Alla gravissime accuse la Santa Sede dovrebbe far seguire inchieste e accertamenti ma sino ad oggi solo un assordante silenzio.
Roma – Lo scorso 25 Ottobre in occasione della Conferenza sull’Identità Cattolica, tenutasi negli Usa a Pittsburgh, monsignor Carlo Maria Viganò ha pubblicato un video in cui accusa Papa Francesco ed il suo entourage di essere promotori di una sorta di setta. In sintesi una specie di Deep Church, una “Antichiesa” come la definisce il prelato, composta da pochi ecclesiastici, il cui vertice massonico avrebbe promosso l’elezione del cardinale Bergoglio, fino al 2013 assolutamente sconosciuto.
Al di là delle diverse opinioni su questa guerra, nemmeno troppo sotterranea, fra angeli e demoni – decidete voi chi siano gli uni o gli altri – del Vaticano, restiamo perplessi sulla scarsa copertura mediatica data alla vicenda. Stiamo parlando di un video-discorso di oltre un’ora il cui protagonista non è certo l’ultimo arrivato.
Viganò è stato Nunzio Apostolico negli States fino al 2016, prima di andare in pensione. È stato lui a scatenare lo scandalo Vatileaks, in cui accusa il cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Sua Santità, di averlo cacciato dal Vaticano per coprire scandali e corruzione. Nato a Varese, 79 anni fa, nominato vescovo nel 1992 da Giovanni Paolo II, è Nunzio Apostolico in Nigeria fino al 1998. Si mette poi in luce presso il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, grazie alla sua abile gestione economica.
Attraverso procedure contabili centralizzate e verificabilità dei costi, abbatte un deficit equivalente ad oltre 10 milioni di dollari nel 2009, raggiungendo un saldo positivo di circa 44 milioni di dollari nel 2011, quando partirà per gli Usa. L’alto prelato avrebbe già qualche scheletro nell’armadio: nel 2018 sarebbe stato condannato da un tribunale a risarcire il fratello disabile, don Lorenzo Viganò, di quasi due milioni di euro, per aver gestito da solo i proventi dei beni immobili ricevuti in eredità dal padre.
Hanno un senso le accuse di Viganò, sulla vicinanza (o addirittura l’appartenenza) di Papa Francesco alla massoneria? Quello che sappiamo con certezza è che il cardinale di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, nel 1999 è membro onorario del Rotary Club cittadino. Gli ambienti massonici, soprattutto argentini, hanno accolto con entusiasmo l’elezione del Pontefice. Il sito di informazione Impulso Baires trasmette un comunicato della Gran Logia de la Argentina de Libres y Aceptados Masones, è il Gran Maestro in persona, Angel Jorge Clavero, a salutare il nuovo Pontefice.
Nel Marzo 2013 Oscar Bartoli, massone del Grande Oriente d’Italia residente a Washington, membro del Rotary Club e fondatore della Italia Lodge nel 2001, scrive una lettera aperta a Papa Francesco rallegrandosi della sua elezione. Così come il Gran Maestro della Gran Loggia Virtuale d’Italia Luciano Nistri e il Gran Maestro Gustavo Raffi, del Grande Oriente d’Italia loda il nuovo Pontefice: “…Forse nella Chiesa nulla sarà più come prima…”.
Certo sono solo messaggi di auguri e congratulazioni ma per i predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la massoneria non si è mai palesata. L’aspetto che meriterebbe maggior approfondimento è una ormai dimenticata intervista di Michela Solari al giornalista Andrea Scanzi. La Solari – depositaria del testamento di Licio Gelli, famigerato Gran Maestro della Loggia P2 – racconta a Scanzi che nel 2007, l’allora cardinale Bergoglio fece visita a Gelli nella dimora di Villa Wanda ad Arezzo.
Gelli confida alla donna di conoscere Bergoglio fin dal 1973, quando il Gran maestro in Argentina era di casa e in ottimi rapporti con il generale Jorge Rafael Videla il quale gli fece avere un passaporto diplomatico. Non saranno mai chiarissimi invece i rapporti tra l’ex cardinale di Buenos Aires con il dittatore.
Nella lunga dichiarazione Viganò parla nel Nuovo Ordine Mondiale e di Soros, ma intorno al folclore ci sono altri aspetti interessanti, oltre alla massoneria. Come la conferma delle accuse a monsignor Edgar Peña Parra, nuovo Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato Vaticana.
Il 60enne vescovo venezuelano ha sostituito l’ormai ex monsignor Angelo Becciu, destituito dal Papa per il presunto coinvolgimento nelle inchieste giudiziarie che lo vedrebbero protagonista, secondo gli inquirenti, di una presunta gestione personale ed illecita dei fondi di beneficenza della Santa Sede. Inchieste di cui abbiamo già parlato su queste colonne con ricchezza di particolari.
Secondo Viganò il cambio ai vertici della Segreteria è il classico passaggio dalla padella alla brace. L’ex Nunzio Apostolico denuncia il silenzio, su un dossier inviato da un gruppo di fedeli di Maracaibo – la diocesi di Parra – in cui il vescovo, insieme ad altri sacerdoti, viene accusato di condotta immorale.
Monsignor Viganò cita Gastòn Guisandes Lopez, attualmente direttore del quotidiano “Que Pasa”. Il giornalista aveva pubblicato nei primi anni del 2000 alcuni articoli su presunti abusi di minori in cui era coinvolto Parra, denunciati dai genitori dei seminaristi coinvolti, alla polizia venezuelana. Contattato dal blogger vaticanista Marco Tosatti, Lopez aveva confermato il contenuto, aggiungendo anche che l’allora Nunzio Apostolico in Venezuela. Monsignor Dupoy, aveva informato la Santa Sede. Lo stesso Lopez aveva chiesto un incontro con Dupoy poi rimasto senza esito.
Accuse di questo genere, ovviamente, devono essere consolidate da riscontri oggettivi ma riteniamo importante che la trasparenza e la verifica dei fatti, debbano essere una preoccupazione anche della Santa Sede. Molto meglio dell’attuale, imbarazzante silenzio.
Ti potrebbe interessare anche —->>
IN TEMPI DI COVID LICIO GELLI AVREBBE AVUTO IN PUGNO LA SOLUZIONE