Siamo alle solite Calimero… La riforma del fisco, sempre se ci sarà, vedrà la luce non prima del 2022. Non una parola su che cosa fare sino ad allora. Se sopravviveremo alla fame. Altro che virus.
Roma – “…Non vi sono più dubbi e che nessuno ci speculi, perché per il taglio delle tasse non verranno mai chiesti soldi all’Europa. La riforma a cui si sta lavorando non si basa solo sulla riduzione dei prelievi ma il fine – afferma il Presidente del Consiglio – è più nobile…”. Infatti l’obiettivo è rendere il fisco più efficace, digitalizzato e trasparente. Almeno così si è espresso il premier in un’intervista al quotidiano francese “Le Monde“, spiegando che l’obiettivo è “pagare tutti per pagare meno“. Vecchio cavallo di battaglia, mai realizzato, di almeno una decina di governi.
La riforma complessiva delle tasse, in ogni caso, scatterà dal 2022. Nel frattempo il governo con la prossima legge di Bilancio spingerà sugli investimenti e varerà nuovi incentivi per l’occupazione, ponendo le basi per un rimbalzo del Pil fino a +6%, grazie anche al Piano di Ripresa e Resilienza che sarà presentato a Bruxelles non appena il Recovery Plan sarà operativo. Da qualche mese sempre le stesse cose, sempre progetti ma di concreto ancora non si vede nulla.
Peraltro per convincere i Paesi più scettici sull’utilità del Recovery Fund, rimarca Conte, “il miglior modo è mettersi subito al lavoro“. In effetti solo un programma ben pensato e realizzato con tutti i crismi permetterà all’Italia di recuperare produttività, competitività e di salvare il mercato unico. Certamente nessuno dovrà rimanere indietro, perché è nell’interesse generale che si lavori affinché vi sia più equità sociale. Ripete sino alla nausea il presidente del Consiglio.
D’altronde ormai è evidente che se non vi saranno aliquote più basse, maggiori agevolazioni fiscali ed economiche per le imprese, nonché meno burocrazia e nuove opportunità di lavoro, non si potrà essere, realmente, competitivi. Non solo, si precipiterà nel baratro che, lo ricordiamo, è a un passo da noi.
Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria presto sarà fatta la gara per 5 milioni di test rapidi. La preoccupazione è notevole e si è stanchi di vivere nel terrore del contagio. Ci sono file interminabili per effettuare i test. Ore e ore di attesa per poi sentirsi dire è chiuso; iniziamo male.
La gente, comunque, sta reagendo bene però la risposta delle istituzioni non è altrettanto elastica e rispondente alle reali esigenze della collettività. Facile richiedere collaborazione e pazienza, quando neanche i medici di famiglia sono posti nelle condizioni di rispondere adeguatamente alle istanze dei pazienti. Bisogna riformare, con celerità, tutto il sistema sanitario, soprattutto quello pubblico e di seguito quello privato. Perché non precettare i laboratori di analisi privati, per esempio, cosi da porli nelle condizioni di effettuare tamponi e test sierologici?
Non ci potrà essere sviluppo e reale progresso se ancora si usano sistemi arcaici, lenti e non idonei ad un Paese che ha l’ambizione di contribuire notevolmente alla ricerca scientifica mondiale. Pertanto, ha confermato il commissario Domenico Arcuri, appena completata la gara per 5 milioni di test rapidi, questi verranno distribuiti ai medici di famiglia, in modo da affrontare le prossime settimane con minore ansia. Sarà vero? Vedremo.
Intanto, fin da adesso, scarseggiano i vaccini antinfluenzali. Le promesse del marinaio prima o poi vengono a galla. Non ce ne sono a sufficienza, questa è la verità. Peraltro solo coinvolgendo tutti i cittadini si riuscirà ad affrontare questa delicata fase con senso di responsabilità e rispetto delle regole. La coesione dimostrata nella fase più dura non deve rimanere un ricordo ma ancora un obiettivo da continuare a perseguire.
Solo così si potranno limitare, al massimo, drammatiche conseguenze sul piano economico e sociale. Nuove riunioni si sono tenute, comunque, per mantenere alta la coesione tra i diversi territori regionali, con i ministri Boccia e Speranza per presentare il nuovo decreto e illustrare le nuove-vecchie disposizioni. Qualcuno parla di probabili chiusure qualora i contagi aumentassero ancora. Ma di quale tipologia di contagiati si tratta? In fin di vita, ammalati gravi o asintomatici nella gran parte? Nessuno spiega.
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