Nell’ospizio alcuni operatori socio sanitari, poi arrestati, si sarebbero divertiti a riprendere col telefonino violenze e costrizioni inflitte agli anziani, specie quelli inabili e affetti da demenza senile.
CALTANISSETTA – Nessuna pietà per vecchietti dementi e invalidi: botte e costrizioni per tutti. Più erano anziani e più sarebbero stati maltrattati dagli infermieri e dai due titolari dell’ospizio-lager “Santa Chiara” che pare preferissero i pazienti più fragili per sfogare i loro istinti bestiali. Gli anziani in precarie condizioni di salute sarebbero stati presi a schiaffi, legati per 24 ore ad una sedia a rotelle, insultati, derisi e costretti a subire pratiche che avrebbero rasentato la tortura.
Addirittura un ottantenne avrebbe subìto lesioni interne con un clistere mentre un altro compagno di sventura sarebbe stato abbandonato nel suo letto zeppo di urine ed escrementi. Un altro poveraccio, sempre avanti negli anni, sarebbe stato privato delle medicine prescritte dai sanitari. Alcuni operatori si sarebbero accaniti particolarmente con gli anziani senza parenti ai quali sono stati inflitte umiliazioni e vessazioni arrivando persino a fotografare la loro incontinenza per poi postare le foto in chat.
Sono più di 50 gli episodi di violenza accertati da luglio a ottobre nell’indagine dei carabinieri del Reparto Operativo di Caltanissetta, coordinati dal procuratore Salvatore De Luca. Il 17 dicembre scorso è scattata l’operazione di polizia dei militari contro le due responsabili e alcuni dipendenti della casa di riposo Santa Chiara, ubicata nell’omonimo vicolo del quartiere Santa Flavia di Caltanissetta. Nove persone sono state arrestate, di cui sei trasferite in carcere e tre ai domiciliari, accusate a vario titolo di maltrattamenti, sequestro di persona, abbandono di persone ed esercizio abusivo di pratiche sanitarie.
Con l’ordinanza di custodia cautelare è stato anche sequestrato l’immobile che ospitava la Rsa, poi affidato ad un amministratore giudiziario che continuerà, con altro personale idoneo già reclutato, le attività di assistenza sanitaria e sociale alla ventina di pazienti ospiti della struttura. Dietro le sbarre sono finiti Pietro Castronovo, 44 anni; Gianluca Giuseppe Ciresi, 50 anni; Gaetano Marrocco, 51 anni; Donatella Michela Salamone, 41 anni; e le due titolari della casa di riposo: Venera Alaimo, 63 anni, e Agata Giovanna Salamone di 50 anni.
Per queste ultime due gli inquirenti hanno tracciato un profilo criminale di tutto rispetto in quanto “consapevoli dello stato di abbandono in cui versavano gli ospiti della casa di riposo e della carente gestione dei servizi avrebbero omesso di adottare qualsivoglia provvedimento organizzativo e direttivo”. Ai domiciliari con braccialetto elettronico sono finiti Katia Dibenedetto, 48 anni; Marco Iacono, 38 anni e Noemi Tomasella, 25 anni. Gli operatori sociosanitari, si legge in atti, “sono accusati di aver maltrattato gli anziani utilizzando nei loro confronti un linguaggio offensivo, minaccioso, volgare, schernendoli per la loro incontinenza. Alcuni di loro avrebbero anche tenuto bloccati gli anziani sui letti per diverse ore con dei mezzi di contenzione”.
A denunciare i ripetuti atti di violenza e sopraffazione è stata la cuoca della Rsa. La donna, la scorsa primavera, aveva portato nella casa di riposo il padre ma si era accorta che al poveretto non venivano somministrate le medicine, alcune delle quali salvavita. In pratica la struttura assistenziale era gestita a due vie: alcuni operatori e infermieri, davvero pochi, che facevano il loro dovere mentre altri, più numerosi, si divertivano a maltrattare gli anziani, senza accudirli, arrivando persino ad abbandonarli nei loro letti sporchi di urine e feci.
Le violenze venivano poi “fotografate” con i cellulari e le immagini finivano in una chat comune dove i dipendenti si divertivano a vedere le povere vittime sottoposte a crudeltà di ogni genere. In chat uno degli operatori socio-assistenziali arrestati si sarebbe vantato di aver tenuto bloccato su una sedia a rotella un vecchietto colpito da demenza senile per più di 24 ore consecutive. I carabinieri, diretti dal tenente colonnello Salvatore Menta, sulla scorta delle dichiarazioni rilasciate dalla cuoca, riuscivano a piazzare “cimici” e telecamere nascoste in ogni parte della Rsa per poi intercettare anche le comunicazioni telefoniche dei dipendenti indagati.
Ne veniva fuori una sorta di tripudio delle atrocità contro gli anziani ospiti che avrebbero visto nelle due titolari e in Pietro Castronovo i più spietati esecutori di violenze e atti raccapriccianti contro le povere vittime. L’inchiesta comunque continua per chiarire i comportamenti degli indagati negli ultimi due mesi ovvero nel periodo in cui non sapevano di essere nel mirino degli inquirenti.