Un'altra tassa aumenterebbe la pressione fiscale a dismisura in un momento storico in cui gli italiani hanno bisogno di fiducia nei riguardi dello Stato. I sinistroidi, risvegliatisi dal letargo, avevano tentato il colpo gobbo.
Roma – Geniale l’idea della patrimoniale. Specie in un momento tristissimo come questo. Sotto tutti i profili. E con una crisi planetaria in corso che cosa ti dissotterra una certa sinistra miope e bieca? La solita tassa da strappare sotto banco. Dai e dai l’ennesimo balzello era finito nella legge di Bilancio, hai visto mai passasse in sordina fra la confusione che regna sovrana?
Tempistica infelice e insensibilità nei riguardi di un Paese che va spegnendosi giorno dopo giorno sono tipici di certi parlamentari di chiaro stampo sinistroide che si sono risvegliati dal lungo letargo all’improvviso. Con la solita idea del menga. Per fare cassa alla vecchia maniera: mettendo le mani in tasca agli italiani.
Sicuramente la patrimoniale non passerà, grazie anche ad una parte della Sinistra dichiaratamente contraria, ma porterà “in video ed in cronaca” gli esponenti di una marginale, dal punto di vista percentuale, classe politica rimasta ancorata a vetusti modelli economici e, soprattutto, ideologici.
In questo contesto storico la semplice proposta di uno Stato che preleva dal portafogli anziché dare aiuto è impensabile e oltraggioso. Altra cosa è, invece, discutere sulla fondatezza o meno della proposta e su quale base imponibile applicare la tassa. Ma non è questo il momento storico più adatto specie quando si parla di riforma del fisco e detassazione per le imprese.
Infatti, com’era prevedibile, si è scatenato un putiferio politico e mediatico. Anche Luigi Di Maio sembra rimasto disgustato da tanto repentino ardire e pubblica su Facebook un post equilibrato, nell’interesse di chi lavora e produce:
”...Leggo dell’iniziativa parlamentare – scrive il capo della Farnesina – di qualcuno che vorrebbe introdurre una patrimoniale e dunque un’altra tassa per colpire imprese e lavoratori. Il Movimento 5 Stelle è sempre stato fortemente contrario… Se vogliamo spazzare via le piccole tasse e liberarci dei cavilli burocratici ben venga ma colpire imprenditori, commercianti e chi crea posti di lavoro in Italia è totalmente sbagliato… In un momento come questo la politica deve dare, non chiedere. Ha già chiesto per anni, troppi anni. E ora abbia l’umiltà di dare il buon esempio: invece di bussare alla porta degli italiani inizi a tagliarsi i privilegi e gli stipendi… Questo Paese ha bisogno di normalità, solo così potremo costruire un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini…”.
Non si è fatta attendere la risposta di Matteo Orfini, uno dei firmatari risvegliatisi dal letargo: “…Non mi stupisce che i 5 Stelle non abbiamo aderito al nostro emendamento nella legge di Bilancio. Loro la povertà l’hanno già abolita, come ha detto Luigi Di Maio. Il tema di contrastarla non gli appartiene più…“. Grandi argomenti per giustificare la tassa, non c’è che dire. Quasi un trattato di economia e finanza. Nulla di nulla, solo due parole, dietrologiche e strumentali contro Di Maio e niente più. Come volevasi dimostrare.
Orfini e Fratoianni non sono i soli firmatari. E’ giusto che le intelligenze che abbiamo messo fra gli scranni giungano alla ribalta delle cronache per questa idea che di certo avrebbe risolto le ambasce economiche del Bel Paese. Gli altri parlamentari che hanno siglato l’emendamento sono i democratici Chiara Gribaudo, Giuditta Pini, Fausto Raciti e Luca Rizzo Nervo. Poi ci sono gli esponenti di Liberi e Uguali, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto e Luca Pastorino.
Il prelievo, chiamiamolo cosi, scatterebbe sui patrimoni complessivi da 500mila a un milione di euro, che verrebbero tassati dello 0,2% per arrivare fino al 2% d’imposta oltre i 50 milioni di base imponibile. E per il 2021 – l’anno in cui dovremmo uscire faticosamente dal tunnel del Coronavirus – è previsto come premio un prelievo transitorio del 3% sopra il miliardo di euro.
Se fosse approvata dal Parlamento la norma (vecchia come il Cucù, odiatissima e che si aggiungerebbe ad una pressione fiscale già insostenibile) introdurrebbe, a partire dal 1° gennaio prossimo, un’imposta ordinaria sostitutiva la cui base imponibile è costituita dalla ricchezza netta derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari, al netto delle passività finanziarie, nel possesso sia in Italia che all’estero.
Dunque nel conto entrerebbero anche le case, non soltanto i titoli e i depositi. La proposta, però, prevede anche l’esenzione, dal prossimo anno, dell’Imposta municipale unica, la cosiddetta Imu, dell’imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli.
Con tanto di ristoro per i Comuni che avrebbero ovviamente un minor gettito dalla cancellazione dell’Imu. Si susseguono le più diverse opinioni sulla proposta di patrimoniale, scatenando ira ed incomprensione per il progetto di legge. Per il deputato e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, Giorgio Mulè, si tratta di una “Rapina sui conti correnti degli italiani” con la sinistra che “cala la maschera e mostra il suo vero volto”.
La solita monotona manfrina, da tempo inflazionata ed utilizzata dal centrodestra ed in particolare dagli aficionados del Cavaliere, stavolta cade a fagiolo. La proposta non ha fatto altro che dimostrare l’inadeguatezza e l’insensibilità di certe scelte, fatte nel modo sbagliato, nel momento sbagliato. Preoccupiamoci di non far lievitare i contagi, piuttosto. Il vero patrimonio è la nostra salute.
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