di coda con sofferenze per molte persone, tra quelle considerate fragili e grandi anziani che sono deceduti negli ultimi anni. La FOCE, per questi soggetti, consiglia il vaccino, per evitare problemi dopo. La prevenzione è un nervo scoperto della nostra struttura sociale, nel senso che non è una delle nostre prerogative principali, tutt’altro.
Ci si accorge di quanto avesse potuto rivelarsi proficua a babbo morto, tanto per usare una locuzione gergale della tradizione popolare, quando i fatti accadono e non si è fatto nulla o molto poco per prevenirli. Questo vale per la prevenzione sanitaria, la struttura geologica del nostro territorio, l’emergenza sociale e idrica. Si dice che le risorse finanziarie non ci sono, ma per armarsi si sono trovate, per la sanità no. Sarà pure retorica, ma è la cruda realtà!